[a. m.] Gli Albrizzi erano una famiglia di tipografi ed editori veneziani (sec. XVII-XVIII), di origine bergamasca. Almorò e Giovanni Battista continuarono l'attività tipografico-editoriale iniziata dal padre Girolamo. Con Almorò (1695-1764), in particolare, l'azienda si estese dal centro di Venezia anche all'estero, sino a Lipsia e in Transilvania, con propri negozi e direttori, e divenne un importante centro della società letteraria del tempo. Nel 1724, sotto auspici dogali, prese vita la famosa Accademia Albrizziana, da lui fondata e retta sino al 1744, che vantò l'adesione di molti bei nomi dell'epoca, suscitando tanto amicizie quanto inevitabili inimicizie. Costretto ad emigrare da Venezia fece risorgere la sua Albrizziana a Roma, nel 1749, meno splendida della precedente, ma con filiali sparse in più luoghi. Morì a Forli nel 1764.
Di Almorò Albrizzi, tipico esemplare della civiltà letteraria del tempo, polemista poligrafo, curatore e redattore di stampe, animato sia da spirito di guadagno sia da ambizioni accademiche, incensato da molti, «combattuto dagli Zeno, non risparmiato dalle frustate del Baretti» (← treccani.it/.../Dizionario-biografico), restano interessanti i vari tentativi di letteratura periodica, risultato dell'esperienza maturata attraverso i viaggi e i contatti europei od espressione della Letteraria Società Albrizziana - fra questi gli Estratti de' Giornali eruditi d'Europa, Venezia 1723 (?), e i Foglietti letterari ... estratti da lettere d'uomini dotti, e primi librari d'Europa: settimanale bollettino libraio (1723-26) - e, ai fini della nostra storia locale, le Memorie storiche di Oderzo (1743). Scelse Oderzo come primo argomento di una collana di ricerche storico-sociali sulle principali città dei domini di terraferma della Serenissima. A questo primo volume tuttavia non seguirono altri. Vengono passate in rassegna le famiglie nobili e i personaggi illustri in campo civile ed ecclesiastico e descritti i palazzi, le chiese, le opere d’arte principali, il patrimonio archeologico opitergino conosciuto all’epoca, le feste e i mercati cittadini fino alla metà del XVIII secolo.
Dal libro Fasti storici antico-moderni, sagro-profani, raccolti da Almorò Albrizzi, Fondatore della Letteraria Universale Società Albrizziana, Dove accomodato all’Anno MDCCXXXX si leggono di giorno in giorno con brevità accennate alcune rimarcabili Notizie, ad esso giorno spettanti […], In Calle De’ Fabri a S. Lucca, Venezia, MDCCXXXX (1740) | books.google.it/fgXt5eO9BZ8C | Leggi pdf | Leggi ebook | Estratto
GENNAJO [p. 4]
Presagj rustici. Il primo del mese, se la notte soffia vento, denota peste; se è sereno, abbondanza di Pesci. Il principio, e fine del Mese, quando sono sereni, denotano l’Anno felice. Dicono, che i legni tagliati circa il primo di Gennajo, non si tarlino, ma divengano molto duri, né soggiaciano all’ingiuria de’ Vermi. Del rimanente dal primo giorno della Natività di N. Sig. [=Nostro Signore] contano ogni giorno un Mese i Contadini osservatori della Campagna: Sicché per essempio, il giorno dopo della medema, cioè il giorno della sua Ottava, lo considerano, e lo assegnano all’Agosto, e secondo questo pronosticano la serenità di quello. Così accomodano al secondo di Gennajo, Settembre; al terzo, Ottobre; al quarto, Novembre; ed al quinto, Decembre. D’indi poi dal sesto di Gennajo fino al duodecimo, raddoppiato il numero dei Mesi, assegnano il giorno dell’Epifania a Gennajo, e Febbraio, il seguente a Marzo, ed Aprile. Oltre di ciò, se il primo di Gennajo sarà chiaro il Sole, dicono abbondanza di Pesci; se chiaro parimente il secondo, fecondità di Pecore; se così il terzo, molte tempeste, e pericoli; se tale sarà il quarto, Anno caliginoso; ma se parimente sarà così il quinto, presagiscono guerre, e copia d’infermità. Parimente osservano ogni mese la Luna prima, o come altri vogliono, terza, quarta, quinta, e dicono: quarta qualis, tota talis, e sogliono per ordinario quelle degli altri mesi imitar la prima di Gennajo. Questo Mese suol esser il più rigido, ed il maggior distruttor dell’erbe, e de’ semi; e quando non è tale, non è buono; perloché la sua dolcezza ha dato occasione al Proverb. Quando Gennajo mette erba, chi ha Grano, lo serba: per il contrario quando è freddoloso, e secco, si stima buono, dicendosi: Gennaro secco, Villan ricco.
A star sani. Giova il non lavarsi in questo mese la testa, né cavarsi sangue; il bevere digiuno del pepe entro buon vino; il non mangiar cose false; l’usar l’Elettuario caldo; e fuggire i crepuscoli.
FEBBRAJO [p. 13]
Presagj rustici. È comune opinione, che se questo Mese è piovoso, sia buon indizio per le future Raccolte, correndo il Proverbio: Pioggia di Febbraro riempie il Granaro. Sol chiaro il giorno della Purificazione [=il 2], farà più neve il resto del Verno, che avanti: denota anche abbondanza di legumi, e significa lungo freddo. Se il giorno vigesimo secondo sarà freddo molto, denota, che è per continuar tale tutto il resto del Verno. Parimente se tale il giorno della Cattedra di S. Pietro [=il 22], sarà freddo per quaranta giorni continui; e così altrettanti dal giorno di S. Maria. In questo giorno dicono, che i Medici devono proceder molto cauti con i febbricitanti. Se i Uccelli sono più grassi del solito in tempo tale, dicono i Contadini dover seguire nevi.
A star sani. Pigliar del Miele Rosato la mattina; non mangiar Arosto; pigliar il Bollito.
MARZO [p. 21]
Presagj rustici. In questo Mese ha principio la Primavera, ed è il primo nelle Lunazioni. Suol esser un Mese ventoso, ed asciutto; e quando è tale, dà indizio d’abbondanza: Marzo asciutto, Grano per tutto.
A star sani. Giova bever Vini dolci; mangiar cose dolci, e Peri cotti; far de’ bagni con Erbe odorifere; usar il succo di Ruta; non cavarsi sangue, né purgarsi.
APRILE [p. 31]
Presagj rustici. È buono Aprile, se porta il Barile: Proverbio antico, che denota buone speranze d’abbondanza, quando è piovoso, ed umido. Certo è, che viene stimato il più allegro, e delizioso dell’Anno, perché la Terra comincia a mostrarci i suoi tesori, che teneva nascosti in seno per la rigidezza dell’Inverno, co’ quali ci rallegra gli spiriti.
A star sani. Giova purgarsi, cavarsi sangue, mangiar cose fresche, con usar la Bettonica, e succo di Menta, e lasciar le cose salse.
MAGGIO [p. 43]
Presagj rustici. È consueto il proverbio: Maggio secco, e ventoso fa l’Anno fruttuoso. Questo Mese si desidera fresco, non freddo: se abbonda poi di tuoni, predice sterilità.
A star sani. Si può lavarsi la testa. Giova usar cibi caldi con aprir la vena del fegato, ed usar il succo del finocchio per sminuire la collera. Non devesi mangiar testa o piedi d’animale, perché cagionano gran danno.
GIUGNO [p. 53]
Presagj rustici. Pioggie di Giugno, se moderate, empiono il Granaio. Molte Mosche in Estate indicano mediocre Raccolta; molti Ragni sterilità; e molti Vermetti assai buon Autunno.
A star sani. Giova mangiar latuche per insalata, ed altre cose rinfrescative; ed il Vin bianco a digiuno è buono.
LUGLIO [p. 64]
Presagj rustici. Se alli due piove, seguono 40. giorni simili.
A star sani. Giova non si cavar sangue, né pigliar medicine: mangiar salvia, ruta, ed usar acqua fresca. Ne’ cibi giova l’agresto; e sopra tutto deesi guardar da commercio femminino.
AGOSTO [p. 74]
Presagj rustici. Sereno il mese di Agosto è utile alla Vendemmia, massime s’è circa S. Lorenzo [=il 10].
A star sani. Giova l’usar salvia, ed agresto; ma altresì guardarsi da biade, e verze, perché generano la quartana. Bever fresco, e mangiar Polastri, Vitella, Meloni, ec. non può far male.
SETTEMBRE [p. 84]
Presagj rustici. Dalla serenità dell’Autunno ne succede l’Inverno ventoso.
A star sani. Giova sugo di Bettonica a digiuno; nella minestra metti polvere cordiale per star allegro.
OTTOBRE [p. 93]
Presagj rustici. Se cadono tardi le foglie dagli alberi, gran freddo nell’inverno, e fertilità nell’anno seguente.
A star sani. Giova far essercizio; cavarsi sangue dalla vena del fegato; usar assai cardi, e carcioffi, mangiar pesce di mare; non uscir di casa avanti il levar del Sole; e schivar quelle cose, che generano cattivi umori.
NOVEMBRE [p. 100]
Presagj rustici. Circa la Solennità di tutti i Santi tagliandosi l’Abete, se dentro è molto asciutto, denota Inverno temperato; ma se umido assai, denota freddo.
A star sani. Giova far essercizio; cavarsi sangue dalla vena del fegato; mangiar molti cardi, e carcioffi, e pesci di mare; non uscir di casa avanti il levar del Sole; e schivar quelle cose, che generano cattivi umori.
DICEMBRE [p. 107]
Presagj rustici. I Legni tagliati al penultimo, ed ultimo di Xbre, ed ultimo di Gennajo, s’indurano.
A star sani. Giova mangiar allegramente capponi, capretti, e verze con il verzellado. Augelli, pomi, e pera dopo pasto. Giova ancora l’usare il petrose molo. La Carne di vacca farà male.
RISTRETTO DI ACCIDENTI STRANISSIMI OCCORSI NELLE PASSATE STAGIONI D’INVERNO, E PRIMAVERA. [p. 52]
A Marte è stata data una gran sassata sù i pennacchj; al Sole cacciato un occhio; a Mercurio levata la borsa di mezzo; onde porterà presentemente due dispacci di meno; a Venere lordato il suo seno; e la Luna di figura ristretta, e bislonga, fatta in poco tempo ampia, e rotonda. Da’ quali cattivi effetti sono provvenuti altrettanti inconvenienti:
ACCIDENTI STRANISS. OCCORSI NELLA PASSATA STATE, E AUTUNNO. [p. 115]
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