Al secolo Girolamo Beretti, mutò il nome in Adriano quando nel 1523 entrò nell'ordine domenicano, facendo parte della comunità del monastero di S. Domenico di Castello in Venezia. "Valentico" è il soprannome che gli venne dato dal luogo d'origine (Valentigo, nel territorio di Oderzo), dove la madre Domenica aveva delle proprietà [1]. Negli atti del concilio tridentino è citato come "Hadrianus Venetus".
Distintosi presto per la sua preparazione come teologo, fu incaricato dell'insegnamento della metafisica tomista all'università di Padova e di ermeneutica delle Sacre Scritture. È autore del Tractatus de inquirendis puniendisque haereticis (1542), del De Eucharistia adversus Calvinum e del Contra errores Matthaei Gribaldi (1559).
Per i contatti avuti con personalità eminenti del clero veneto, alcuni dei quali sospetti di eresia, come il patriarca di Aquileia, Giovanni Grimani, e il vescovo di Chioggia, Iacopo Nacchianti, fu interrogato a Venezia nel dicembre del 1548 - in occasione del processo istituito contro quest'ultimo - da Angelo Massarelli, segretario del concilio di Trento, ma non fu mai sfiorato dal sospetto di eresia. Anzi, nel 1562 Pio IV lo nominò teologo al concilio di Trento dove intervenne durante le ultime sessioni sul sacramento dell'ordine e del matrimonio.
Dopo la conclusione del Concilio (1545-1563), fu nominato inquisitore a Venezia, con giurisdizione su tutto il territorio veneto, e nel 1566 fu insediato come nuovo vescovo di Capodistria per recuperare all'ortodossia cattolica la diocesi in cui qualche anno prima il vescovo Pier Paolo Vergerio [2] aveva diffuso largamente i semi dell'eresia luterana prima della fuga e del suo clamoroso passaggio alla Riforma.
Giovanni Pillinini, Adriano Beretti, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 9 (1967) | treccani.it/enciclopedia ↓
Beretti Adriano - Nacque a Valentigo, nel territorio di Oderzo (Treviso), il 25 nov. 1506, da Giovanni e da una Domenica originaria di Oderzo. Gli fu imposto il nome di Gerolamo, mutato poi in quello di Adriano quando nel 1523 entrò nell'Ordine domenicano. Fece parte della comunità del monastero di S. Domenico di Castello in Venezia e si distinse ben presto per la sua preparazione nelle discipline teologiche, tanto che fu spesso chiamato a tenere lezioni in vari monasteri veneziani. Nel 1542 usciva a Venezia la sua prima opera: un Tractatus de inquirendis puniendisque haereticis. L'anno seguente fu incaricato dell'insegnamento della metafisica tomista all'università di Padova, insegnamento che mantenne sino al 1551. In questo periodo ebbe contatti con personalità eminenti del clero veneto, alcuni dei quali sospetti di eresia, come il patriarca di Aquileia, Giovanni Grimani, e il vescovo di Chioggia, Iacopo Nacchianti.
In occasione del processo istituito contro quest'ultimo, il Beretti fu interrogato a Venezia nel dicembre del 1548 da Angelo Massarelli, segretario del concilio di Trento, ma non fu mai sfiorato dal sospetto di eresia.
Nel 1551 il governo veneto istituì a Padova la cattedra di ermeneutica delle Sacre Scritture, chiamandovi il Beretti che mantenne tale insegnamento per più di dieci anni. Nel 1562 Pio IV lo nominò teologo al concilio di Trento e in tale occasione egli ebbe modo di lavorare in stretto contatto con l'arcivescovo di Nicosia, Andrea Mocenigo, e con il patriarca di Aquileia successo al Grimani, Daniele Barbaro. Durante le ultime sessioni dei concilio intervenne autorevolmente nelle discussioni del settembre del 1562 sul sacramento dell'ordine e nel febbraio dell'anno seguente in quelle riferentisi al sacramento del matrimonio. Terminato il concilio, fu nominato nel 1564 inquisitore a Venezia, con giurisdizione su tutto il territorio veneto. Rimase in carica solamente due anni, durante i quali istruì più di trenta processi, in massima parte contro individui sospettati di professare idee luterane e di leggere e diffondere libri proibiti. Nel marzo del 1566 fu nominato vescovo di Capodistria, una sede piuttosto difficile, in quanto qualche anno prima il vescovo Pier Paolo Vergerio vi aveva diffuso largamente i semi dell'eresia luterana. Dopo la fuga del Vergerio ed il suo clamoroso passaggio alla Riforma, il nuovo vescovo, Tommaso Stella, aveva iniziato una vasta azione di recupero della diocesi all'ortodossia cattolica, e il Beretti, divenuto a sua volta vescovo dopo la morte dello Stella, portò egregiamente a termine l'opera del suo predecessore. Morì il 7 marzo del 1572.
Il Beretti compose anche un trattato De Eucharistia adversus Calvinum e uno Contra errores Matthaei Gribaldi (1559). Fu uomo di profonda cultura teologica e filosofica, che mise a completo servizio dell'ortodossia cattolica. Di costumi integerrimi, godette la stima e la considerazione dei contemporanei, tanto che la sua consulenza fu particolarmente apprezzata dallo stesso patriarca di Venezia in due occasioni (1560 e 1563).
Lo si trova raramente citato sotto la voce "Beretti", specialmente nei vecchi repertori. Più frequentemente sotto "Adriano" o sotto "Valentico", soprannome che gli venne dato dal luogo d'origine, dove la madre Domenica aveva delle proprietà. Negli atti del concilio tridentino è citato come "Hadrianus Venetus".
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