Per varie personalità, attinenti al nostro territorio in forza di qualche aspetto storico-culturale, non solo anagrafico, e meritevoli di maggior approfondimento, è in corso la ricerca di fonti più esaurienti e vagliate. Ne vengono intanto segnalati alcuni primi dati biografici, bibliografici e sitografici, in attesa di una presentazione più completa singolarmente loro dedicata.
Pittore esponente della scuola veneta rinascimentale. Di origini trevigiane, fu il figlio dell'artista Vettore e allievo di Giovanni Bellini. Ricevette le sue prime conoscenze pittoriche da Gerolamo il Vecchio a Treviso.
Lo inseriamo nella nostra galleria di personaggi perché fu autore di una perduta opera Madonna col Figlio fra san Lorenzo e un altro santo che raccomanda il committente (firmata e datata 1530) a Levada di Oderzo.
Il primo biografo di riferimento del pittore fu l'abate Filippo Draghi, letterato, critico d'arte e pure discreto pittore, il quale scrisse un manualetto di pittura e alcune brevi monografie su diversi artisti. In un opuscolo del 1868 l'abate ne ricostruisce puntualmente la vita.
Giambattista Carrer nacque a Cavalier di Gorgo al Monticano in provincia di Treviso nell'anno 1800, da Daniel, calzolajo, e Giulia Girardini, «genitori un tempo agiati ma per avversa fortuna decaduti», e morì inaspettatamente a Venezia il 12 novembre 1850, con esequie celebrate nella chiesa di Santa Maria Mater Domini.
Anche se nel 1832 veniva ancora segnalato come "allievo", Carrer iniziò gli studi presso l'Imperial Regia Accademia di Venezia dal 1819-20 aI 1830-31, ad una età comunque già abbastanza avanzata. Lo fece grazie ai consigli dei membri della famiglia opitergina Guizzetti che ne compresero le qualità, fintanto da ospitarlo per un breve periodo nella loro residenza veneziana. Ebbe come principale maestro Teodoro Matteini (1754-1831). Nel 1821 ottenne il secondo premio annuale come miglior allievo. Fu presente alle esposizioni annuali dell'Accademia quasi ininterrottamente dal 1825 al 1850.
Pittore ricordato per i ritratti, per le opere sacre e anche come restauratore; fu apprezzato dal contemporanei anche se «non avea troppo vigore nelle tinte, ma era pittore di sentimento» (Filippo Nani Mocenigo, Artisti veneziani del secolo XIX. Note e appunti, Venezia, 1898, p. 12)
Commerciante di legnami fornitore della Serenissima ...
Esponente politico della Democrazia Cristiana, sindaco di Oderzo dal 1963 al 1970, eletto nel primo Consiglio regionale del Veneto (1970), fu presidente della Regione Veneto (1972-1973).
Il barone Emilio - il padre - poco più che trentenne aveva partecipato nel 1848 alla difesa di Venezia contro gli Austriaci ed era poi divenuto deputato al Consiglio provinciale. Alcuni anni dopo fece espatriare verso il Piemonte (verso l’Italia) il primogenito Francesco e poi anche l’altro figlio, Giuseppe. Avviò lui la costruzione della villa Galvagna a Colfrancui di Oderzo, edificata prosciugando la palude formata dalla Lia. Si dedicò con passione anche all’archeologia, acquistando e raccogliendo reperti antichi di cui le campagne di allora erano ricche, fino ad inagurare nel giugno 1856) una cospicua raccolta di materiali rinvenuti in scavi accidentali effettuati nel territorio di Oderzo, ospitata in una adiacenza al suo palazzo di villeggiatura, appositamente eretta con «l'aspetto di una architettura mista di gotico variato in più punti, e in parte simulante rovina e ne incrostò le pareti con le raccolte di lapidi, bassorilievi e cippi e quanto altro valse a dare a questa nuova fabbrica il carattere della sua destinazione»Nota 1. Fu molto attivo nella vita politica della propria città. Primo Sindaco di Oderzo dopo l’annessione del Veneto all’Italia, rinunciò al mandato passando il testimone al conte Paolo Porcia, ma accettò in anni seguenti la carica nel 1871-1873 e 1878-1879.
Il barone Francesco - il figlio - intraprese fin da giovane la carriera diplomatica. Dopo essere stato a Berlino, divenne segretario della prima spedizione diplomatica nell'interno del Giappone nel 1869, inviata per lo studio della bachicoltura, e descrisse anche il suo viaggio narrando gli usi e costumi del popolo giapponese e le precarie condizioni di vita della gente. Ritornato ad Oderzo con una ricca collezione di oggetti d'arte orientale, allestì un Museo Giapponese nella dimora già inagurata dal padre. Nel 1884 aveva sposato, a Vienna, la principessa russa Tatiana Galitzine, della famiglia Romanov, quindici anni più giovane (lui di 44 anni, lei di 29)Nota 2. Come ambasciatore ebbe incarichi di inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Costantinopoli (1886), a Belgrado (1887, 1888), a Copenaghen (1894, 1896, 1899), all'Aja. In quest'ultima città morì, nel 1902.
Nel 1893 Francesco Galvagna, allora ministro plenipotenziario. a Belgrado, ospitò nella villa di Colfrancui la regina Natalia di Serbia, che vi rimase per qualche anno.
La foto di gruppo scattata da Giovanni Ferretto nell’agosto 1893 nel giardino rappresenta i baroni ed alcuni ospiti illustri. In primo piano, Natalia di Serbia, e alle sue spalle Francesco Galvagna. Natalia di Serbia, figlia di un colonnello russo, era andata sposa al principe, poi re, Milan Obrenovic. Dall’unione, piuttosto travagliata, nacque Alessandro, che diventerà l’ultimo re di Serbia.
In piedi, rivolta verso Natalia, si vede la dama di compagnia della regina, Draga Mascin, che il giovane re Alessandro sposerà nel 1900 con una scelta osteggiata dai genitori e mal vista dai sudditiNota 3.
Architetto. Si attribuisce a lui il progetto del Palazzo Diedo - Saccomani di Oderzo (ora sede municipale), approssimativamente nel 1750.
Ultimo sindaco di Piavon, eletto nel 1923, poi podestà. Il comune di Piavon fu accorpato a Oderzo dal 1° giugno 1929.
Pittore
Senatore e politico romano, originario di Opitergium, da cui proveniva la gens Ragonia.
Lucius Ragonius Urinatius Larcius Quintianus, probabilmente suo nonno, fu il primo della famiglia a giungere al rango senatoriale, sotto l'imperatore Marco Aurelio; dopo il 180 ricevette da Commodo i dona militaria, mentre qualche anno dopo, ma prima del 193, fu console suffetto. Il console suffetto (attorno all'anno 210) Lucius Ragonius Urinatius Tuscenius Quintianus, cui fa riferimento l'iscrizione CIL VI, 1506, fu probabilmente suo padre, mentre sua moglie, e dunque madre di Venusto, fu probabilmente Flavia Venusta (da cui Venusto prese il nome).
Intorno al 238 fu pretore, nel 240 console.
Avvocato, pubblicista-giornalista, deputato del Regno d'Italia dalla XVI alla XXII legislatura (1886-1909).
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