È tornato visibile al pubblico nelle collezioni museali opitergine, dopo esser stato restaurato e studiato dagli specialisti della Soprintendenza, il cosiddetto "Apollo di Oderzo", un bronzetto di grande forza espressiva rinvenuto nel 1984 tra i ritrovamenti di strutture abitative nel settore urbano nord orientale dell’antica Opitergium.
La statuetta, in bronzo a fusione piena, alta circa 21 cm, raffigura Apollo ignudo ed è databile al I secolo d.C. Di gusto classicista, l'Apollo ha gli occhi ageminati in argento, i capelli divisi da una scriminatura centrale, racchiusi sulla nuca e trattenuti da una tenia. La gamba sinistra è flessa. Il braccio sinistro è piegato e proteso in avanti, la mano è racchiusa nell’atto di stringere l’arco, di cui resta un frammento. Il braccio destro, abbassato, probabilmente stringeva una freccia.
Dagli scavi per l'allacciatura fognaria di via Girardini e Tonello, a Oderzo, eseguiti lo scorso giugno da Piave Servizi, sono emersi reperti d’epoca romana. Dapprima alcune anfore e successivamente - dalle indagini condotte sul campo dall’archeologa Claudia Pizzinato, sotto la supersivisione della Soprintendenza - un piccolo nucleo di tombe a cremazione (parte di un'area funeraria più estesa, la prima individuata a nord-est della città antica). I reperti risulterebbero databili tra la fine del 1° secolo avanti Cristo e la metà del I° secolo dopo Cristo, in linea con analoghi rinvenimenti nel perimetro cittadino.
«Conclusa la prima indagine, dopo la quale sono state recuperate una decina di anfore per consentire la posa della condotta fognaria, abbiamo proseguito lo scavo e continuato le ricerche», informa Maria Cristina Vallicelli, funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. «Di particolare interesse è il recupero di tre sepolture deposte su grandi tegole, protette da anfore tagliate all'altezza della spalla, con corredi semplici composti da pochi oggetti: le olle in ceramica che contenevano le ossa cremate del defunto, alcune monete in bronzo, piccoli balsamari in vetro e due piccoli recipienti di terracotta con coperchio».
«Gli scavi iniziali a margine della strada avevano messo parzialmente in luce un vespaio di anfore capovolte, disposte su più filari affiancati e sovrapposti; un sistema di bonifica per il consolidamento del terreno e il controllo della risalita dell’acqua di falda diffusamente utilizzato dai romani in area padana e di cui a Oderzo sono già conosciute numerose attestazioni dai settori occidentali e sud-orientali della necropoli e dall’area dell’approdo sul Navisego Vecchio. A stupire, piuttosto, è stato il loro ritrovamento a nord-est dell’antica Opitergium, un’assoluta novità che fornisce un nuovo elemento topografico sul suburbio opitergino» | confserviziveneto.net/2021/09/17/anfore-romane-e-non-solo-nel-cantiere-a-oderzo...
Con autorizzazione dell'architetto Luciano Mingotto, segnalo e metto a disposizione la sua pubblicazione risalente al 1992, ma tuttora utilizzata dalla Soprintendenza del Veneto per il monitoraggio e controllo delle opere pubbliche che richiedono sorveglianze archeologiche, utile ad inquadrare l'insieme di fattori e conoscenze da avere come riferimento - quando vi sono rivenimenti - in termini di vicende storiche, formazione del territorio, documentazione scritta e cartografica, localizzazione dei siti archeologici del comprensorio e uso del suolo ...
Luciano Mingotto, Archeologia nel Territorio. Schede di segnalazione, S. Lucia di Piave, 1992 | Leggi pdf
Frammento Atestino. Questa tavola frammentaria in bronzo, rinvenuta nel 1880 ad Este, porta riferimenti alle competenze dei magistrati locali e alla lex Roscia del 49 o del 41 a.C.
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