[a.m.] L'arte sacra sotto gli aspetti formali poteva ben essere altrettanto congeniale alle doti compositive e pittoriche di Gino Borsato quanto la ritrattistica e i soggetti storici e celebrativi, di cui s'è detto. La strada che percorse poi con impegno continuativo e consenso dei committenti gli si aperse anch'essa precocemente. Gli fu giovevole la stima che fin dall'inizio provava per lui Antonio Beni. Già nel 1926 lo aveva consigliato alla chiesa di Tonezza del Cimone per l'esecuzione di un San Cristoforo, ma, soprattutto, Antonio Beni, incaricato dalla diocesi di dipingere pale d'altare per le chiese che dopo la guerra si stavano ricostruendo, scelse proprio il giovane Borsato quando, ammalatosi, dovette passare la mano e gli affidò «il completamento delle pale d'altare, già approvate in bozzetto dalla Commissione d'arte sacra, per le chiese della diocesi di Treviso danneggiate» (cfr. mons. Costante Chimenton, Perdite e risarcimenti artistici nelle chiese del Lungo Piave, Tipografia Editrice Trevigiana, Treviso, 1934).
L'accoglienza fu molto benigna, le qualità di Gino Borsato trovarono lode in una nota apparsa sul "Resto del Carlino" nel dicembre del 1927: «È giovane, è intelligente, è appassionato dell'arte pittorica: è uno dei più diligenti scolari del prof. E. Tito, il maestro venerato della scuola veneziana, e il continuatore del colorito e della tecnica dei nostri grandi artisti veneti. È una promessa G. Borsato: al plauso della Commissione collaudatrice volentieri aggiungiamo il nostro modestissimo: al giovane artista, speranza dell'arte cristiana, l'augurio di uno splendido avvenire».
L'attività nel campo delle rappresentazioni sacre così iniziata sarà lunghissima, rarefacendosi soltanto nell'ultimo decennio di vita: avrà intanto ornato delle sue opere moltissime chiese del Trevigiano.
Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Covolo di Piave
Gino Borsato, dapprima avviato dal padre a bottega presso Giuseppe Moro, decoratore trevigiano, volle studiare privatamente per essere ammesso al liceo artistico di Venezia e, infine si iscrisse nel 1924 all'Accademia, uscendone cinque anni dopo. Il periodo veneziano fu importante perché la frequentazione dei corsi di figura tenuti da Ettore Tito certamente ne rafforzò ed educò la predilezione per il ritratto e il soggetto storico e celebrativo, generi nei quali ebbe ben presto modo di spiccare e farsi notare dai commitenti. Si testimonia che lo stesso maestro lo chiamasse "il ritrattista", tale era la fedeltà con cui riusciva a ritrarre le persone «dando ad esse non solo esattezza delle sembianze fisionomiche ma anche quelle interiori».
Il Museo del Risorgimento di Treviso conserva attualmente due quadri storici, dipinti nel 1930, su incarico dei suoi superiori, durante il servizio militare come sottotenente del 55º Reggimento fanteria "Marche": Il Capitano Edmondo Matter del 55º Rgt. Intr. colpito a morte davanti al fortino triangolare di Oppacchiasella e Il Cap. Cesare Colombo del 55º Rgt. Itr. all'assalto di quota 85 di Monfalcone caduto nello stesso punto di Enrico Toti. Dello stesso anno è anche il Ritratto del Colonnello Rossi, suo superiore.
Gino Borsato, Ritratto del Colonnello Rossi, 1930
Gino Borsato, Monte Piana - 55° Reggimento Fanteria "Marche" (1930)
Gino Borsato, Il 55° Fanteria a Oppacchiasella, 1931
Gino Borsato, Ritratto di Hermann Krüll senior, 1929
Gino Borsato, Ritratto (di ?), 1927
La seguente serie di ritratti sono le illustrazioni che accompagnano il bel saggio di Eugenio Manzato, Ritratti di Gino Borsato nella Galleria d'Arte Moderna, cit. (leggibile a questo link
museicivicitreviso.it/.../Comune_di_TV_Bollettino_Musei_Civici_2020.pdf | Leggi pdf)
Gino Borsato, Ritratto del pittore Giuseppe Mazzotti, 1929
Gino Borsato, Ritratto del violoncellista Giorgio Vianello, 1935
Gino Borsato, Ritratti del poeta Oddo Celotti, 1936 e 1938
Gino Borsato, Ritratto di Patrizia, 1968
Gino Borsato, Ritratto di Mario, 1968
Gino Borsato, Ritratto di Pupa Carnevale Miniati da giovane, (s. d.)
Sacrificio dei militi opitergini tra le isole di Cherso e di Veglia nella guerra farsalica |
Elezione del primo doge di Venezia Paoluccio Anafesto a Eraclea nel 697 |
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Francesco Dall'Ongaro abbatte l'insegna dell'ambasciata austriaca a Roma nel 1848 |
Requisizione austriaca delle campane del Duomo durante la Prima guerra mondiale |
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Gino Borsato, Paesaggio di Treviso
Fonte: trevisosos.blogspot.com/2018/03/mostra-omaggio-gino-borsato-15-marzo
Gino Borsato può figurare a buon titolo nella galleria dei pittori che sono entrati in relazione con la storia culturale di Oderzo, poiché è l'autore dei quattro grandi dipinti celebrativi di episodi e personalità della storia cittadina in età romana e medievale, risorgimentale e primo-novecentesca, commissionatigli nel 1934 e consegnati nel 1935 per decorare la «sala maggiore della Casa del Comune», l'attuale sala consigliare del Municipio ove tuttora sono esposti.
L'esecuzione fu programmaticamente retorica, dovendo i quattro giganteschi pannelli (cm 268 x 236 ciascuno) testimoniare la virtus (il valore) di Oderzo fin dall'atavica Opitergium, proprio nei momenti di discussione e deliberazione delle assemblee consigliari. Cosicché da allora, senza interruzione, gli amministratori della città hanno come aulica cornice del loro mandato il Sacrificio dei militi opitergini tra le isole di Cherso e di Veglia durante la guerra farsalica nel 49 a.C., la Elezione del primo doge di Venezia Paoluccio Anafesto a Eraclea nel 697, Francesco Dall'Ongaro [che] abbatte l'insegna dell'ambasciata austriaca a Roma nel 1848, la Requisizione austriaca delle campane del Duomo durante la Prima guerra mondiale ...
[1935] Gino Borsato, Sacrificio dei militi opitergini tra le isole di Cherso e di Veglia durante la guerra farsalica nel 49 a.C.
[1935] Gino Borsato, Elezione del primo doge di Venezia Paoluccio Anafesto a Eraclea nel 697
[1935] Gino Borsato, Francesco Dall'Ongaro abbatte l'insegna dell'ambasciata austriaca a Roma nel 1848
[1935] Gino Borsato, Requisizione austriaca delle campane del Duomo durante la Prima guerra mondiale
[a.m.] Dopo il periodo di profugato con la famiglia a Sermide (MN), il padre avviò il ragazzo a bottega presso il pittore e decoratore Giuseppe Moro. Le qualità dimostrate lo portarono a frequentare prima il Liceo artistico di Venezia poi a iscriversi all'Accademia di belle arti, seguendo per i primi tre anni come maestro di figura Ettore Tito.
Le prime rilevanti esperienze furono nell'ambito dell'arte sacra. Nel 1925, appena ventenne, vincitore in un concorso, ebbe l'incarico di eseguire la pala del santo per la riedificata Chiesa di San Cristoforo di Tonezza del Cimone (VI), andata completamente distrutta nei furiosi combattimenti che sconvolsero la zona durante la prima guerra mondiale. Dal pittore e architetto trevigiano Antonio Beni - che aveva un ruolo importante nell'opera di ricostruzione degli edifici sacri distrutti - impedito da problemi di salute, gli fu affidato anche il completamento delle pale d'altare, già approvate in bozzetto dalla Commissione d'arte sacra, per le chiese della diocesi di Treviso danneggiate.
Affrontò in seguito anche la figurazione storico-patriottica, quando nel 1930, durante il servizio militare come sottotenente del 55º Reggimento fanteria "Marche", dipinse su incarico dei suoi superiori due grandi tele raffiguranti gli episodi della morte di Edmondo Matter e Cesare Colombo(1), entrambi caduti sul Carso e medaglie d'oro al valor militare alla memoria, e il Ritratto del Colonnello Rossi.
Per la reputazione nell'ambito della pittura storica di impostazione celebrativa, nel 1934 gli furono commissionati quattro grandi pannelli per la sala consigliare del palazzo Comunale di Oderzo che illustravano episodi e personaggi della cittadina lungo la sua millenaria vicenda.
Chiamato alle armi nel periodo della seconda guerra mondiale, dovette abbandonare temporaneamente il lavoro e ritornò a Treviso solo dopo l'armistizio. Il suo studio andò distrutto nel bombardamento di Treviso del 7 aprile 1944 e fu costretto a lavorare temporaneamente a Dosson nello studio di Antonio Beni (morto nel 1941)
Nell'immediato dopoguerra partecipò alla vita amministrativa della città. Eletto consigliere comunale nella lista della Democrazia Cristiana come indipendente, fece parte della giunta comunale prima come assessore supplente all'edilizia, poi come assessore effettivo ai servizi generali, e restò membro della Commissione edilizia per la toponomastica cittadina per circa un ventennio. In quel periodo gli fu anche proposta la candidatura a deputato parlamentare, ma rifiutò per non abbandonare il suo lavoro.
Negli anni sessanta, diminuite drasticamente le commissioni di arte sacra dopo il Concilio Vaticano II, si diradò anche il suo intervento in questo ambito e si dedicò maggiormente alla pittura paesaggistica e alla natura morta e proseguì nella ritrattistica. Fu l'occasione per allestire alcune mostre personali: la sua prima nel febbraio 1968 e la seconda a gennaio-febbraio del 1971, entrambe ospitate dalla galleria Giraldo di Treviso. A luglio dello stesso anno moriva per un infarto.
Alla fine del 1978 il Comune di Treviso organizzò presso il Museo Ca' da Noal la mostra retrospettiva Gino Borsato, la sua terra e la sua gente, curata dal critico d'arte Luigina Bortolatto.
Note
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