[a.m.] Il trevigiano Angelo Natale Talier (1744-1818), beneficiando della protezione della nobile famiglia Giustiniani che aveva villa e possedimenti a Campo di Pietra, era stato promosso nel 1777 ad arciprete di quella parrocchia.
Oltre alla cura d’anime, a vantaggio dei suoi parrocchiani scrisse varie dissertazioni agronomiche, alcune pubblicate sul Nuovo giornale d’Italia spettante alla scienza naturale, e principalmente all’agricoltura, alle arti, ed al commercio, altre lette come socio e censore dell’Accademia agraria di Treviso e di quella di Conegliano o inviate ad autorità. Per questa sua attività si può ben annoverare tra quegli ecclesiastici veneti studiosi e scrittori di agricoltura del XVIII secolo a cui si riconoscono concezioni precorritrici di vera e propria “politica agraria”.
L’aver viaggiato sia in Francia che in Inghilterra e vagliato accreditati autori inglesi e francesi, gli suggerì una serie di innovazioni in vari settori. Scriveva nel 1790 «della coltura della cicoria erratica, detta volgarmente radicchio, ad uso di foraggio per alimento ai bestiami». Dimostrava nel 1791 che «il panico di Guinea (un’erba da foraggio) era un nutrimento salubre e gradito agli armenti». Insisteva, in relazioni del 1792-1793, sul miglioramento della specie bovina, da intendere non semplicemente come moltiplicazione quantitativa dei bovini ma soprattutto come qualità del bestiame e difesa dalle epizoozie col divieto dell’importazione, specialmente per le provenienze dai paesi infetti (per es. la Dalmazia). Insegnava nel 1793 «il modo di salvarsi dall’orribile guasto, che fa la cuscuta, detta volgarmente lovero, o lovo nelle praterie artifiziali formate coll’erba medica e col trifoglio». Trattava del pensionatico, il diritto consuetudinario che nelle province venete regolava il pascolo invernale delle pecore sui terreni aperti non seminati dietro corrispettivo di un canone (← archiviodistatovenezia.it). Formulava proposte sul concime a base di gesso, la cui introduzione migliorò notevolmente l’agricoltura, sull’allevamento del baco da seta, che divenne fonte di sostentamento locale a Campodipietra. Si occupò dell’introduzione della coltura del nocciolo e della ginestra, della lotta agli insetti parassitari, della selezione delle pecore, del miglioramento delle lane. Nel 1793 rivolse ai tintori l’opera Dell'arte di tingere in filo, in seta, in cotone, in lana, ed in pelle, «ricavata dai più celebri recenti autori inglesi e francesi». A lui si deve anche la traduzione dall’inglese del Saggio per formare un sistema di mineralogia di Axel Federico Cronstedt (1775).
Angelo Natale Talier attraversò anche la drammatica esperienza politica della fine della Serenissima. Nel maggio 1797 fece parte della Municipalità provvisoria di Venezia, che con l’arrivo dell’esercito napoleonico si sostituiva alla repubblica patrizia. Nel 1799, ormai consumata la cessione di Venezia all’Austria, pagò caro questo impegno “giacobino”, con la deportazione in Ungheria per colpe d’opinione inflittagli da Francesco Pesaro (← treccani.it), l’ex ambasciatore veneziano, antifrancese, rifugiatosi a Vienna prima della caduta della Repubblica (12 maggio 1797), che godendo presso la corte asburgica della protezione del barone Thugut era stato nominato il 20 gennaio 1799 commissario straordinario per la riorganizzazione amministrativa di Venezia, ormai divenuta una provincia asburgica.
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