[a. m.] Bortolo Belli, nato a Oderzo nel 1851, fu segretario comunale nell’allora vicino comune di Piavon dal 1875 al 1888. Uomo di ferme convinzioni democratiche e socialiste, sensibile agli ideali di riscatto delle masse contadine, oltre a svolgere con abnegazione il suo lavoro, aveva un’intensa attività di corrispondente giornalistico sulle pagine de “La Provincia” e su “L’Adriatico” di Venezia, organo ufficioso della democrazia veneta, ed era diventato per i contadini della zona una sorta di protettore contro le angherie, rendendosi inviso a molti proprietari terrieri. Nel 1882 compilò una Monografia sulle condizioni del proletariato nella campagna veneta, che trasmise ad alcuni parlamentari, collaborando così all’Inchiesta Parlamentare Jacini. Per le sue indagini statistiche ed analisi delle condizioni rurali e amministrative ricevette gli elogi di Agostino Bertani e di Emilio Morpurgo.
A un decennio di distanza dalla cessione del Veneto all’Italia, si stava intensificando il fenomeno migratorio verso le Americhe. Piavon in particolare guadagnava via via un triste primato: se ne andava o provava ad andarsene quasi metà della popolazione. Grande si dimostrava la sollecitudine e la solidarietà di Belli anche per gli emigranti. Tra il 1877 e il 1879 fu incaricato dal Comune di Oderzo di recuperare a Genova un gruppo di mezzadri e di fittavoli, caduti in uno dei numerosi imbrogli organizzati ai loro danni nel tentativo di emigrare in Brasile.
L’emigrazione, fattasi ancor più forte nel biennio 1886-1887, era vista con ostilità dai proprietari terrieri, preoccupati e impotenti per lo svuotamento della manodopera loro sottomessa1. Belli invece la considerava una delle conseguenze e delle risposte allo scenario sociale desolante, materialmente o moralmente, esistente nelle campagne a causa dell’iniquità dei proprietari e del governo. Divenne, così, sostenitore della via migratoria alla redenzione sociale, pur entro la consapevolezza delle incognite e dei rischi ad essa connessi.
Nel 1888, abbandonato il posto di segretario comunale, nel suo rapporto Note sull’emigrazione in America dei contadini della Provincia di Treviso, pubblicato dalla Tipografia G. B. Bianchi di Oderzo, denunciò il degrado umano e sociale in cui versava la grandissima parte della gente di Piavon, paragonabile a quella di tanti altri comuni italiani. Nello stesso anno, dopo aver aiutato centinaia di contadini ad andare in Brasile, amareggiato certo dall’accusa dei signori di essere un sobillatore della povera gente, ma altrettanto spinto a mettere alla prova le sue convinzioni laiche, decise di imbarcarsi per Santos in Brasile. Qui, visitate numerose fazendas, ricavò in breve tempo una dettagliata Memoria della condizione dei coloni italiani nella provincia di Sao Paolo, parallela alle citate Note opitergine, dalla quale emergeva il suo orientamento favorevole all’emigrazione.
Dopo l’insuccesso di alcune iniziali attività commerciali, si occupò di produzione e commercio del caffè, con un’attenzione particolare alla promozione del prodotto in Italia e in Brasile e allo stimolo delle esportazioni italiane verso la patria d’adozione. Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento si fece egli stesso imprenditore. Contemporaneamente non aveva mai smesso di fare il giornalista e l’analista socio-economico, mantenendo sempre indipendenza di giudizio e di pensiero e collaborando sia con giornali brasiliani sia con pubblicazioni italiane.
Il suo libro più importante fu il manuale Il caffè. Il suo paese e la sua importanza (Hoepli, 1910). Altra opera sicuramente godibile fu il suo romanzo Nane. Storia di un colono, pubblicato a puntate sull’Avanti paulista tra il 1900 e il 1901. Nella prima parte del romanzo epistolare sono efficacemente descritte le condizioni di vita dei contadini nel Trevigiano: l’alimentazione, i lavori agricoli, i contratti, le disdette di San Martino, i rapporti con gli enti di assistenza pubblica; nella seconda parte, invece, le condizioni di lavoro e di vita in Brasile.
Negli ultimi anni della sua vita, Belli viaggiò ripetutamente fra le due sponde dell’Atlantico, intrattenendo contatti con i responsabili economici e politici del Regno. Si spense nel 1911, a Roma, dove aveva aperto un magazzino per il commercio del caffè, con degustazione.
Note
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