Fu parroco decano di Oderzo per quasi mezzo secolo, dal 1871 al 1916, dalla fine del potere temporale dei papi alla prima guerra mondiale. Fu insediato a Oderzo dopo tre anni di sede vacante da quando monsignor Carlo Nardi aveva abbandonato la parrocchia su pressione dei maggiorenti della città. Dovette parere al vescovo Cavriani il sacerdote giusto per una situazione come quella opitergina così deteriorata sul piano dei rapporti tra il clero e le "élites liberali", dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia e la Breccia di Porta Pia con l'occupazione della città papale. Mons. Moretti, proveniente dall'insegnamento nel Seminario diocesano, non era estraneo alle idee risorgimentali e all'orientameto antitemporalista, similmente ad altri confratelli, ma - come il suo predecessore Carlo Nardi, che da liberale era divenuto estimatore dell’Austria a causa degli scontri con chi determinava il clima politico opitergino dopo il 1866 - sperimentò il disagio del rapporto con i nuovi governanti e il difficile equilibrio imposto all'azione pastorale in una società che si temeva destinata a laicizzarsi quando non perfino a scristianizzarsi. Chi ne ha studiato la figura e il ruolo riconosce nel prelato l'efficace mix di umiltà, prudenza ed intelligenza avute nel muoversi nella comunità opitergina, fino a conquistarsi stima e benevolenza «presso ogni ordine di cittadini», come si espresse il Consiglio Comunale, concedendogli nel 1876 - a cinque anni dal suo arrivo a Oderzo - dei contributi a lungo richiesti all'ente locale e dapprima ripetutamente rifiutati per la sistemazione della canonica inagibile, la messa in sicurezza del campanile, i restauri dell'organo e del cimitero.
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