Alternata alle opere da cavalletto, l'attività nel campo dell'affresco e della decorazione architettonica non risultò secondaria, non solo perché gli procurava introiti che potevano attenuare il disagio economico come nei primi anni veneziani, ma anche perché era mossa ad avvalersi della sua arte una prestigiosa committenza sia privata che pubblica e ciò, naturalmente, anche se non gli consentiva piena libertà inventiva e realizzativa, ne confermava la reputazione per il valore.
Si conteranno la decorazione per una villa nobiliare di Baulì a Siracusa; per l'abside, il soffitto e le navate della Basilica della Madonna dei Miracoli a Motta di Livenza; per le pareti del Museo Torre di San Martino della Battaglia; per la nuova Sala del Consiglio Provinciale nel Palazzo Corner della Ca' Granda di Venezia; per il catino absidale della Parrocchiale di S. Polo di Piave; per la principesca villa Antonini a Crocetta Trevigiana; per gli ambienti dell'Hotel Bauer-Grünwald, ex Grande Albergo Italia, a Venezia; per il Padiglione veneto nella Mostra Etnografica di Roma; per la sede della Banca d’Italia a Venezia in Palazzo Dolfin Manin a Rialto; per altre ville di Venezia, di Roma e di Nizza ...
1889
Gli affreschi dell'abside e il progetto di ricostruzione architettonico-decorativa della Basilica della Madonna dei Miracoli a Motta di Livenza
[a. m.] Dopo la trasferta siracurana del 1888 per decorare una villa nobiliare di Baulì, per la quale si dispone di scarsa documentazione, nel 1889 a Giuseppe Vizzotto Alberti era stato assegnato per concorso ministeriale l'incarico più complesso di affrescare l'abside e progettare la ricostruzione architettonico-decorativa della Basilica della Madonna dei Miracoli a Motta di Livenza (monumento nazionale). Il lavoro fu interrotto - sembra per inadempienza contrattuale del priore - e proseguito da altri decoratori che si attennero comunque al progetto di Vizzotto Alberti, di cui ci restano alcuni indicativi cartoni preparatori.
1891-1892
Gli Affreschi nel Museo Torre di San Martino della Battaglia
Su altro incarico governativo nel 1892 era passato ad affrescare con soggetti di carattere storico-patriottico la Torre celebrativa della vittoria franco-piemontese a San Martino della Battaglia, insieme ad altri pittori, il veronese Vincenzo de Stefani (1859-1937), con il quale cooperò letteralmente a quattro mani, e Vittorio Emanuele Bressanin (1860-1941) di Musile di Piave.
← Vedi: Vizzotto Alberti Giuseppe | Gli Affreschi nel Museo Torre di San Martino della Battaglia, 1891-1892
1895-96
La decorazione della Sala del Consiglio Provinciale nel Palazzo Corner della Ca' Granda di Venezia
La partecipazione nel 1895-96 - ancora a fianco dell'amico pittore Vincenzo De Stefani - alla decorazione della Sala del Consiglio Provinciale nel Palazzo Corner della Ca' Granda di Venezia non fu solo un capitolo felice di questa specifica attività, ma soprattutto una tappa fondamentale della sua carriera artistica. L'incarico loro affidato, su 18 altri chiamati, prefigurava un'opera grandiosa, tale da richiedere un impegno totale e prolungato: un quadro centrale di m. 5,50 x 2,30 e quattro rotondi del diametro di mt 1,70. nello scomparto dei cassettoni del soffitto, e la monumentale fascia alta m. 2,50 e lunga m. 43 che recingeva la vasta sala. Vi lavorarono infatti dodici mesi consecutivi e, ai primi di agosto del 1896, la Nuova Sala venne aperta ai consiglieri provinciali per la seduta inaugurale e al pubblico. L’Illustrazione Italiana parlò con ammirazione del lavoro frenetico dei due pittori e della loro assoluta simbiosi ideativa ed esecutiva grazie alla quale si erano completati a vicenda, giudicandoli «valenti nel rifondere col sentimento proprio» un «moderno eclettismo decorativo», impasto di reminiscenze paolesche (Veronese), giorgionesche, belliniane, tiepolesche nonché di accenti di Carpaccio, Mantegna, Botticelli, Tiziano. Non minore era il compiacimento per una committenza pubblica che aveva deliberato «di spendere migliaia di lire (decorazione e mobilio compreso L. 200.000), in un lavoro puramente artistico» («Illustrazione Italiana», n. 36, Settembre 1896). La nuova sala poteva dirsi «una esposizione di quadri artistici più che una sala soltanto decorativa e decorosa».
← Vedi: Vizzotto Alberti Giuseppe | Gli affreschi a Palazzo Corner della Ca' Granda di Venezia, 1896-1897
1905-1910
La parentesi Liberty
La decorazione di Villa Antonini a Crocetta Trevigiana
Negli anni che vanno dal 1905 al 1910 sono collocabili gli interventi a Crocetta Trevigiana nella Villa Antonini, commissionati dopo il 1904, stando non a documenti storici di commissione che mancano, ma a gran parte dei modelli dell’opera che portano la data del 1905, conservati dal nipote Aldo Travain. Il pittore - che è solito concepire la sua opera considerando prima di tutto l’architettura del luogo nel quale lavora - è chiamato in tale occasione ad adattarsi allo stile architettonico Liberty della villa. Deve lasciarsi attrarre quindi per la prima volta da una corrente d’avanguardia e sceglie per la decorazione delle quattro stanze implicate (stanza da ballo, da pranzo, salone della musica e studio) adeguate scene di caccia, paesaggi reali e geometrico-lineari, scene mitologiche, strumenti ed oggetti nuovi (es. la bicicletta, il violino, ecc.).
«La sala da ballo, partendo dal basso, è dipinta con un fregio a sostegno di specchi; le sovrapporte sono decorate con fregi a monocromo e figure di donne che danzano; nella parte superiore si trovano grandi affreschi con scene di maschere, balli veneziani. Notevole e curioso l’affresco in cui si vedono maschere in bicicletta.
Il salone della musica ha una decorazione floreale e varia che occupa tutta l’altezza della parete; in alto un lungo fregio diviso in riquadri con scene di putti che raccolgono frutta è reso interessante per la presenza di elementi vari, di animali feroci, di numerosi cervi su lontani sfondi paesaggio. Lo studio presenta forse l’opera più bella e ariosa: non scene particolari, ma una decorazione leggera, stilizzata in basso, vegetale e arborea in alto. I colori sono intensi, caldi.
La sala da pranzo ci presenta diverse scene di caccia riunite in alto da sfondo di cielo. Il paesaggio è continuo, e della stessa altezza. L’affresco, in questa sala, è diviso da lesene e da tratti di pura decorazione floreale e astratta. Nel soffitto non ci sono affreschi, la decorazione è molto semplice, a riquadri ottenuti da severe linee parallele che partono da testate di travi fatte a testa di capriolo» (Lina Sari, 1974-75).
Durante la prima guerra mondiale la villa fu distrutta e di questi lavori restano alcuni studi e bozzetti che conservava il fratello Enrico e le sue testimonianze, in quanto aiutò il fratello nelle decorazioni medesime.
La rappresentazione delle Stagioni presso l’Hotel Bauer-Grünwald
Le Stagioni che decoravano gli ambienti dell'Hotel Bauer-Grünwald, ex Grande Albergo Italia, allargarono l'esperienza di Vizzotto Alberti entro il Liberty, stile artistico che pur interessandolo per venire incontro alle richieste dei committenti gli rimase in sostanza estraneo e non incise significativamente sulle restanti opere, restringendosi ad un breve periodo della sua attività pittorica. Si può credere che attraverso le Biennali veneziane abbia potuto conoscere la scuola pittorica viennese e forse Klimt, servendosi così di alcuni stilemi dell’Art Nouveau per i propri progetti. Nei lavori di restauro dell'Hotel fatti tra anni Sessanta e Settanta le decorazioni Liberty da lui eseguite furono eliminate. Senza giudicare sulla sensatezza di tale scelta da parte dei proprietari, si arrecò sicuramente una perdita sul piano della storia artistica veneziana e non sembra ancora rintracciabile alcuna riproduzione fotografica. Abbiamo la possibilità di conoscerle solo grazie alla raccolta del nipote Aldo Travain, che ha conservato i modelli serviti alla loro esecuzione.
«Rivelano una composizione estremamente libera, non prospettica; il colore è luminoso, crepuscolare, vitreo; il disegno è definito da linee musicali». La primavera «è chiusa dentro ad una sagoma rettangolare a forma di semicerchio in basso e di triangolo in alto. È dipinta con colori chiari su sfondo oro comune a tutte e quattro le stagioni: è raffigurata da una donna vestita di veli leggeri e in movimento, in base c’è un pavone e in alto, a sinistra di un drappo che si alza in volute verso il cielo, uno stormo di rondini. L’estate è rappresentata da una giovane donna in riva ad un ruscello, circondata da piante acquatiche; questa interessante figura versa acqua da una grande conchiglia, la testa è coronata di fiori. L'autunno è rappresentato da una vecchia seduta sotto un albero senza foglie. La donna si riscalda al fuoco reso graficamente in maniera vivace e sobria, l’albero spazia con i suoi lunghi rami fuori della cornice del disegno. L’inverno, come del resto le altre stagioni, è impersonato da una donna che in mezzo alle fiamme tiene tra le mani un vaso con un giglio. Notevole è il simbolismo presente in queste opere, il disegno è nervoso, gli sfondi sono dorati e presentano un mondo crepuscolare» (Lina Sari, 1974-75).
1911
La decorazione del Padiglione veneto nella Mostra Etnografica di Roma
L'attraversamento per pochi anni del Liberty mostra di essersi concluso nel 1910, quando Giuseppe Vizzotto Alberti accetta l’incarico per la decorazione del padiglione veneto nella mostra etnografica tenutasi a Roma nel 1911 e quando lavora alla decorazione alla Banca d’Italia a Venezia. La decorazione è ritornata di tipo classico e la pittura è di ricordi storici cari agli ambienti ufficiali.
Per il Padiglione veneto ideò artisticamente e decorò la Sala della Nave, un ambiente «architettato severamente e sobriamente nel più puro rinascimento con pilastri a lesena, targhe, scudi e festoni a rilievo di quercia», le cui due porte erano sormontate da grandi pannelli. Uno rappresentava Le espansioni commerciali e coloniali, l'altro Venezia navale vittoriosa in guerra. Questo secondo quadro («due armigeri che in segno di trionfo issano sugli spalti di una torre merlata il glorioso vessillo di S. Marco in luogo di quello nemico gettato a terra; un ammiraglio ordina la cessazione del combattimento che ferve sullo sfondo») fu molto lodato dal Re nelle ripetute visite che fece alla sala(1).
← Vedi: Vizzotto Alberti Giuseppe | L'Arte Veneta all'Esposizione di Roma del 1911
1911-1914
La decorazione alla Banca d’Italia a Venezia (in Palazzo Dolfin Manin a Rialto)
I lavori di adeguamento dell'edificio alle accresciute necessità dell'Istituto di emissione, per ricavare al primo piano una sala centrale per il pubblico e tutto attorno i vari uffici, iniziarono nel 1911 e furono ultimati nel 1914. Gli stucchi in stile ottocentesco sul soffitto ad intonaco della sala del pubblico furono eseguiti dagli esperti decoratori Lorenzo e Giacomo De Pra-Perisella. Completavano l'insieme un affresco al centro della sala e due lunette laterali monocolori: «nel rotondo il cavaliere Vizzotto Alberti dipinse con la sua consueta vivacità di colorito L’Italia trionfante contornata dalle figure allegoriche del Commercio, dell’Industria e dell'Abbondanza. Nel cielo si profilano da una parte i camini fumanti di una officina, simbolo del lavoro, dall’altra il campanile e la cupola di San Marco simbolo dell’Arte»; nelle lunette «vi raffigurò scene dell’industria meccanica e del commercio vinicolo»(2).
1914 | Studio per la decorazione del palazzo della Banca d'Italia a Venezia
Fonte: ICCD - Catalogo generale dei beni culturali: catalogo.beniculturali.it/sigecSSU_FE/ICCD8454280 | Scheda completa: catalogo.beniculturali.it/sigecSSU_FE/schedaCompleta=ICCD8454280
La composizione presenta sotto un'ampia vela gonfiata dal vento una giovane donna in vesti non paludate ma quasi di popolana (allegoria-simbolo dell'Italia? di Venezia? della Banca d'Italia?) seduta sopra una grande àncora, di cui impugna il fuso con la mano sinistra, il dio Mercurio, alla sua destra, quasi a lei appoggiato, fornito degli attributi del cappello alato, dei calzari alati e del caduceo, e in secondo piano ma imponente la colonna di San Marco, attorniati dagli emblemi di potenti attività commerciali e produttive di terra e di mare.
1914 | Studio per la decorazione del palazzo della Banca d'Italia a Venezia
Fonte: ICCD - Catalogo generale dei beni culturali: catalogo.beniculturali.it/sigecSSU_FE/ICCD8454218 | Scheda completa: catalogo.beniculturali.it/sigecSSU_FE/schedaCompleta=ICCD8454278
1914 | Studio per la decorazione della Banca d'Italia: personificazione dell'Italia
Fonte: ICCD - Catalogo generale dei beni culturali: catalogo.beniculturali.it/sigecSSU_FE/ICCD8454278 | Scheda completa: catalogo.beniculturali.it/sigecSSU_FE/schedaCompleta=ICCD8454276
Progetti, studi e bozzetti per la decorazione di altri edifici
Progetto per la decorazione di un soffitto di palazzo Stucki a Venezia
Progetto per la decorazione / di un soffitto Stile Rinascimento / eseguito in casa del comm.re Stucchi / Venezia
Materia e tecnica: carta / matita / acquerellatura / inchiostro, mm 548 x 300
Provenienza: Collezione privata Travain Aldo | Archivio attuale: Pinacoteca Comunale Alberto Martini - Oderzo
Scheda completa: catalogo.beniculturali.it/schedaCompleta=ICCD8454226
Note
- Comitato Regionale Veneto per le feste commemorative del 1911 in Roma: La sala della Nave nel padiglione veneto. Manoscritto giacente nell’Archivio della Biennale.
- Domenico Roberto Paolillo, Carlo Dalla Santa, Il Palazzo Dolfin Manin a Rialto. Storia di un'antica dimora veneziana, Prefazione di Rodolfo Pallucchini, Alfieri, Venezia, pp. 43-45. All'epoca il Palazzo ospitava la sede della Banca d'Italia a Venezia.
Questa sintesi in gran parte rielabora informazioni e valutazioni riportate nella tesi di laurea di Lina Sari (UniPd, 1974-75) - ripetutamente citata e usata come testo di riferimento - che ringrazio di cuore per l'amichevole disponibiltà e voglio elogiare per il bel testo giovanile (pionieristico se si pensa che risale a 45 anni fa) su Giuseppe Vizzotto Alberti, già ricco di un apparato fotografico e documentario (l'archivio del nipote Aldo Travain e le testimonianze del fratello Enrico Vizzotto Alberti, allora ancora vivente), che è servito a tutti quelli (pochi, invero) che a considerevole distanza di tempo hanno poi trattato del pittore opitergino.