[a. m.] Ballottaggio … broglio … parole di derivazione veneziana, prese dalle procedure elettorali della Serenissima e dalle pratiche dei suoi soggetti politici.
La prima, ballottaggio, rimanda al sistema vigente a Venezia per l’elezione dei dogi e per la votazione delle leggi. Nel Maggior Consiglio (l’assemblea del patriziato) come in ogni altro organo costituzionale della Serenissima si votava con le balote (palline), lasciando cadere nell’urna una palla bianca se favorevoli, nera se contrari. Fatto il conteggio delle balote, si proclamava l’esito. Nelle elezioni ducali, le palle di pezza venivano estratte dall’urna da un ragazzino, scelto dal caso, detto “ballottino ducale”. L’urna e la pallina erano costruite in modo da garantire la segretezza del voto. L'urna era fatta in forma tale che per votare occorreva inserire entrambe le mani fino al polso da due aperture giustapposte. La balota, essendo di pezza, nel cadere non faceva alcun rumore e non permetteva perciò neppure di individuare gli astenuti che non ne deponevano né una bianca né una nera.
Tale tecnica di voto - durata senza sostanziali modifiche fino alla caduta della Repubblica – abbinata ad altre complicate modalità di designazione di cerchie più ristrette di elettori e di estrazione a sorte fino ai 41 “grandi elettori” finali del doge - era pensata per sconfiggere la corruzione. Tuttavia, col passare dei secoli e a causa delle trasformazioni interne al patriziato veneziano (a partire dalla "serrata" del Maggior Consiglio del 1297), non si mancò di escogitare svariati trucchi per aggirare il sistema e si diffuse la compravendita di voti tra patrizi: quelli delle circa 30 famiglie più ricche per garantirsi di ricoprire a rotazione le cariche più prestigiose e remunerative non esitavano a comprare i voti dei patrizi dei casati decaduti e impoveritisi, ma ancora detentori delle prerogative politiche nobiliari, i cosiddetti barnabotti (perché ridottisi ad abitare attorno alla zona di San Barnaba).
Il termine “broglio" elettorale” nasce da questo neanche troppo nascosto “mercato dei voti”, dalla particolarità che avveniva non nell’aula del Maggior Consiglio, all’interno della quale era imposto il silenzio, ma nel cortile di Palazzo Ducale a cui era rimasto il nome primitivo (quando era un prato, un orto) di “brolo”, “brojo” o “broglio” in veneziano…
Per saperne di più
- Riccardo Ravegnani, Come si eleggeva un doge. Le modalità di voto ai tempi della Serenissima | blog.labottegadimanuzio.com
- Alessandro Marzo Magno, Brogli alle elezioni, ecco chi li ha inventati. Storia & elezioni, LINKIESTA, 24.2.2013 | linkiesta.it
- Alberto Toso Fei, Come la Serenissima indicò la strada alle giovani Democrazie occidentali, «Il Gazzettino», 18.1.2014 | carouselvenezia.eu
- Giovanni Pistolato, Quando nascono i brogli, 2.5.2014 | pistolato.wordpress.com
- Alessandro Marzo Magno, Gli americani votano nella ballot box, parola veneziana, 8.11.2016 | alessandromarzomagno.it
- Alberto Toso Fei, Propaganda politica e brogli al tempo della Serenissima, 13.12.2017 | venezia.italiani.it
- Alessandro Marzo Magno, Il caso. Elezioni, quando la storia si ripete: il Doge insegna, «avvenire.it», 28/2/2018 | avvenire.it/agora/...doge
- La cripta di san Zaccaria dove nacque il termine “broglio elettorale” | liveinvenice.it