
Sabato 25 ottobre si è svolta ad Udine la cerimonia di premiazione di Irina Scherbakova − scelta dalla giuria popolare quale vincitrice della XII edizione del Premio nazionale di storia contemporanea Friuli Storia 2025 − per il suo libro Le mani di mio padre. Una storia di famiglia russa (Mimesis, 2024) e degli altri due autori indicati precedentemente nella terna dei finalisti dalla giuria scientifica, Carlo Fumian per Pane quotidiano. L’invisibile mercato mondiale del grano tra XIX e XX secolo (Donzelli, 2024) e Gustavo Corni per L'Italia occupata 1917-1918. Friuli e Veneto orientale da Caporetto a Vittorio Veneto (Gaspari, 2024).
Durante l'incontro, Irina Scherbakova, storica e germanista, co-fondatrice dell’Associazione russa Memorial, insignita del Premio Nobel per la Pace 2022, ha tenuto una lectio dal titolo La mia vita attraverso l’Unione Sovietica (→ La dissidente Irina Scherbakova: cosa spero per la mia Russia, nonostante tutto | «repubblica.it», 25/10/2026), occasione non solo per seguire il filo rosso dell'opera (insieme storica, politica e autobiografica) che intreccia nel saggio le vicende della Russia con quelle della propria famiglia, a partire dai ricordi della bisnonna Etlja Jakubson, attraversando un secolo di storia russa: dalla rivoluzione bolscevica guidata da Lenin, alle purghe staliniane, fino alle guerre dell’epoca di Putin), ma anche inevitabilmente per portare lo sguardo fino al tormentato presente dell'aggressione all'Ucraina, evidenziando le difficoltà della Russia contemporanea, il rischio di guerre ingiuste e la necessità di un intervento europeo per sostenere l’Ucraina.
La storica ha inoltre sottolineato la pericolosità di una situazione in cui la dittatura e la guerra sono state “normalizzate” dalla popolazione, additando la complessità dei cambiamenti futuri. «Non spero in cambiamenti rapidi» confessa Scherbakova. «Soprattutto, mi auguro che il conflitto in essere possa trovare una risoluzione che non sia penalizzante per l’Ucraina e non suoni come una sua sconfitta. Nel contesto dei negoziati fra Trump e Putin, l’Europa dovrebbe assumere un ruolo: l’evoluzione delle sorti sul campo con l’aiuto europeo contribuirebbe molto più di qualsiasi sanzione economica». Da molti anni – da quando ha dovuto lasciare il suo Paese – Irina Scherbakova ha scelto la Germania per vivere. «Da questo osservatorio mi sono resa conto che l’Occidente per troppo tempo ha faticato a riconoscere l’Ucraina come stato indipendente. C’era l’idea che l’Ucraina dovesse per forza restare sotto l’influenza russa, e tuttora si fatica a percepirne una vocazione indipendente e inserita nella sfera occidentale. La propaganda di Putin ha fatto il resto. Qui tanti rimandano al “dopo Putin”, e io rispondo che dopo Putin potrebbe andare anche peggio. Spero in ogni caso che Putin non finisca i suoi giorni senza un procedimento giudiziario internazionale, che lo chiami a rispondere dei crimini commessi».
Una settimana prima della premiazione di Udine, Gustavo Corni era stato ospite a Oderzo, sabato 18 ottobre, presso il cinema Turroni, per un'intensa presentazione del suo libro, dialogando con il giovane storico Giuliano Casagrande e il pubblico presente (Vedi:\18 ottobre 2024 Gustavo Corni con il libro »Italia occupata 1917-1918. Friuli e Veneto orientale da Caporetto a Vittorio Veneto» al Cinema Turroni di Oderzo)

La monografia di Gustavo Corni si concentra su un'esperienza cruciale e spesso trascurata della storia italiana: l’occupazione austro-tedesca del Friuli e del Veneto orientale dopo Caporetto. Un lavoro rigoroso, basato su fonti archivistiche e diari, che restituisce il volto complesso di un anno di occupazione militare nel cuore dell’Italia in guerra. La sua ricerca porta a compimento la ricostruzione e la riflessione – già intraprese qualche decennio fa – su un segmento della nostra storia nazionale e locale a lungo tempo tra i meno problematizzati e indagati, se non da memorie individuali di superstiti e documenti parziali via via rinvenuti e portati alla luce senza un'inquadratura storiografica generale.
Per presentare i tre libri finalisti del Premio Friuli Storia, Valerio Marchi ne aveva intervistato gli autori per il Messaggero Veneto
Dopo la presentazione del libro di Gustavo Corni, L'Italia occupata 1917-1918. Friuli e Veneto orientale da Caporetto a Vittorio Veneto − tema dell'intenso incontro di sabato 18 al Cinema Turroni di Oderzo − una seconda occasione per conoscere la storia che ha investito le nostre genti e riflettere sui vissuti umani nel dramma di quella guerra è offerto dal libro "Piavon nella Grande Guerra 1915-1918” che verrà presentato giovedì 23 ottobre alle ore 20.30 presso il salone parrocchiale di Piavon.
L'opera racconta la vita della comunità piavonese durante il Primo conflitto mondiale, con documenti, fotografie e testimonianze, frutto di un lungo lavoro di ricerca e raccolta da parte di Antonio Cittolin, con il sostegno del Gruppo Alpini di Piavon, da sempre impegnato nella conservazione della memoria locale.
Non è solo una ricostruzione storica, secondo l'autore, «ma anche un gesto di riconoscenza verso chi ha vissuto quel periodo con coraggio». Il volume «restituisce dignità e memoria ai soldati partiti per il fronte, ma anche alle famiglie rimaste a casa, ai contadini, ai bambini, alle donne che hanno vissuto nel silenzio la fatica e la paura di quegli anni».

La giuria scientifica della XII edizione 2025 del Premio nazionale di storia contemporanea Friuli Storia (presieduta da Tommaso Piffer e composta da Elena Aga Rossi, Roberto Chiarini, Ernesto Galli della Loggia, Ilaria Pavan, Paolo Pezzino, Silvio Pons, Andrea Possieri e Andrea Zannini) ha selezionato lo scorso giugno come opere finaliste tre libri: Italia occupata 1917-1918. Friuli e Veneto orientale da Caporetto a Vittorio Veneto (Gaspari, 2024) di Gustavo Corni, Pane quotidiano. L’invisibile mercato mondiale del grano tra XIX e XX secolo di Carlo Fumian (Donzelli, 2024) e Le mani di mio padre. Una storia di famiglia russa (Mimesis, 2024) di Irina Scherbakova, premio Nobel per la pace 2022 e cofondatrice dell'Ong russa "Memorial" (Associazione per i diritti umani e lo studio delle repressioni nell’epoca sovietica), affreschi di storiografia contemporanea, che affrontano temi, aree geografiche di riferimento e approcci molto diversi tra loro – politico-sociale, economico-globale e famigliare-autobiografico – ma tutti caratterizzati da un rilevante livello di qualità.
«Forse mai come quest’anno – spiegava Tommaso Piffer – in finale gareggiano tre volumi così diversi tra di loro, per argomento e anche per approccio storiografico. Ma proprio questo, oltre alla qualità dei lavori, rende la terzina particolarmente interessante: un invito ai lettori ad addentrarsi al di fuori di quelle che sono le proprie letture abituali. Il premio Friuli Storia nasce per creare nuovi lettori di storia, proponendo dei saggi storici a chi non li legge abitualmente, oppure proponendo testi inusuali a chi già ha familiarità con questo genere».
La monografia di Gustavo Corni si concentra su un episodio cruciale e spesso trascurato della storia italiana: l’occupazione austro-tedesca del Friuli e del Veneto orientale dopo Caporetto. Un lavoro rigoroso, basato su fonti archivistiche e diari, che restituisce il volto complesso di un anno di occupazione militare nel cuore dell’Italia in guerra.
Carlo Fumian firma invece un saggio di respiro globale e lungo periodo, che intreccia storia economica, geopolitica e trasformazioni tecnologiche per raccontare come il grano, da bene locale e fragile, sia diventato una merce planetaria. Un'indagine originale che collega campi e borse merci, mulini e contratti finanziari, in una narrazione avvincente sulle origini della globalizzazione. [ilbolive.unipd.it/it/news/societa/mondo-chicco-grano...]
Infine, l'opera ibrida di Scherbakova, che unisce il racconto autobiografico, a partire dai ricordi della bisnonna Etlja Jakubson, alla grande storia russa del Novecento. Attraverso la vicenda della sua famiglia ebrea di origini ucraine ricostruisce le ferite lasciate dalle repressioni sovietiche, dalle guerre e dalle illusioni della rivoluzione, con uno sguardo personale e toccante. Gli Scherbakov «tra il 1924 e il 1945 vissero in due stanze del celebre Hotel Lux, l’albergo del Comintern a pochi passi dal Cremlino. In quelle stanze alloggiavano i segretari dei partiti comunisti di tutto il mondo, riuniti nel nome della rivoluzione mondiale. Le numerose fotografie che accompagnano il racconto aiutano a conoscere da vicino i membri delle diverse generazioni della famiglia, incluso il padre dell’autrice: le sue mani, segnate dalle ferite della guerra, evocano il destino dei tanti invalidi e mutilati che affollavano le città sovietiche nel dopoguerra, prima di essere lentamente rimossi dalla scena pubblica».
Nella terna, lo scorso 8 settembre Irina Scherbakova è stata infine scelta quale vincitrice dalla giuria popolare di 360 lettori (il 55% dei quali risiede in Friuli Venezia Giulia, primo bacino di utenza del premio, e il restante 45% è diffuso in Italia). La cerimonia di premiazione è prevista a Udine, sabato 25 ottobre 2025. (messaggeroveneto.it/cultura-e-spettacoli/il-premio-friuli-storia-a-irina-scherbakova...). È ben comprensibile il favore incontrato nella giuria popolare dall'autrice, per il degno alone che promana dal suo Nobel per la pace e la materia incandescente di un secolo di storia russa, dalla rivoluzione bolscevica guidata da Lenin, alle purghe staliniane, fino alle guerre dell’epoca di Putin. Lavori di grande interesse sono, comumque, anche quelli di Gustavo Corni e Carlo Flumian, non solo per essersi anch'essi meritati i riflettori del Premio Friuli Storia.
La ricerca di Gustavo Corni, in particolare, porta a compimento la ricostruzione e la riflessione – già intraprese qualche decennio fa – su un segmento della nostra storia nazionale e locale a lungo tempo tra i meno problematizzati e indagati, se non da memorie individuali di superstiti e documenti parziali via via rinvenuti e portati alla luce senza un'inquadratura storiografica generale. Abbiamo perciò ritenuto davvero utile (noi di locusglobus.it, Archivio Parrocchiale di Oderzo, Archivio Storico Cenedese) invitare ad una presentazione del libro di Gustavo Corni in loco, con la presenza dell'autore, del ricercatore Giuliano Casagrande, che modererà l'incontro, di Maria Teresa Tolotto, direttrice dell'Archivio Parrocchiale di Oderzo, e di Bruno Callegher, direttore della rivista Archivio Storico Cenedese.
L'appuntamento è per sabato 18 ottobre prossimo, presso il Cinema Turroni di Oderzo alle ore 17.
Per presentare i tre libri finalisti del Premio Friuli Storia, Valerio Marchi ne aveva intervistato gli autori per il Messaggero Veneto

Dal 20 luglio al 28 settembre 2025 al Meve "Memoriale Veneto della Grande Guerra" è allestita la mostra Grande Guerra Volti Momenti Relitti che espone una selezione - operata dallo stesso artista e donata al Comune di Montebelluna - di 40 dipinti realizzati nel 2018 da Paolo del Giudice, recentemente scomparso.
La mostra è un omaggio al suo viaggio artistico che ha guardato al mondo con grande maestria e sensibilità attraverso la lente del colore e delle forme. Sono immagini tratte da fonti storiche (ritratti, paesaggi segnati dalle distruzioni, scene di vita e combattimento), ma la trasfigurazione delle figure dei protagonisti della guerra, soggetti e luoghi, evoca la fragilità umana di fronte agli stravolgimenti di un conflitto che fu un'esperienza traumatica collettiva senza precedenti. Sfilano i volti (dal soldato semplice ai generali, da Francesco Baracca alla madre del Milite Ignoto), la vita di trincea e paesaggi di guerra, con particolare riferimento alle vicende susseguenti a Caporetto e alla distruzione di chiese e monumenti.
La rielaborazione del passato attraverso il medium pittorico e figurativo dei contenuti storici, in un rapporto comunque stretto con fonti storiche, soprattutto iconografiche, ottiene di trasferire il passato in una dimensione, se non senza tempo, certo di universalizzazione del momento storico determinato che può perennemente interrogare anche il presente: immagini iconiche che si alzano dal piano della cronaca al continuum della vita e delle azioni umane.

[ memorialegrandeguerra.it ] Nato a Treviso nel 1952, si avvicina alla pittura in giovane età con riprese dal vero di paesaggi. Dal 1968 sposta il suo interesse sulla figura umana, che affronta in chiave espressionista. Nel 1970, all’età di 18 anni, ottiene il primo premio alla X edizione della Biennale Triveneta d’Arte di Cittadella.
Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove incontra artisti come Viani, Bacci, Vedova e partecipa alle iniziative della Fondazione Bevilacqua la Masa, che lo vedranno coinvolto tra il 1973 e il 1983 in esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero.
La sperimentazione che contraddistingue i linguaggi artistici degli anni Settanta lo conduce ad abbandonare la pittura a favore della ricerca multimediale: sviluppa assemblaggi di reperti fotografici della vita quotidiana, manipolati attraverso il mezzo serigrafico e il successivo intervento pittorico. Da questo momento il rapporto con la fotografia diventa ineludibile nel suo lavoro, anche in seguito al ritorno al medium pittorico.
Nel biennio 1982/83 realizza due grandi dipinti murali sulle facciate esterne di edifici pubblici a Venezia e Marghera; a Venezia espone con continuità alla storica Galleria Santo Stefano e alla Galleria La Fenice. Negli anni successivi si allontana dalla figura umana, iniziando un’indagine sui luoghi della vita, dell’arte e della memoria che lo vede coinvolto tuttora. Ne sono risultato la rassegna di Oggetti (esposta alla Galleria Avida Dollars di Milano nel 1985), i grandi altari veneziani (esposti l’anno successivo all’Attico di Fabio Sargentini a Roma) e il ciclo Archeologie, dove ai fantasmi dell’arte passata, soprattutto barocca, si sovrappongono tracce e relitti della realtà umana e urbana contemporanea.
Nel 1991 inizia la collaborazione con lo Studio Gastaldelli di Milano. Sono numerose le esposizioni dedicate alla sua opera: dall’ampia retrospettiva Dieci anni di pittura nelle sale di Villa Brandolini a Pieve di Soligo (2000), alla spettacolare Biblion nel Salone Abbaziale di Sesto al Reghena, alle personali a Milano, Roma, Bologna e in altre città italiane.
Elabora cicli pittorici dedicati a temi specifici (come Pier Paolo Pasolini: volti 1988 – 2005, presentato nel 2006 presso il Palazzo Ducale di Mantova, e l’importante affondo visivo nella vita e nella cultura italiana raccolto nel ciclo Viaggio in Italia del 2006-2007). Alla sua città natale dedica l’evento Percorsi dipinti – sguardi quotidiani su Treviso (2011), un’esposizione diffusa in nove sedi del centro storico, tra chiese, musei e spazi pubblici, mentre in Inseguire Venezia – dipinti 1969- 2017 (Centro Culturale Bafile, Caorle) l’artista si confronta con la città lagunare e la sua immagine stratificata nei secoli.
Nel 2018, in occasione del Centenario della Grande Guerra, presenta il ciclo Grande Guerra – volti, momenti, relitti presso il Forte Mezzacapo di Zelarino e nel Museo della Battaglia a Vittorio Veneto (ripreso successivamente nel 2021 alla Galleria Sagittaria di Pordenone). Le immagini (ritratti, paesaggi desolati, scene di vita e combattimento), tratte da fonti storiche, sono trasfigurate attraverso una pittura che confonde i contorni e le identità, i soggetti e i luoghi, in un viluppo di materia e gesto da cui affiorano, come in una rimembranza, le figure tragiche dei protagonisti della guerra.


Giovedì 12 dicembre alle ore 15.30, presso la Sala del campanile del Duomo di Oderzo, Maria Teresa Tolotto (curatrice responsabile dell'Archivio storico parrocchiale e del Museo del Duomo) illustrerà la ricerca sulle conseguenze delle violenze sulle donne nelle nostre zone dopo l'invasione austroungarica durante la prima guerra mondiale.
L'incontro, organizzato dallo SPI-CGIL Veneto, prosegue le iniziative culminate nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne celebrata lo scorso 25 novembre.




Al momento di costituirsi (novembre 2019) l'Istituto di Studi Storici ISTOR si disse il continuatore dell'ex CEDOS («cambio di pelle, ma non di spirito!»), non solo per proseguire la ricerca sulla Grande Guerra ma per ampliarla a tutto il '900.
Figura essenziale del CEDOS era Eugenio Bucciol (fondatore e Past-President), perché nel 1992 il Comune di San Polo di Piave l'aveva istituito proprio per valorizzare il “Fondo Fotografico sulla Grande Guerra” da lui donato, frutto di lunghe sue ricerche condotte a Vienna presso l‘Archivio di Guerra e la Biblioteca Nazionale.
L'iniziale raccolta di circa 1500 riproduzioni fotografiche, per lo più inedite, relative soprattutto al fronte italiano e all’occupazione del Veneto Orientale e del Friuli nel 1917–1918, si era poi arricchita nel 1994 di altri 3500 soggetti fotografici in diapositiva, donati in copia dalla Fototeca della Regione Veneto, provenienti dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano – Museo Centrale del Risorgimento, di Roma.
Con tale eccezionale documentazione di base il Centro era stato ufficialmente aperto il 13 maggio 1995.
A trent'anni da quel 1992 - di fronte al progetto del CEDOS che continua a restare interrotto - l'ISTOR (← facebook.com/...id=100063610538955) invita ad una commemorazione e ad un confronto con l'opera multiforme di Eugenio Bucciol, mancato nel 2015.
Sergio Tazzer, Simone Menegaldo, Lio Gemignani, Giampietro Fattorello e Antonio Beltrame vi aspettano sabato 22 ottobre p.v. alle ore 17 nel Parco Gambrinus di San Polo di Piave.

«La Linea della Memoria» è il canale del Museo della Battaglia di Vittorio Veneto. Al museo è annesso il «Memoriale dei Cavalieri di Vittorio Veneto». Questo canale è uno spazio dedicato agli appassionati di storia in generale e a quelli di storia militare in particolare.
Il materiale informativo è costituito soprattutto da video dedicati a vicende, battaglie, uomini del primo conflitto mondiale con un particolare focus sulla battaglia di Caporetto.
Altre sezioni tematiche riguardano:
→ Visita il canale La linea della memoria
1918 - L'armistizio di Villa Giusti | Video con Marco Mondini | ilbolive.unipd.it
Armistizio Villa Giusti (3 novembre 1918), dipinto di Giovanni Cinelli

Alessandro Barbero - L'ultimo anno di guerra
Mario Isnenghi - Da Caporetto a Vittorio Veneto (Carpi, 2018 | Istituto Storico di Modena)
Nuovo percorso di visita del Museo della Battaglia
Vittorio Veneto, Sabato 3 ottobre, ore 17.30 - Aula Civica del Museo
col prof. Danilo Gasparini
A cura di sintesi&cultura



Sabato 26.1.2019 ore 10.30 - Oderzo, Cinema Cristallo
Proiezione del film "I bambini della Grande Guerra

Questo film-documentario è stato presentato alla 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e ha vinto il Premio “Best Docu-Drama” ai Los Angeles Film Awards e il Premio “Best Foreign Feature” agli Hollywood International Independent Documentary Awards.
Centenari e ultracentenari, e figli di soldati, sono gli ultimi testimoni della Prima Guerra mondiale combattuta sul fronte italiano. Vissero la guerra in casa, dal fiume Isonzo all’Adige quando l’Italia Nord orientale era contemporaneamente un campo di battaglia e un territorio abitato. Famiglie intere, spesso imparentate tra loro, si ritrovarono involontariamente nemiche su fronti opposti. Il film è la testimonianza irripetibile e introvabile di un pezzo di storia che ora appartiene alla memoria collettiva dell’Italia, ma anche dell’Europa e del mondo. Durante e dopo le registrazioni delle loro testimonianze, i “bambini” sono quasi tutti scomparsi. Dei loro drammi, della loro vita, delle loro memorie è rimasto questo film. La loro ultima e consapevole eredità, preziosa per noi e per chi verrà dopo di noi. Una sessantina di storie personali e familiari che nessun libro ha mai raccontato, e mai potrà raccontare. Un monito per noi e per le generazioni future. Un messaggio, senza tempo, di pace e di tolleranza.
L’iniziativa è organizzata dalla Residenza per Anziani di Oderzo (con il Patrocinio del Comune di Oderzo), presso la quale, durante la lavorazione del documentario, sono state raccolte alcune importanti testimonianze storiche, tra le quali ricordiamo anche quelle di Gabriella Princivalli e Lina Pesce i cui genitori vissero il dramma e gli orrori della Prima Guerra mondiale, al fronte e nelle retrovie. La guerra rappresentò per i bambini protagonisti di questo film, l’opportunità di veder volare il dirigibile Zeppelin, di assaggiare la marmellata dei soldati inglesi, di procurare le lumache a quelli francesi, di conoscere gli scrittori D’Annunzio ed Hemingway, di assistere alla violenza e alle atrocità della guerra, di sopravvivere alla terribile influenza “spagnola”. Ma anche di sperimentare la fame e la sofferenza, la rabbia e la morte, la speranza e il riscatto e, finalmente, la pace. Un’epopea in cui spicca l’eroismo delle donne. Il film è arricchito da filmati e foto d’epoca ritrovati negli archivi di tutto il mondo, da re-enactment storico con rievocatori in divisa, e scene di battaglie aeree e terrestri; e con la voce originale restaurata del discorso della vittoria del generale italiano Armando Diaz.
Breda di Piave - Venerdì 8 novembre, alle ore 20.30 in Villa Olivi
Proiezione del docu-film "Fucilateli - Commissione d’Inchiesta su Caporetto 1918-19” e approfondimento con gli autori Zarpellon e Lorenzato
Dopo la presentazione ufficiale al Senato, Breda di Piave ospita la proiezione del docu-film “Fucilateli - Commissione d’Inchiesta su Caporetto 1918-19”, l’ultimo lavoro dei registi Manuel Zarpellon e Giorgia Lorenzato, il racconto storico delle fucilazioni avvenute nel corso della prima guerra mondiale.
Un documentario di inchiesta, che affronta un argomento nuovo rispetto alla retorica tradizionale approfondendo un lato oscuro, per decenni celato e mai pienamente analizzato: quello della giustizia militare e della gestione del capitale umano.
“Fucilateli” fornisce una visione inedita di una delle pagine più tristi della storia italiana con i suoi 5 milioni di uomini mobilitati, 800mila uomini a processo, 750 condanne a morte eseguite. Racconta la vicenda, piena di ombre e di incertezze, delle centinaia di fucilazioni sommarie avvenute durante la Grande Guerra.
Per farlo gli autori si avvalgono di fonti storiche e documenti ufficiali, materiali d’archivio di Stato spesso inaccessibili ai più, su fatti giuridici e militari ancora sconosciuti al pubblico, mitizzati e spesso strumentalizzati.
Fonte: images2.corriereobjects.itErnest Hemingway, scrittore e giornalista statunitense, vincitore del Premio Nobel della Letteratura nel 1954,si era arruolato volontario per andare a combattere in Europa con il Corpo di spedizione americano del generale Pershing prestando servizio come conducente di ambulanze nella Croce Rossa Americana. Lo scrittore si trovò dapprima coinvolto nella ritirata delle truppe italiane dopo la disfatta di Caporetto nell’ottobre del 1917 ed ottenne poi di farsi trasferire come assistente di trincea, col compito di distribuire generi di conforto ai soldati nelle prime linee, sulla riva del basso Piave, nelle vicinanze di Fossalta di Piave e Monastier di Treviso, in quella stagione al centro di due fuochi, quello italiano e quello austroungarico, con il solo fiume a dividerli.. Durante la notte tra l'8 e il 9 luglio 1918, mentre cercava di mettere in salvo i feriti fu colpito alla gamba destra da proiettili di mitragliatrice che gli penetrarono nel piede e in una rotula. Della sua esperienza rimane il racconto che ne fece nei romanzi Addio alle armi e Di là tra il fiume tra gli alberi, menzionando la famosa Casa Gialla, che vide appena ferito al Buso Burato, rimasta per sempre impressa nella sua mente e nei suoi incubi come la rappresentazione dell'angoscia di quei momenti.
Nel 2012 è nato il Percorso Hemingway che ricorda, attraverso la narrazione dello scrittore, quanto accadde lungo il Piave a partire dall’estate del 1918. In vari punti dell'itinerario, un anello di 11 km, sono installate delle steli con foto o documenti.
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