Moèca, el granzo in muta
[a. m] Moèca è chiamato dai veneziani il granchio verde locale, granzo comune o granchio ripario (carcinus aestuarii), nella fase culminante della muta nei mesi primaverili (aprile e maggio) e autunnali (ottobre e novembre), quando perde il suo esoscheletro o carapace diventando molle e tenero, prima che si ricostruisca il duro rivestimento esterno in poche ore a contatto con l’acqua salmastra o salata.
Sia le moéche tenere e molli sia le masanete o masenete (le femmine della stessa specie, provviste di guscio, consumate alla fine dell'estate, quando sono piene di uova, cosiddette masanete col coral) sono diventate una prelibatezza culinaria. Erano cibo dei poveri, raccolte e consumate soprattutto in tempi di difficoltà economiche, facili da reperire, e spettava alle donne il compito di recarsi in campagna per scambiare questo prodotto con della farina di granoturco. | chioggiapesca.it
La tradizione è antica. «Mi vegno da Treporti, dove se descortega i granzi», diceva di sè il commediografo cinquecentesco Andrea Calmo e nel 1729 l’abate Giuseppe Olivi annotava tra le pagine della sua "Zoologia Adriatica": «I granchi per acquistare il loro accrescimento cambiano ogn’anno crosta. Nei momenti che precedono la muta i nostri pescatori li raccolgono e radunabili in carnieri tessuti di vinchi, volgarmente viero, li collocano a mezz’acqua nei canali. La nuova situazione non impedisce loro di svestirsi: essi perdono la vecchia crosta, e compariscono coperti dalla nuova, ancor molle e membranosa: in tale stato chiamati Mollecche, salgono anche alle mense più nobili». L'arte preservata per secoli dai pescatori di Chioggia viene svelata nel secondo dopoguerra alle famiglie nobili della Giudecca, per poi diffondersi in tutto il versante nord della laguna.
Il Dizionario del dialetto veneziano di Giuseppe Boerio (1829) così definiva granzo, moèca e masaneta: «GRANZO (colla z aspra) s. m. Granchio, Voce con cui nel nostro dialetto s'intende alcune specie soltanto di Granchi di mаге. | Per Granzo, intendono i Pescatori una specie di Granchio marino a coda torta, conosciuto da Linneo col поmе Cancer moenas. Con questo termine vernacolo s'intende tanto il maschio quanto la femmina, ma più frequentemente il maschio solo, dandosi alla femmina di questa specie il nome di Masanéta. Oltre al servire di cibo, in alcune stagioni cangiano di scorza, ed allora si chiamano vulgarmente Moléche da Molegato cioè Molliccio o Molle» ← Giuseppe Boerio, Dizionario del dialetto veneziano, Coi tipi di Andrea Santini e figlio, Venezia, 1829, pag. 239 | books.google.it/5vEGAAAAQAAJ | Leggi pdf
... el leon in moléca o moèca
Più difficile da spiegare è il termine moèca associato all’effigie del leone di San Marco alato, simbolo della città, che sorge dalle acque. Secondo la tradizione popolare, il leone, accovacciato e posizionato frontalmente con le ali spiegate a ventaglio, assume un aspetto simile al granchio adulto con le chele aperte e il libro tenuto tra le zampe anteriori ricorda sempre il granchio che durante la ricerca di cibo, se non riesce a trovarlo, rivolge l’attenzione ai suoi simili più giovani e li blocca tra le chele attendendo la fase di muta quando sono più teneri e facili da mangiare...
Per saperne di più
- Moeche e masanete | Atlante dei prodotti agroalimentari tradizionali del Veneto | Preparazioni di pesci, molluschi e crostacei e tecniche particolari di allevamento degli stessi | venetoagricoltura.org
- I PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) ittici, Consorzio Mediterraneo / Legambiente | legambiente.it
- Masanete | chioggiapesca.it
- Moleche e masanete: una prelibatezza tutta veneta | gastrosofia.it
- La storia della moeca | veneziaeventi.com/enogastronomia
- Cosa sono le moeche | veciofritolin.it
- La mutazione da granchio a "moeca". Avete mai visto la trasformazione? | video.ilgazzettino.it/nordest
- Le tradizionali rappresentazioni del leone di San Marco | arte2000.it