Domenica 8 dicembre 2024 alle ore 16,30 nella Sala Conferenze del Campanile del Duomo di Oderzo sarà inagurato il Museo del Presepe istituito grazie ai 1.120 presepi raccolti lungo gli anni dall'architetto Pierantonio Appoloni ed ora da lui offerti alla Parrocchia di San Giovanni Battista di Oderzo.
La collezione sarà presentata da Lorena Gava, insieme col donatore.
INFO / Pierantonio Appoloni: tel. 335461862 | e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
“Luoghi del Sacro tra Piave e Livenza”: 25 video alla scoperta dei tesori d’arte sacra del territorio | qdpnews.it/.../luoghi-del-sacro-tra-piave-e-livenza-25-video-alla-scoperta-dei-tesori-darte-sacra-del-territorio, 27/2/2024 | Luoghi del Sacro tra Piave e Livenza è il piacevole ciclo di 25 brevi video divulgativi − rampollato dalle intense attività svolte in questi anni dall'Istituto “Beato Toniolo. Le vie dei Santi” con le Diocesi di Vittorio Veneto e di Treviso − per la scoperta e la valorizzazione del patrimonio artistico, storico e religioso dei luoghi di culto della zona, vale a dire nei 14 comuni dell’Opitergino Mottense (Portobuffolè, Fontanelle, Mansuè, Gorgo al Monticano, Meduna di Livenza, Motta di Livenza, Chiarano, Cessalto, Salgareda, Ponte di Piave, San Polo di Piave, Ormelle, Oderzo e Cimadolmo) e nei 2 della zona veneziana (Ceggia e Torre di Mosto).
L'appuntamento annuale di "Viaggio nel sacro tra Piave e Livenza" alla scoperta dell'arte sacra della zona prevede 5 tappe dedicate a San Giovanni Battista.
[a. m.] L'ultimo numero (IV-2022) della rivista liventina di cultura “La nuova Castella” è interamente dedicato alla figura di Nicola di Myra (IV secolo), il San Nicolò patrono della città di Motta di Livenza e «santo "ideale" – secondo le parole del patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, nella prefazione – per riunire Oriente e Occidente». Fresca di pubblicazione, l'incontro di presentazione all'inizio di novembre è stato voluto proprio nel tempio mottense a lui intitolato. Mario Po', direttore editoriale della rivista, che ha condotto la serata, dopo l'introduzione di mons. Vittorino Battistella, arciprete di Motta, presentando i vari saggi raccolti nella monografia ne ha enfatizzato la validità quasi come «operazione identitaria» volta a fornire «una luce finalmente valorizzante al nostro santo, al rilievo e al significato della dedicazione mottense che d'ora in poi potremo decisamente amare di più». È un'accentuazione, quella del curatore, che si allinea al giudizio e all'augurio - per la comunità cristiana - che si ricava dai testi introduttivi sia del patriarca di Venezia Francesco Moraglia sia del vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo.
In verità, anche chi non sia convinto di dover ricavare anacronisticamente ispirazione "identitaria" dal culto delle reliquie del santo e sia scettico sulla storicità della biografia e dei poteri taumaturgici, può apprezzare il contributo di studio e approfondimento sulla storia e la devozione di uno dei santi dei primi secoli del cristianesimo «più amati e venerati dalle chiese cristiane», il cui culto ha attraversato la sensibilità religiosa di moltissime generazioni ed ha grande "popolarità" anche nel Triveneto e in particolare in alcuni nostri territori vicini, ma anche nell'Oriente ortodosso, oltre che in Europa, e in diverse altre confessioni cristiane. San Nicola, peraltro, sarebbe «il santo che ha goduto nella vita della Chiesa il culto più esteso, dopo quello della Beata Vergine Maria» (P. Gerardo Cioffari OP, San Nicola, Basilica pontificia di San Nicola - Bari). Rapportarsi alle specifiche forme di presenza e persistenza del sacro è operazione tutt'altro che accessoria e superflua: (se mi perdonate l'autocitazione da un precedente articolo sui "Santi del mese") «Li può apprezzare sia chi è sensibile all’apologetica cristiana e alle virtù morali e anagogiche esemplificate dalle vite dei santi, sia chi si interessa alla dimensione antropologica, simbolica, iconografica e artistica di questo culto, come significativa componente della cultura di genti e luoghi».
Sotto entrambe le prospettive, questo numero della Nuova Castella ha perciò buoni motivi per farsi leggere.
In apertura di rivista, a Stenio Odonti, presidente dell’associazione culturale “Girolamo Aleandro”, promotrice della Nuova Castella, sembra appropriato richiamare anche il “parallelismo” tra Girolamo Aleandro da Motta, il nunzio papale inviato a Worms nel Palatinato per confutare le dottrine protestanti di Martin Luther (1521), e il vescovo di Myra, combattivo difensore dell’ortodossia contro l’eresia ariana al Concilio di Nicea (325): «Forse, viene da pensare che il Duomo fu dedicato a San Nicolò non a caso, ed è proprio quella la chiesa che fu fortemente voluta dal cardinale Aleandro».
L'articolazione della ricerca è stata affidata ad un nutrito gruppo di studiosi, in maggior parte religiosi.
Il saggio di Giorgio Maschio (Facoltà Teologica del Triveneto a Padova) s'incentra sul pensiero teologico di san Nicolò (Nicea, il concilio e la posta in gioco); il frate domenicano Alessandro Cavallo analizza com'è stato rappresentato il santo (L'iconografia di San Nicola); Athenagoras Fasiolo (archimandrita della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia) ripercorre il culto di San Nicolò di Myra nella tradizione della Chiesa Orientale; Michele Bellino (Centro Studi Storici della Chiesa di Bari) focalizza il valore del pellegrinaggio (San Nicola: Bari e l'Oriente nello sguardo di un pellegrino); padre Ludovico Secco ofm ci porta Sulle tracce delle reliquie nicolaiane.
Gli apporti "laici" sono quello di Pier Alvise Zorzi che approfondisce il culto di San Nicolò a Venezia (città che conserva parte del suo corpo) e quello di Giampiero Rorato che vaglia i documenti storici per comprendere le ragioni che hanno decretato San Nicolò, titolare del duomo di Motta.
Ad ampliamento del discorso sul culto locale di San Nicolò, Mario Po' (Appunti del diario di viaggio del 4-5 dicembre 2021) descrive la traslazione via acqua della reliquia, dopo 920 anni della sua presenza a Venezia, fino al porto fluviale di Motta, e poi chiarisce il tema raccontato nell’iconografia nicolaiana presente nelle chiese mottensi, che soprattutto nei dipinti cinquecenteschi di Pietro Malombra e Francesco Bassano rivela una duplice tradizione: quella bizantina (che vede nel vescovo di Myra il teologo difensore della duplice natura di Cristo) e quella veneziana (che affida al santo, protettore dei naviganti, «la dimensione della salvezza e della salute, della Grazia e della medicina»).
Guido di Pietro, detto Beato Angelico, Storie di S. Nicola di Bari, 1437 ca. | Tempera su tavola, cm 35 x 61,5 ciascun pannello | Musei Vaticani, Pinacoteca | https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/1000016151-0
Ambrogio Lorenzetti, Il miracolo delle navi granarie - San Nicola resuscita un fanciullo, Uffizi, Firenze | uffizi.it/.../lorenzetti-storie-di-san-nicola
Bartolomeo Vivarini, San Nicola
Domenica 4 dicembre, ore 15 | Oderzo, Sala del Campanile
[a. m.] La levatrice incredula nella leggenda della Natività è il libro di Guerrino Lovato (iconologo e studioso del '500, scenografo e scultore) che verrà presentato dall'autore stesso domenica 4 dicembre p.v. alle ore 15 presso la Sala del Campanile del Duomo di Oderzo.
È un incontro - immaginiamo - pensato in sintonia con il periodo liturgico dell'anno che i credenti si apprestano a vivere (siamo alla seconda domenica di Avvento), ma - piacevolmente stupendoci - propone come tema a proposito della Natività non la narrazione dei vangeli canonici, ma quella dei vangeli apocrifi, riportata per alcuni secoli nelle immagini sacre dedicate alla Natività: la ragionevole umana «incredulità» sul parto virginale di Maria.
Partiamo dal dipinto scelto come copertina da Guerrino Lovato, la Natività di Lorenzo Lotto, esposta nella Pinacoteca nazionale di Siena.
Perché una donna mostra le mani invalide a Maria nella grotta di Betlemme?
Questa storia si è persa nel tempo e non viene quasi più raccontata, ma esistono diverse rappresentazioni sacre nelle quali è ricordata.
A Betlemme, Giuseppe si muove alla ricerca di una levatrice che aiuti Maria ormai prossima al parto, ma dopo averla trovata arrivano alla grotta già avvolta da una nube splendente, quando Gesù è ormai nato. La donna si accorge della verginità di Maria e leva stupita un inno alla nascita prodigiosa. Uscita dalla grotta, incontra un’amica, pure levatrice, Salome, rivelandole l’evento miracoloso, ma questa si rifiuta di credere che una vergine possa aver generato un figlio, e vuole constatare di persona. Entrate insieme nella grotta, quando Salomè protende il dito verso Maria per ispezionare la vagina, la mano immediatamente le si stacca, bruciata. Mentre implora subito perdono a Dio, maledicendo la propria iniquità e incredulità, appare un angelo che, rassicurandola che il Signore l'ha esaudita, la invita ad avvicinare la mano al bambino e a prenderlo in braccio. L’incredula, pentita, compie l’amorevole gesto suggeritole dall’angelo e subito viene risanata.
Le parole di Salome («Se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito») anticipano l'altro memorabile atto di incredulità (che leggiamo nel Vangelo canonico di Giovanni, XX, 24-29[1]) a causa del quale è rimasto proverbialmente stimmatizzato l'apostolo Tommaso, quando incontra il Risorto che gli rivolge queste parole: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Il riconoscimento finalmente da parte di Tommaso («Mio Signore e mio Dio»), non gli evita l'ammonimento da parte del Risorto: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati coloro che non videro e tuttavia credettero!».
Si tratta, nell'un caso come nell'altro, di un dubbio sui due fondamenti capitali del cristianesimo: la nascita di Dio da madre umana e la Resurrezione di Gesù.
L'episodio della Salome "levatrice incredula" (non l'omonima danzatrice, figlia di Erodiade, che fu fatale a Giovanni Battista) si trova narrato nel cosiddetto Protovangelo di Giacomo[2] (XIX, 1-3; XX, 1-4), noto anche come Vangelo dell'infanzia. Fu rifuso nell'alto medievale Vangelo dello Pseudo-Matteo[3] e poi ripreso alla fine del XIII secolo da Jacopo da Varagine nella Legenda Aurea[4].
Nel Protovangelo di Giacomo così se ne narra:
Nello Pseudo-Matteo (poco più che un riadattamento del materiale contenuto nel Protovangelo di Giacomo e nel Vangelo dell'infanzia di Tommaso, opere entrambe databili al II secolo) la storia si arricchisce di dettagli esplicativi ed enfatizza proprio la figura di Salome:
Nella Legenda aurea, Jacopo da Varagine rifonde quanto si ricava dai vangeli apocrifi, in particolare appunto dal Protovangelo di Giacomo e lo Pseudo-Matteo:
Il Protovangelo di Giacomo (il più antico fra i vangeli apocrifi, composto in lingua greca probabilmente verso il 140-170 d. C.), pur non essendo dunque incluso in alcun canone biblico, è quello che tuttavia ha esercitato la maggiore influenza sulla teologia e sull'arte, sia in Oriente che in Occidente. Molte delle "informazioni" in esso contenute sono state sostanzialmente accettate e assunte dalla tradizione cristiana "ufficiale" (la raffigurazione di Giuseppe come un uomo anziano; le notizie sulla vita di Maria e dei suoi genitori Anna e Gioacchino; la tradizione che vuole la nascita di Cristo in una grotta; la tesi della verginità di Maria, prima, durante e dopo la nascita di Gesù[5]...) e i suoi temi sono spesso riecheggiati nell'iconografia cristiana.
L'immagine della levatrice incredula, in particolare, si può ritrovare in una scultura nel ciborio di San Marco a Venezia che mostra Salomè nella nicchia centrale, in ginocchio, mentre porge la mano malata e guarda con fare supplice il bambinello; in uno dei più noti tra gli affreschi di Giotto della cappella degli Scrovegni di Padova nel quale Salomè è accanto alla Vergine che sta sollevando il bimbo in fasce perché lei possa toccarlo; nella già citata Natività di Lorenzo Lotto; nella pala dell'Adorazione dei pastori di Pietro Paolo Rubens conservata alla pinacoteca di Fermo che raffigura la levatrice come una vecchia velata di bianco che mostra le mani colpevoli alla Madonna invocando la guarigione (ultima volta, e siamo all'inizio del Seicento, che l'arte sacra riproduce il miracolo della levatrice che dubitò del prodigio) ...
L'apporto di Guerrino Lovato sta principalmente nel proporre i numerosi casi di individuazione di questo particolare evento che finora la critica d'arte ufficiale non aveva segnalato. Nel libro sono riportati una cinquantina di esempi e molti di essi sono rilevazioni del tutto inedite.
Fra le interpretazioni più significative dell’episodio, si ricorda la Natività del 1425 del pittore fiammingo Robert Campin (1375-1444), noto anche come "Maestro di Flémalle" o "Maestro di Mérode".
La scena della Natività illustrata da Campin si articola attraverso tre momenti diversi: la Natività vera e propria, l’Adorazione dei pastori e la vicenda della levatrice incredula. Le scritte sui tre cartigli ricordano i vari momenti dell’episodio.
Lo stupore per l’evento miracoloso della prima levatrice accorsa è ricordato dalla scritta: «Virgo peperit filium», una vergine ha partorito un figlio.
L’incredulità di Salomè, che vorrebbe verificare la verginità di Maria, dalla scritta: «Nullum credam quin probavero», crederò solo a quello che avrò toccato.
Il suggerimento dall’angelo per essere risanata dalla scritta: «Tange puerum et sanaberis», prendi in braccio il bambino e sarai guarita.
Sul sacro evento, seminascosto sullo sfondo, tuttavia ben visibile («caratteristica tipica della pittura fiamminga quattrocentesca, che qui ben traduce la complessa simbologia della luce del Protovangelo di Giacomo» ← letteraturaalfemminile.it), s’affaccia il sole nascente, emblema di Cristo, il "nuovo Sole" della Giustizia e della Verità.
La Vergine mostra il suo bambino ai pastori. Alle sue spalle sta San Giuseppe e a sinistra della composizione due figure maschili e due figure femminili. La figura femminile anziana è identificabile come la levatrice incredula del protovangelo di Giacomo, nell’atto di alzare al cielo le mani sanate. Un turbinio di quattro angeli sorregge un cartiglio con l’annuncio della nascita del Salvatore.
Ripropongo il post del 2020 I racconti della Natività, con riflessioni sulla "generazione di Dio" e il mito cristiano (mythos, in greco, narrazione sacra) della natività di Gesù.
[a. m.] La nascita di Gesù come "dio che si fa uomo", generato da una donna, e la resurrezione del Cristo crocifisso dalla morte sono per i credenti i due postulati senza i quali il cristianesimo non sarebbe che un'etica e una morale, non una religione "rivelata". Possono tuttavia impegnare nella meditazione anche chi li ritiene solo dei miti fondanti di una religione - alla stregua di altre narrazioni sacre (mythos, in greco) - data la loro capacità di influenzare e modellare l'immaginario collettivo nelle società umane. L'iconologia e l'iconografia di questi miti (o di queste verità) hanno innervato antropologicamente e culturalmente la comunità dell'occidente e trovato espressioni sia a livello colto nell'arte e nella letteratura sia a livello popolare nel folclore ispirato dal sacro.
Soffermarsi sulla "Natività per antonomasia" non è tanto rimpiangere "veri natali" perduti del passato (da quello originario a quello dei nostri nonni o padri o della nostra infanzia dirimpetto ai natali contemporanei, inautentici, desacralizzati e consumistici); è un modo di restare in ascolto delle risposte date all'arcana interrogazione sull'incarnazione ... attraversando i racconti originari, le "immagini" della musica, dell'arte e della letteratura, i dialoghi tra filosofia e teologia. Di quest'ultimo genere è un vertiginoso libretto di Massimo Cacciari "Generare Dio", inaugurale della collana "Icone - Pensare per immagini" (Il Mulino, 2017) su Maria, la "Mater Dei",
→ LEGGI TUTTO L'ARTICOLO: I RACCONTI DELLA NATIVITÀ
È giunta alla terza tappa la 3a edizione il Viaggio nel sacro tra Piave e Livenza (l'annuale appuntamento curato e promosso dall'Istituto Diocesano Beato Toniolo. Le vie dei Santi), proposto quest'anno in una formula diversa perché le manifestazioni possano svolgersi in base al mutare delle situazioni e dei regolamenti sanitari. Inoltre i diversi appuntamenti sono stati suddivisi nei mesi di settembre, ottobre e novembre (un fine settimana al mese), per rispondere alla richiesta - dei partecipanti alle edizioni precedenti - di poter essere presenti a tutte le iniziative o a molte senza dover fare delle scelte che escludano l'una o l'altra. Il terzo percorso si snoderà sabato 13 e domenica 14 novembre tra Cessalto, Campobernardo di Salgareda, Campo di Pietra e Salgareda. Programma completo nella brochure: |
Dialoghi: confronti, scambi, opportunità” con Marina Caffiero e Giuseppina Minchella
10 ottobre 2021, ore 10.30-12.30 | Sala Consiliare, Portobuffolè (Piazza Vittorio Emanuele II)
Nel contesto della XXII Giornata Europea della Cultura Ebraica, che si apre domenica 10 ottobre 2021, l’Associazione Culturale Dotmob (in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il Comune e la Pro Loco di Portobuffolè) propone l’evento “Dialoghi: confronti, scambi, opportunità” con l'intervento di Marina Caffiero, docente dell'Università La Sapienza di Roma, e la storica Giuseppina Minchella, dottore di ricerca presso la stessa università (vedi bio-bibliografie), un'occasione per considerare in un’ottica aggiornata la storia degli ebrei e dei loro rapporti con i cristiani, quale capitolo centrale della difficile convivenza tra religioni e culture diverse.
«In Italia la scarsa comunicazione tra storia degli ebrei e storia generale ha fatto sí che essi siano diventati «invisibili» sul piano storico. Si trascurano cosí le indicazioni che l’analisi delle istituzioni, delle norme e dei comportamenti che li riguardavano siano fondamentali per analizzare la ricostruzione storica complessiva della società europea. I caratteri dell’intreccio delle relazioni tra il mondo ebraico e quello cristiano, senza ignorare i conflitti e le paure ma inserendo anch’essi nell’ottica dell’interrelazione costante, compongono una storia unica, non più divisa, fatta di individui che parlano tra di loro e operano spesso insieme» | dotmob.it/.../10-ott-2021-xii-edizione-gece-dialoghi-confronti-scambi-opportunita
[a. m.] La nascita di Gesù come "dio che si fa uomo", generato da una donna, e la resurrezione dalla morte del Cristo crocifisso sono per i credenti i due postulati senza i quali il cristianesimo non sarebbe che un'etica e una morale, non una religione "rivelata". Possono tuttavia impegnare nella meditazione anche chi li ritiene solo dei miti fondanti di una religione - alla stregua di altre narrazioni sacre (mythos, in greco) - data la loro capacità di influenzare e modellare l'immaginario collettivo nelle società umane. L'iconologia e l'iconografia di questi miti (o di queste verità) hanno innervato antropologicamente e culturalmente la comunità dell'occidente e trovato espressioni sia a livello colto nell'arte e nella letteratura sia a livello popolare nel folclore ispirato dal sacro.
Soffermarsi sulla "Natività per antonomasia" non è tanto rimpiangere "veri natali" perduti del passato (da quello originario a quello dei nostri nonni o padri o della nostra infanzia dirimpetto ai natali contemporanei, inautentici, desacralizzati e consumistici); è un modo di restare in ascolto delle risposte date all'arcana interrogazione sull'incarnazione ... attraversando i racconti originari, le "immagini" della musica, dell'arte e della letteratura, i dialoghi tra filosofia e teologia. Di quest'ultimo genere è un vertiginoso libretto di Massimo Cacciari "Generare Dio", inaugurale della collana "Icone - Pensare per immagini" (Il Mulino, 2017) su Maria, la "Mater Dei", la donna chiamata a "generare Dio", e la sua iconografia a partire dalla discesa dell'angelo rappresentata nelle celebri tavole di Piero della Francesca e Beato Angelico.
Nelle chiese di Oderzo sono custoditi anche altri dipinti che riportano al ciclo del Natale. Nella Cappella di San Francesco del Duomo di Oderzo sono esposti l'Adorazione dei Pastori, l'Adorazione dei Magi e il Riposo nella fuga in Egitto, presumibilmente opere di un anonimo pittore veneto tra il XVI e il XVII secolo; nella chiesa della Maddalena, a sinistra dell’altare maggiore, l'Annunciazione; nella chiesa ora dell’ospedale (presente in antico nel demolito convento delle Grazie), la Visita di Maria a Santa Elisabetta ... Ne ha trattato Maria Teresa Tolotto nella rubrica "L'arte sacra nel territorio" del giornale Il Dialogo:
Le matrici che più hanno ispirato la rappresentazione sono i passi dei Vangeli canonici che narrano la natività (Luca e Matteo), i vangeli apocrifi, la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Vangelo di Luca, 2, 1-21
Vangelo di Matteo, 2, 1-12
Le fonti apocrife sulla natività e l'infanzia di Gesù
I Vangeli apocrifi dell'Infanzia hanno avuto un profondo influsso su tradizione e arte, spiritualità e teologia e, nonostante le censure, anche sulla liturgia.
La Legenda Aurea di Jacopo da Varagine
Jacopo da Varazze (o da Varagine), frate domenicano e vescovo di Genova, compilò nella seconda metà del XIII secolo una raccolta di agiografie (biografie di santi) in forma di "santorale" organizzato secondo l'anno liturgico, intercalate da capitoli dedicati alle principali feste della tradizione cristiana. Nei manoscritti più antichi il titolo dell'opera era Legende sanctorum, ma quello vulgato è Legenda Aurea, latinamente, da non italianizzare per assonanza in "Leggenda Aurea", che comporta un evidente slittamento di significato. Il testo è stato un caposaldo della letteratura cristiana, al quale si sono riferiti molti artisti, soprattutto del Medioevo e del Rinascimento, per illustrare la storia sacra (basti ricordare Giotto per la Cappella degli Scrovegni o Piero della Francesca per le Storie della Vera Croce), e costituisce ancora oggi un riferimento indispensabile per interpretare la simbologia e l'iconografia inserite in opere pittoriche di contenuto religioso.
Nella dimensione della Legenda Aurea, la vicenda storica è interpretata in chiave escatologica, cioè inserita nel piano salvifico che Dio ha predisposto dall'eternità e per l'eternità. Jacques Le Goff indica l'originalità dell'opera appunto in questa capacità - propria solo del cristianesimo - di «strutturare e sacralizzare il tempo della vita umana per condurre l'umanità alla salvezza» (Il tempo sacro dell'uomo, Laterza, Bari, 2012), cioè intrecciare il tempo liturgico (ciclo annuale) con quello lineare della successione dei santi (tempo santorale, in quanto i santi stessi diventano marcatori del tempo) e con quello escatologico, nel quale l'umanità si dirige verso il Giudizio Universale (cfr. disal.it/Le-Goff-Biografie-Santi).
[ In preparazione ]
Per un prima informazione si può vedere un'utile pagina descrittiva "La Natività nella storia dell'arte" in un blog di Armando Sodano: spazinweb.com
Giotto | La Natività di Gesù
Giorgione | Adorazione dei pastori
Vittorio Sgarbi - La Sacra Famiglia nell’arte | èStoria 2019
Sandro Barbagallo - La Natività nella storia dell'arte | Tv2000it
Massimo Cacciari | Generare Dio (Bologna, 2.12.2017)
Massimo Cacciari | Generare Dio (Museo Poldi Pezzoli, Dicembre 2017)
MARIA | Massimo Cacciari - Lectio magistralis (Monterchi, 8.9.2018)
Massimo Cacciari | Generare Dio. La figura di Maria (con Edoardo Dallari, Gianni Mereghetti)
Massimo Cacciari presenta "Generare Dio" | Dicembre 2017
Si rinnova domenica 27 settembre il Viaggio nel Sacro tra Piave e Livenza, già sperimentato con grande gradimento e partecipazione nella prima edizione del 2019. La formula, che mette in rete varie parrocchie e amministrazioni comunali del territorio e due diocesi, viene riproposta e ampliata ulteriormente in questa edizione del 2020 toccando altri luoghi.
Vedi → «Il Dialogo», n. 9, settembre 2020
Nei quattro itinerari offerti, i partecipanti potranno abbinare a loro piacimento le tappe in cui vorranno essere presenti, combinando la sequenza degli orari mattutini e pomeridiani.
Itinerario 1
Itinerario 2
Itinerario 3
Itinerario 4
Vedi dettaglio locandina | → |
Sul Dialogo, periodico della Comunità Opitergina, Maria Teresa Tolotto, curatrice dell'Archivio e del Museo del Duomo, dedica mensilmente uno spazio all'arte sacra del nostro territorio. Le schede, pubblicate dal 2018, costituiscono ormai - a ben giudicare - una raccolta di pregevoli microstudi sui dipinti od altre opere presenti nelle chiese di Oderzo, con notizie aggiornate e vagliate non solo in termini di storia, attribuzione ed iconografia, ma anche di simbologia e significato nell'ambito della cultura cristiana. Questo effetto si ottiene tanto più se è data la possibilità di leggerli riuniti, estraendoli dall'isolamento dei singoli numeri in cui sono comparsi (e potrebbero restare dimenticati). Penso che sia utile dunque riproporli in sequenza e valorizzarli con un accesso facilitato.
di Maria Teresa Tolotto (per il Comitato scientifico “Beato Toniolo. Le vie dei Santi”)
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Lo stesso periodico, Il Dialogo, tratta spesso anche di altre testimonianze storico-artistico-culturali riguardanti il sacro, le manifestazioni della religione, della religiosità e dell'organizzazione ecclesiastica del territorio, e segnala e recensisce numerose pubblicazioni di autori e argomenti locali in proposito. Trovo utile raggruppare anche i link a questi materiali dedicati lungo gli anni a tali tematiche.
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Periodicamente anche L'Azione Illustrata dedica numeri monografici all'arte soprattutto sacra presente nel territorio, con intenti divulgativi e di valorizzazione, come itinerari al "museo diffuso" che tale patrimonio culturale rappresenta.
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Sul Dialogo, periodico parrocchiale della comunità opitergina, Giuliano Ros è il curatore dal settembre 2017 della rubrica, consueta nelle pubblicazioni religiose, sul “Santo del mese”. La trattazione tuttavia si differenzia da altre analoghe di periodici o bollettini parrocchiali. I necessari elementi agiografici leggendari o storici (biografie del santo) – esposti per l’essenziale – sono messi in relazione con la storia del loro culto nei nostri territori (la diocesi cenedese in senso lato), con il riconoscimento della iconografia e simbologia che li connota e accompagna, con la loro rappresentazione artistica da parte di autori maggiori o minori, senza trascurare il riferimento a feste, riti, o proverbi contadini agro-astronomici.
La struttura di questi articoli, entro i limiti dello spazio editoriale assegnato, risponde, come chiarisce il curatore, ad un metodo preciso:
Le schede finora pubblicate sono oltre venti e costituiscono ormai un insieme di pregevoli medaglioni, criticamente meditati, su alcuni personaggi oggetto di venerazione in ambito cattolico che incrociano la nostra tradizione. Li può apprezzare sia chi è sensibile all’apologetica cristiana e alle virtù morali e anagogiche esemplificate dalle vite dei santi, sia chi si interessa alla dimensione antropologica, simbolica, iconografica e artistica di questo culto, come significativa componente della cultura di genti e luoghi.
a cura di Giuliano Ros
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Bibliografia
VIDEO
Visibile anche in: latendatv.it
L'indagine curata dall'Ufficio Urbanistica e Pianificazione Territoriale della Provincia di Treviso è basata su documenti di provenienza storica, tratti da saggi e studi eseguiti dai maggiori e più titolati medievalisti. Ricostruendo i principali percorsi compiuti nel medioevo dai pellegrini diretti verso i più importanti luoghi di culto della Cristianità attraverso il Veneto possiamo conoscere i tragitti e le località nelle quali è stata documentata l’esistenza di elementi archeologici, storici, della presenza dei templari o di altri ordini assistenziali dediti ai pellegrini in transito, oppure itinerari desunti da diari stilati dai pellegrini stessi. Inoltre è possibile verificare che cosa della fitta rete di strade, ereditata dall'Impero Romano nella Decima Regio, permanga nel medioevo e corrisponda con i percorsi dei pellegrini e quali di queste vie antiche siano tutt’oggi percorribili.
È la mirabile pala della Vergine col Bambino in trono, i santi Sebastiano, Giovanni Battista, Maria Maddalena, Rocco e i confratelli della Confraternita dei Battuti di Giambattista Cima da Conegliano, appartenuta originariamente al Duomo di Oderzo, asportata dalle truppe napoleoniche all'inizio dell'Ottocento, ora conservata a Milano alla Pinacoteca di Brera.
Domenica 10 novembre 2019 dalle ore 9:30 alle ore 19:00 viene offerta dall'Istituto diocesano "Beato Toniolo. Le vie dei Santi" la possibilità di partecipare ad un percorso guidato negli Oratori e Chiese del territorio:
ore 10.00 | ore 11.30 | Oratorio di San Giorgio, San Polo di Piave | ||
ore 9.30 | ore 11.00 | Oratorio Madonna della Caminada, San Polo di Piave | ||
ore 10.00 | ore 11.30 | Oratorio di San Giuseppe, Oderzo | ||
ore 10.00 | ore 14.30 | Parrocchiale di San Daniele, Cavalier di Gorgo al Monticano | ||
ore 14.30 | ore 16.30 | Chiesa di Santa Maria Maddalena, Oderzo | ||
ore 14.30 | ore 16.00 | Duomo di San Nicolò, Motta di Livenza | ||
ore 14.30 | ore 15.30 | Chiesa di San Bonifacio, Levada di Ponte di Piave | ||
ore 14.30 | ore 16.30 | Chiesa di San Prosdocimo, Portobuffolè | ||
ore 14.30 | ore 16.30 | Oratorio di San Clemente, Cimetta di Codognè | ||
ore 15.00 | ore 16.00 | Oratorio Natività di Maria, Candolè di Salgareda | ||
ore 18.00 | Brindisi a chiusura della giornata presso Palazzo Foscolo, Oderzo |
Quest'anno la ricorrenza del patrono, nel 1387° anniversario della morte, è stata onorata con la traslazione da Ceneda di una reliquia del vescovo opitergino proprio all’interno del duomo di Oderzo. Com'è noto, la leggenda vuole che le spoglie del santo avessero prima preso la strada per Eraclea, centro lagunare dove trovarono rifugio gli opitergini dopo la distruzione della propria città nel 667, e in seguito per Ceneda, dove sono rimaste fino ad oggi.
Fonte: L'Azione.it
Per saperne di più: Tiziano di Oderzo
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