Musicista, che altro se no?
Goran Kuzminac (Zemun-Belgrado, 1953 - Trento, 2018), musicista e cantautore di origine serba, ha vissuto in Italia da quando aveva 6 anni. Al seguito della famiglia, negli anni 70 ha abitato per un periodo a Gorgo al Monticano ed era di casa a Motta, dove il padre, Alessandro Kuzminac, era medico al reparto di medicina dell'ospedale mottense. Goran tornava spesso a Gorgo al Monticano per recarsi nel locale cimitero dove riposano le spoglie del padre deceduto alcuni anni fa.
Anche Goran era laureato in medicina (all'università di Padova) e - senza abbandonare la sua attività di chitarrista e cantautore raffinato, anche dopo i momenti di maggior notorietà e successo conosciuti alla fine degli Settanta e l'inizio degli Ottanta - si occupava di musicoterapia a sostegno dei malati psichiatrici e delle persone con problemi di anoressia.
Le hits di esordio furono Stasera l'aria è fresca (1978), Ehi ci stai? (1980, seconda al Festivalbar), Tempo (1980, con testo di Shel Shapiro) e Canzone senza inganni con Ivan Graziani e Ron (1981, Q Concert).
Ricordato spesso solo per le sue collaborazioni, composizioni e produzioni con e per altri autori e musicisti («sembra che io non abbia fatto altro che collaborare con Tizio e Caio, scrivere canzoni per Sempronio e produrre per mezzo mondo»), rivendicava invece l'originalità, l'innovazione e la continuità del proprio discorso e percorso musicale, nonostante l'oblio da parte dei discografici e del grande pubblico.
Passato attraverso le dure stagioni delle "radio libere" e dei "Live" negli anni di contestazioni e di autoriduttori, sganciato dall'ondata della "Disco-music" americanizzata e commerciale («batterie elettroniche, sintetizzatori, immagine al posto del contenuto»), la ricerca di una propria realizzazione artistica s'era fatta più difficile: «Le radio si stavano trasformando da libere in Network commerciali, e le etichette discografiche Italiane trovavano più conveniente mettere sul mercato prodotti statunitensi già confezionati, che produrre qualcosa di nuovo. Dio denaro! Io vivevo tranquillamente attraverso la mia rete di concerti, che mi permetteva di avere una casa e di mettere su famiglia. Scrissi musica da film, lavorai in studio come produttore, chitarrista, autore, turnista. Ma da maggio ad ottobre stavo su un palcoscenico. Scrivevo canzoni, ma non producevo dischi. Per quelli (non esistevano ancora i computer e le schede audio) c'era sempre bisogno dell'investimento di una casa discografica che io non avevo. Ho provato ad un certo punto a chiamare le varie CBS, Sony, ecc.. ma non riuscivo mai a parlare direttamente con il direttore artistico. Mi passavano sempre il ragazzotto di turno che per mestiere doveva inventare delle scuse. Così smisi di cercare un contratto stabile».
L'«era dell'informatica» aprì nuove potenzialità per la produzione musicale - in termini sia di riduzione dei costi economici sia di tecnologie - che Goran Kuzminac volle e seppe cogliere fino in fondo: «Dalla musica ai video ed alla computer grafica. Potenzialmente mi sono ritrovato dopo molti anni di studio, ad essere il musicista, fonico, arrangiatore, regista, grafico, post-produttore, editore, web-designer, liutaio ... di me stesso. Se la vita fosse più lunga, sarei una bella squadra!». Negli ultimi decenni la sua esperienza artistica stava trovando un nuovo equilibrio, fra mai smessa ricerca di "cantare" qualcosa di nuovo («Prima vivo la mia vita, nel modo più intenso possibile per avere qualcosa di nuovo, qualcosa da raccontare») e riconoscimenti di un pubblico affezionato alla sua storia e alle sue proposte: «Io rimango del credo: "Se non hai nulla da dire è meglio che stai zitto!". Sono diventato storico e, in qualche oscuro modo quasi un "vecchio saggio" della canzone italiana. Mi premiano continuamente per la "carriera luminosa" o perchè sono stato il "primo" ad introdurre il finger style nella canzone d'autore italiana».
Alla domanda che gli veniva più spesso rivolta (perché non era più conosciuto, trasmesso, programmato?), rispondeva nella sua (auto)biografia on line: «Non telefono ai politici, ho un pessimo carattere, e sono l'ultimo degli idealisti».
Una lunga dolorosa malattia, un tumore al cervello, l'ha stroncato a 65 anni, il 18 settembre 2018, nella sua casa di Trento.
Chi è Goran Kuzminac? | Kuzminac Goran
Durante gli anni universitari («Più gli esami diventavano difficili, più io suonavo la chitarra»), Goran Kuzminac, chitarrista precoce e talentuoso che stava affinando autonomamente la tecnica del finger-picking o finger style, aveva cominciato l'attività di strumentista in sala di incisione a supporto di vari artisti a Milano e a Roma, alla ricerca contemporaneamente di un ingaggio discografico per sè. L'incontro a Madonna di Campiglio con Francesco De Gregori è il «sasso nel [suo] stagno musicale, «che genera onde che non si sono mai calmate». Il cantautore che aveva appena finito di registrare Rimmel intravide in lui non solo qualità tecniche ma anche compositive e lo segnalò a Vincenzo Micocci (già direttore artistico della RCA Italiana e fondatore di altre case discografiche) che lo mise a contratto nel 1976 e lo affidò a Gaio Chiocchio direttore artistico dell’etichetta UNA (Una sors coniunxit).
Retrospettivamente Goran Kuzminac ironizza sul proprio entusiasmo giovanile: «Firmai il mio primo contratto discografico, credendo di aver "svoltato", senza sapere che allora bastava bussare alla porta di una qualunque etichetta, che ti facevano subito firmare senza problemi. Erano contratti "leonini". In pratica qualunque cosa tu producessi era loro... ed in cambio assolutamente nulla!».
Debuttò con un 45 giri dal titolo "Io", nel formato "triplo" (ideato per lanciare giovani esordienti), le cui copertine erano disegnate dagli stessi artisti coinvolti. Primo disco «inesistente», secondo l'autore, ma la frequentazione romana gli permetteva «di frequentare gli uffici ed il bar della RCA e di incontrare colleghi più bravi ed avanti di me». «C'era modo di confrontarsi. Arrivavo a Roma tutto contento per aver scritto una canzone nuova, ma dopo una giornata a sentire le canzoni degli altri, mi deprimevo e tornavo a casa per scrivere qualcosa di meglio. La cosa è durata per anni. Il mondo si divideva tra quelli che avevano già registrato un disco e quelli che invece stavano nel limbo. Ma intanto affinavo la mia tecnica chitarristica, bilanciavo meglio il volume della voce con quello della chitarra, imparavo accordi e giri armonici nuovi. Ascoltavo un sacco di musica. Tantissima energia, pochissima esperienza ed un repertorio striminzito ed inascoltabile».
Goran Kuzminac, anche se «con le gambe tremanti», aggiunse un'altra indispensabile esperienza, quella "dal vivo", facendo da "spalla" a tutti quelli che glielo permettevano. «Ed erano molti, perché in fin dei conti erano "amici del bar"». Trovò spazio al seguito delle tournées di Angelo Branduardi, Lucio Dalla e Antonello Venditti, aprendone i rispettivi concerti e «prendendomi tutti i fischi perché apparivo sul palco e non ero lui» (Storie abruzzesi).
«Sono stati anni duri quelli fine Settanta. Politica dura e violenta, atmosfera cupa. Brigate rosse e polizia. Anni di contestazioni e di autoriduttori, botte da orbi tutte le sere. Processi pubblici sul palcoscenico ai cantanti. Ho imparato il "Live" in quell'epoca, ed è stata una lezione durissima ma fondamentale».
Nel 1978, con la canzone Stasera l’aria è fresca - che rimarrà per tutta la vita volente o nolente il suo biglietto da visita - Goran Kuzminac vinse il Festival di Castrocaro e ottenne la Gondola d'Argento, il secondo posto, alla Mostra internazionale di musica leggera di Venezia. Il brano era accompagnato sul lato B del 45 giri da Passeggiata (1978, Una sors coniunxit – RCA)
Goran Kuzminac fotografa così la svolta della sua carriera:
«Era iniziato il periodo delle radio libere. Tanta voglia di musica. Erano tutti DJ improvvisati. Si trasmetteva dalle soffitte e dalle cantine. Ognuno aveva i suoi dischi preferiti, e li portava con sè anche in vacanza. Succedeva così che un ragazzo di Milano in vacanza in Sicilia, trasmettesse nella piccola radio privata del posto, come ospite... gratis!.. E viceversa. E la musica girava eccome! E così "Stasera l'aria è fresca" prese piano piano il volo. Prima a macchia di leopardo, poi su tutta la penisola.
Era suonata in modo strano, era diversa l'atmosfera, il testo era un tormentone. Ma era pur sempre un 45 giri, ed i discografici non capirono se non con molto ritardo che gli era scoppiato un petardo in mano. Passano infatti quasi due anni prima dell'uscita del primo LP "Ehi ci stai". A quello seguì "Prove di volo" l'anno dopo, e poi i vari Q concert ed il bagno di folla e di popolarità.
Quando tutto succede all'improvviso può dare alla testa, ma se sei giovane, il pericolo è ancora più grande. L'unica cosa che capivo fino in fondo era che non volevo fare canzoni "alla Battisti" o "alla Renato Zero", ecc., ma solo le mie».
Sulla scia del primo successo, nel 1980 Goran Kuzminac pubblicò sempre con la Una sors coniunxit il primo album Ehi ci stai (prodotto e arrangiato da Shel Shapiro), contenente anche Stasera l'aria è fresca reincisa con un nuovo arrangiamento. Il singolo con lo stesso nome (con testo di Gianfranco Baldazzi), estratto dall’album, fu inserito anche in un disco 45 giri, che si classificò secondo al Festivalbar di quell'anno. Il lato B del 45 giri era costituito dalla canzone Tempo”. Il nome dato all'album e alla canzone alludeva «quasi per gioco» all’amore “non corrisposto” verso l’amica cantautrice Grazia Di Michele (cfr. youtube.com/gyqaUEP66G8)
Questo LP è stato ripubblicato nel 1998 con 4 bonus tracks, due dei quali, Stasera l'aria è fresca e Passeggiata, sono gli stessi del 45 giri del 1978.
Questo LP contiene la canzone Stella del nord, pubblicata anche su 45 giri, che partecipò a Un disco per l'estate di Saint Vincent e e vinse il Premio della Critica della manifestazione Azzurro al Petruzzelli di Bari. Nell'album figura come corista anche l'amica Grazia Di Michele. L’album sarà ristampato come CD nel 1998 e come bonus track verrà inserita la canzone "Io", la sua prima registrazione discografica risalente al 1976.
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Nella prima metà degli anni ’80 la RCA italiana aveva lanciato i Q-disc, ovvero dei 33 giri in vinile contenenti di norma quattro brani (la lettera “Q” stava a significare sia “Quattro” sia "Qualità"), due per facciata, eseguiti da musicisti diversi. La produzione ebbe vita breve, dal 1980 al 1984, ma va ricordato che incisero dei Q-disc musicisti come Lucio Dalla, Bruno Lauzi, Francesco De Gregori, Renato Zero ... Sulla scia dei Q-disc nacquero i Q-concert, sempre con quattro brani di artisti appartenenti alla scuderia RCA che andavano in tournée insieme.
Kuzminac fu tra i primi ad apparire in tali produzioni. Il Q concert realizzato nel 1980 con Ivan Graziani e Ron presentava Canzone senza inganni, inedito scritto insieme, e tre canzoni del loro repertorio da solisti (reincise in versioni diverse da quelle già note): Dada (originale nell’album Viaggi e intemperie) di Ivan Graziani, Io ti cercherò (originale nell’album Una città per cantare) di Ron e Tempo (originale nell’album Ehi ci stai) di Goran Kuzminac. Al disco fece seguito una lunga tournée di dodici mesi dei tre cantautori (pinosomma.it/wordpress/74789), che tocca le più grandi città italiane e svizzere e viene ripresa e mandata in onda dalle televisioni nazionali dei due paesi. Nel secondo Q concert del 1982 con Mario Castelnuovo e Marco Ferradini, il brano composto e cantato insieme era Oltre il giardino (su musica firmata da Amedeo Minghi, tratta da una Ciaccona in re minore di Johann Sebastian Bach), e, dei tre inediti individuali, quello di Kuzminac era Bugiarda, non più inserito poi in alcun album in studio successivo. La stessa Ciaccona di Bach fu utilizzata da Minghi, l'anno successivo (1983), per il brano Ciaccona, inserito nel 33 giri "1950".
Nel 1983, quando cambiò la dirigenza della RCA (entro la cui orbita gravitava l’etichetta Una coniunxit sors editrice fino ad allora delle composizioni di Kuzminac) con il subentro di manager "commerciali" estranei al mondo della musica, il cantautore firmò la liberatoria dal contratto che legava la distribuzione dei suoi dischi alla casa discografica e cercò strade "contro corrente". È il momento di una crisi ma anche della maturazione delle ragioni e delle condizioni della sua vocazione musicale, nel decennio dei “ruggenti” anni Ottanta, schematicamente oggi ricordati come l’epoca dell’edonismo sociale e politico, che archivia sia passioni e aspirazioni sia ingenuità e illusioni sia errori e orrori dei ’60-’70. Senza rinunciare ad esperienze di produzione per altri cantanti (per es. Per una bambola, presentata da Patty Pravo al Festival di Sanremo del 1984) e a fare concerti, continua comunque a scrivere testi e comporre musica incidendo nel 1987 per la Top Records, allora un'etichetta minore, il terzo album Contrabbandieri di musica.Il disco, prodotto e registrato da Alberto Radius, negli studi di Milano, contiene anche due canzoni prodotte da Antonello Venditti due anni prima, ed uscite in vinile 45 giri: Dove sei quando non ci sei e Cosa ci fai nella mia vita. «Per realizzare queste due canzoni – racconta Goran Kuzminac - si era speso di più che per registrare tutto l'album».
Della "crisi", «nei lunghi periodi di silenzio che mi erano stati imposti», il cantautore ha parlato in termini disincantati nel suo profilo biografico on line:
«Non trovai altri contratti discografici, ma nemmeno li stavo cercando. Erano gli anni ottanta, quelli della "Disco-music". Le batterie elettroniche, i sintetizzatori, l'immagine al posto del contenuto. Tutto si stava trasformando. Eravamo più americani noi degli americani stessi. Le radio si stavano trasformando da libere in network commerciali, e le etichette discografiche Italiane trovavano più conveniente mettere sul mercato prodotti statunitensi già confezionati, che produrre qualcosa di nuovo. Dio denaro! Io vivevo tranquillamente attraverso la mia rete di concerti, che mi permetteva di avere una casa e di mettere su famiglia. Scrissi musica da film, lavorai in studio come produttore, chitarrista, autore, turnista. Ma da maggio ad ottobre stavo su un palcoscenico. Scrivevo canzoni, ma non producevo dischi.
Per quelli (non esistevano ancora i computer e le schede audio) c'era sempre bisogno dell'investimento di una casa discografica che io non avevo. Ho provato ad un certo punto a chiamare le varie CBS, Sony, ecc. ma non riuscivo mai a parlare direttamente con il direttore artistico. Mi passavano sempre il ragazzotto di turno che per mestiere doveva inventare delle scuse.
Così smisi di cercare un contratto stabile. Le canzoni che scrivi devi però fotografarle prima che invecchino troppo. Uscì così Contrabbandieri di musica con un'etichetta minore ed un investimento fallimentare, ma che servì ad ungere la mia voglia di scrivere qualcosa di nuovo. Da lì tutto il resto è stato facile. Mi ero sganciato dal: "DEVO" fare un disco, ed ero entrato nel: "HO VOGLIA DI" produrre qualcosa di nuovo».
Alla fine degli anni Ottanta, sottrarsi ai condizionamenti delle case discografiche e del mercato, o trovarsene ai margini per fedeltà alla propria ricerca originale, avrebbe potuto costare a Goran Kusminac la completa emarginazione e scomparsa dalla scena artistica e dal contatto con un pubblico di riferimento, già di per sè comunque variabile secondo le generazioni e le mode musicali. Da un lato ci fu invece una resistenza (oggi si direbbe, a proposito o a sproposito, resilienza) a restare come chitarrista dentro il "mestiere della musica" e le attività con altri musicisti, per "vivere - almeno in parte - di musica", dall'altro di ricodificare la sua formazione medica in rapporto alla musica e in questa direzione cominciò a oocuparsi di musicoterapia a sostegno dei malati psichiatrici e delle persone con problemi di anoressia
Dopo il flop dell'operazione "Contrabbandieri di musica" «con un'etichetta minore ed un investimento fallimentare», pur senza proscenio e riflettori per sè, Kusminac non smette di collaborare a diversi album di altri artisti, lavora per la Cam di Ennio Morricone, organizza seminari per le scuole, si specializza in ingegneria del suono. Da citare sono almeno il ruolo di chitarrista nel 1988 nell'album Aiutatemi, amo i delfini del cantautore Rodolfo Santandrea e la composizione nel 1996 con Carlo Alberto Contini della canzone La coerenza (vedi anche: La coerenza (Live Home, 2020), incisa dai Nomadi nell'album Quando ci sarai.
L'avanzare dell'era informatica è un treno in corsa che Goran Kusminac ha l'acume di prendere al volo. È più che una ciambella di salvataggio, è una nuova strategia operativa: dalla computer musica, ai video e alla computer grafica ... Già appassionato di computer, «dal Commodore 64 all'Atari», ne intuisce subito le potenzialità sia tecnologiche sia economiche per la produzione di musica in (relativa) autonomia. «Permetteva di ridurre i costi di produzione e, per me che non vendevo una copia, fu una manna [...] Potenzialmente mi sono ritrovato, dopo molti anni di studio, ad essere il musicista, fonico, arrangiatore, regista, grafico, post-produttore, editore, web-designer, liutaio ... di me stesso. Se la vita fosse più lunga, sarei una bella squadra!».
A fine anni '90 - inizio 2000, per un artista maturo e consapevole delle strade che intende continuare a percorrere ("Strade" nel 1993 era anche il titolo dato ad un album cher raccoglieva i «migliori brani del passato con nuovi arrangiamenti e nuove sonorità»), fu la soluzione più innovativa per "riappropriarsi dei mezzi di produzione" della musica e - unitamente alla connessa "rivoluzione" operata dal web come medium - per rincontrare "a distanza" il proprio pubblico elettivo, per quanto frammentato e geograficamente sparpagliato (ma Goran Kusminac non abbandonerà coumnque mai i concerti live grandi o piccoli che siano), pur essendo problematico il il mutato contesto contesto del consumo musicale: salti generazionali («È difficile trovare qualcosa che non sia una pazzesca compilation negli I-Pod degli adolescenti»), crisi della discografia, conformismo dei DJ («I DJ (anche quelli illuminati) non sono liberi di scegliere cosa trasmettere. Devono seguire una scaletta commerciale sponsorizzata, (se paghi ti trasmettono, se no ciccia) indipendentemente dalla bellezza di una canzone.»)
Una forma di fedeltà alla musica nelle sue nuove metamorfosi, sarà anche l'interesse per la post produzione video e grafica 3D e la produzione di diversi video musicali (con "Io, Mario e le rane" arrivò in finale al Festival del video indipendente alla UILM di Milano). Gli anni di esperienza tecnica in studio di registrazione e le sue conoscenze di fisica psico-acustica gli serviranno per produrre materiale sonoro modulare per studi pubblicitari, e per la sonorizzazione di ambienti museali o espositivi in genere, che sfruttando un'idea innovativa, permettono di abbattere i costi di produzione e di progettazione.
La fedeltà indissolubile restando in ogni caso quella alla sua musica, che Goran Kusminac alimenta con alacre creatività e stupefacente crescente intensità per un altro ventennio prima della morte: Fragole & pugnali (1996), Gli angoli del mondo (1999), Primo di Sequals (2000), Nuvole straniere (2004), Dio suona la chitarra (2008), Solo ma non solo - Primo Live (2011), Fiato (2012) e Goran Kuzminac with Stefano Raffaelli jazz quartet (2014). Senza dimenticare la sua partecipazione come cantante nel brano Un'altra dimensione nell'album JL degli Algebra nel 2009.
L’album Strade si proponeva come una raccolta dei migliori brani del passato con nuovi arrangiamenti e nuove sonorità. Si aggiungevano due soli inediti.
Ne esistono tre edizioni: la prima stampata dalla Ricordi per la Muvicom; la seconda stampata dall'Unità e venduta nelle edicole, comprendente anche un libretto allegato con testi, fotografie, ed un breve corso di chitarra [ cfr. Lezioni ]; la terza stampata e distribuita dalla "Azzurra" ed uscita col titolo di "Ehi ci stai" «… tanto per aumentare la confusione :-)».
Nel 1996 esce l'album Fragole & pugnali (Hobo 1996, prodotto da Mimmo Locasciulli). La distribuzione dovrebbe essere assicurata dalla Sony, rimane invece un disco «fantasma». Ritenendo che contenga alcune delle più belle canzoni da lui scritte, intende risolvere i problemi contrattuali e rientrare in studio per riregistrarlo con i criteri del suo album successivo "Gli angoli del mondo" del 1999. La sua concezione è chiara: «Se le canzoni sono come dei figli per chi le scrive, non permetterò che vengano da altri soffocate nella culla».
Dopo l'intermezzo rappresentato dal CD "Ehi ci stai - 1998", riedizione del primo LP del 1980, l'autore pubblica l'album "Gli angoli del mondo", nato dalla collaborazione con il poeta Sergio Contin. Lo ritiene «forse il lavoro migliore, quello della consapevolezza e della maturità artistica». Non perché sia l'eccellenza musicale, ma perché «è il primo lavoro "controllato" dall'inizio alla fine, in tutte le fasi che comprendono la realizzazione di un CD. La scrittura dei brani, l'arrangiamento e la realizzazione tecnica, nulla è passato attraverso "filtri" o "pareri", che non fossero dell'autore stesso. Il risultato sono undici canzoni importanti, senza tempo e senza compromessi».
Del 1999 è anche il Cd Una notte ideale per contare le stelle, confezionato inizialmente per le radio come "promozionale" del nuovo album "Gli angoli del mondo". Contiene anche un inedito mai uscito, Senza voce (Testo: Sergio Contin - Musica: Goran Kuzminac), scritto in relazione alla guerra nel Kosovo, che «purtroppo si adatta bene a qualunque conflitto o guerra».
A fine 1999 presenta una strana versione di Stasera l'aria e fresca, suo primo successo, remixata elettronicamente, e ripropone "Mordi la vita" e la recente "Stasera no Josephine" scritta con Sergio Contin.
[Testo in preparazioe]
Il primo decennio del nuovo secolo si rivelò - per questo come per successivi album a cadenza regolare Dio suona la chitarra (2008) e Fiato (2012) - una feconda stagione di creatività nella concezione e produzione di nuovi testi, fiero della sua indipendenza, dritto per la sua strada, senza curarsi dei repentini cambi di mode, della crisi discografica e di bizzarre scelte di mercato.«L'alternativa ad un mondo basato sulla cultura dell'immagine sono le canzoni che vanno ascoltate ad occhi chiusi. Ne ho scritte dieci da usare se volete, come colonna sonora dei vostri sogni. La fantasia rimane comunque, più bella, colorata e interessante di qualunque immagine televisiva. Buon ascolto e... buon viaggio!». "Nuvole Straniere" (Storie di note 2004), un album più sinfonico che acustico, contiene forse le canzoni più pensate, come Mercante di niente, Amore di malumore e Tempo» (Goran Kuzminac).
Fonte: youtube.com/KjMKBR6Ix2k
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"Solo ... ma non solo" è l'intero concerto in acustico chitarre e voce, registrato dal vivo il 28 maggio 2011 ad Andria (Bari)
A cinque anni dal precedente progetto di inediti, “Dio suona la chitarra”, "Fiato" (su etichetta NemaProblema) raccoglie altre tredici tracce inedite, frutto di due anni di lavoro, e, pur non presentandosi come un concept album, ha come vero leit motiv che unisce tutti i brani «l’amore carnale e appassionato», ovvero «il motore generale del mondo», come ama definirlo l'autore. Ci sono storie di donne come Carmen dal passo lungo, Cerco una donna, Ogni volta che mi tocchi, Tienimi con te, Per Nessuno; esercizi “di stile Goran” come Fantasia e Gkolo; piccoli “affreschi di vita” come Il respiro degli amanti e Quello che ti do; echi di armonica e di “rock” in Cose che uccidono e Corro come nuvola.
Il disco spazia dal folk alla musica d’autore, al blues con qualche accenno di archi e fiati; dal passaggio di una banda alle atmosfere jazz: «musicalmente - dice l'autore - è un orologio di precisione per tutti coloro che sanno apprezzare la musica acustica sentita e suonata, nota per nota, con cervello, nervi e sudore».
La “bonus track” dal titolo “Se fossi una mosca”, infine, è un’immagine che molto si confa al cantautore dalla barba folta e canuta e dallo sguardo pacifico e divertito (oggi anche musicoterapeuta in un ospedale psichiatrico romano) per «quella proverbiale e ancestrale curiosità di artista girovago che lo ha portato (fin dagli inizi) ad essere “borderline” con l’industria discografica ma, al contrario, dentro l’immaginario del pubblico che ama i cantautori e riconosce loro una bella fetta della cultura popolare degli ultimi quarant’anni» [romadailynews.it/.../goran-kuzminac-fiato].
La chitarra acustica e la voce calda ed espressiva di Kuzminac (artista colto e completo, ottimo chitarrista fingerpicking, in grado benissimo di reggere un concerto da solo) sono saldamente assistite in Fiato dalla qualità dell'apporto dei musicisti che lo accompagnano [lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/fiato].
Qualche recensore musicale (Mario Bonanno, mescalina.it/.../goran-kuzminac-fiato, 30/12/2012) accolse più tiepidamente le "ballate cuore/amore" che «occupano due terzi della scaletta di “Fiato”: Cerco una donna, Il respiro degli amanti, Ogni volta che mi tocchi, Tienimi con te, Quello che ti do, ecc.. «Tanto miele messo in bocca a una bella (?) promessa di X-Factor è un conto, nel disco di un omone prossimo alla sessantina, dà da pensare magari come minimo alla sindrome di Peter Pan». «C’è la chitarra a salvare» questo country/blues «votato al sentimentalismo, come la falena alla fiamma» e «passaggi meno ombelicali, più azzeccati»: «la duale Fantasia, per esempio, proposta in versione acquerellata prima, bandistica poi (Improbabilfantasia); oppure la trascinante ballata serba Gloko, a ribadire il filo rosso con le proprie origini; e, soprattutto, Se fossi una mosca (scritta a quattro mani da Alberto Zeppieri e Teofilo Chantre), tenue visione di mondo dal focus dell’insetto (però Kafka non c’entra); infine la coda jazzata di Per nessuno (“Questa sera non ci sono per nessuno / devo parlare con il mio amore / devo capire se le sono nel sangue / se è solo per gli occhi o se c’entra anche il cuore”), dessert di note blue(s) servito con cura dalla Stefano Raffaelli Jazz Quartet».
«Ho suonato sempre con musicisti di varia estrazione, blues, pop, funky, rock. Con cantautori quali Ron, Ivan Graziani, Francesco De Gregori, Lucio Dalla. Ma essendo un chitarrista mi sono sempre accompagnato con il mio strumento, ed ho sempre suonato con altri chitarristi: Antonio Onorato, Alex Britti, Mauro De Federicis. Poi mi sono accorto di avere anche una voce, ed anche se non so suonare il jazz, le mie canzoni le so cantare. Per una volta, con coraggio (o incoscienza) ho riposto la chitarra e sono entrato in un mondo nuovo, con un grande arrangiatore, ed il suo quartetto Jazz». (Goran Kuzminac)
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