Origine delle parole franchi e schei nel dialetto veneto
[a. m.] In Veneto, i due modi più usati per dire soldi erano, negli ultimi secoli, schei e franchi. Dal 2002 l’euro ha pensionato la “lira” ma anche il “franco”, sempre stato in assoluta parità monetaria con la lira: 100 o 1000 franchi erano 100 o 1000 lire, in ogni caso. Oggi non si sente dire quasi più. Ma rimane per es. “aver(ghe) un franco” per chi ha ancora dei soldi…
“I schei” invece hanno resistito, perché designano i soldi in senso generale, non una particolare moneta o somma di denaro: che siano lire, euro o dollari, schei sono e schei restano!
Dobbiamo entrambi questi termini alle monete introdotte durante la dominazione austriaca del Veneto (1815-1866), in conseguenza però non della pronuncia in tedesco della loro denominazione, ma della pronuncia in veneto delle scritte incise su di esse.
Franco è stato ricavato da FRANC, abbreviazione di Franciscus, nell’espressione FRANC. IOS. I. D. G. AUSTRIAE IMPERATOR (Franciscus Joseph I, Dei Gratia Austriae Imperator = Francesco Giuseppe I, per grazia di Dio Imperatore d’Austria), incisa sulla moneta austriaca. La popolazione locale, piuttosto pratica, usando solo la prima parola della scritta, venetizzò la moneta chiamandola “el franco” e “i franchi”, come sinonimo di soldi più in generale. Meno convincente è l’ipotesi che il termine franchi, per indicare i soldi, sia un lascito della dominazione francese in Veneto in età napoleonica, dopo la caduta della Serenissima, durata per un quindicennio ma molto più breve della successiva asburgica.
1/2 THALER - FRANC IOS I DG AVSTRIAE IMPERATOR [1856] |
1/4 FLORIN - FRANC IOS I DG AVSTRIAE IMPERATOR [1858] |
|
2 FLORIN - FRANC IOS I DG AVSTRIAE IMPERATOR [1859] |
1 FLORIN - FRANC IOS I DG AVSTRIAE IMPERATOR [1866] |
Originale è anche il meccanismo di introduzione della parola schei nella lingua veneta. Nel Lombardo-Veneto sotto il dominio austriaco circolavano ovviamente monete emesse in lingua tedesca, Kronen, Kreuzer e Pfenning (i centesimi di queste valute), sull’esergo delle quali compariva al dritto la scritta SCHEIDEMÜNZE K.K. OESTERREICHISCHE, moneta divisionale (cioè spicciola) dell’Imperial-Regio Governo austriaco, e al rovescio l’indicazione di valore, data e luogo di conio [1].
Anche in questo caso, la prima parte della parola SCHEI [DEMÜNZE] pronunciata com’era scritta “schèi” (la pronuncia tedesca corretta sarebbe stata “sciai”) ingenerò il termine adoperato dalla popolazione veneta per designare da allora in poi “soldi”.
6 KREUZER 1849 SCHEIDEMÜNZE - A (Zecca di Vienna) |
¼ KREUZER 1851 SCHEIDEMÜNZE - A (Zecca di Vienna) |
|
1 KREUZER 1851 SCHEIDEMÜNZE - V (Zecca di Vienna) |
1 KREUZER 1858 SCHEIDEMÜNZE - M (Zecca di Milano) |
|
5 KREUZER 1859 SCHEIDEMÜNZE FRANZ JOSEPH I KAISER ÖSTERREICH - V (Zecca di Venezia) |
10 KREUZER 1861 SCHEIDEMÜNZE FRANZ JOSEPH I KAISER ÖSTERREICH - V (Zecca di Venezia) |
Trattandosi di monetine, la loro dimensione venne accostata a quella del centimetro e la gente foggiò anche la forma singolare scheo per significare sia una singola moneta, sia una misura di circa 1 centimetro (soprattutto quando viene presa ad occhio e non con un metro), sia semplicemente qualcosa di piccole dimensioni: ancora oggi si sente dire ghe manca un scheo per «ci manca un centimetro», gh’è ancora 30 schei de largo per «c'è ancora uno spazio di 30 centimentri», l'è alt un scheo per «è molto basso di statura» ...