Per noi, un originale fatto linguistico. Per chi crede, un'apparizione miracolosa. Le parole scambiate il 9 marzo 1510 nei pressi del "capitello della Madonna" a Motta tra Giovanni Cigana (Dio ve dia el bon dì) e la misteriosa fanciulla (la Beata Vergine) in vesti candide e sfavillanti di cui ebbe visione (Bon dì e Bon Ano, homo da ben) rappresentano una preziosa testimonianza della lingua allora parlata. Lo evidenzia Davide Guiotto nel blog "Veneti" ospitato nel "Mattino di Padova".
"Bon dì e Bon Ano": quando la Madonna parlò in lingua veneta | 27.2.2012
Per chi non lo sapesse, durante il lungo periodo di prosperità della Repubblica Serenissima, il capodanno si celebrava il 1° di marzo, una consuetudine rimasta in vita fino all'invasione francese della terra veneta nel 1797 e tornata a rivivere oggi, in Veneto, grazie alla passione e all'impegno di molte associazioni culturali.
Una delle più significative testimonianze del Capodanno Veneto ci arriva non da qualche storico o amante della cultura veneta, ma da documenti ecclesiastici, narranti la vicenda accaduta al trevigiano Giovanni Cigana. Giovanni era un contadino della Marca Trevigiana, più precisamente di Motta di Livenza, e la vicenda di cui parliamo accadde il 9 marzo 1510. Uomo stimato e ben conosciuto nella zona, Giovanni all'epoca aveva 79 anni, "forte e robusto, padre di sei figli, cristiano tutto d'un pezzo" come lo ricordano le cronache del tempo.
Quella mattina Giovanni si era fermato come di consuetudine a pregare nei pressi del "capitello della Madonna" - così chiamato dalla popolazione locale - benché avesse una gran fretta: doveva recarsi infatti a Redivole, per chiedere ad un suo conoscente, tale Luigi Facchini, di venire ad arare e seminare legumi in un suo terreno. Finite le preghiere, Giovanni si alzò e si girò per proseguire il suo cammino.
Ma... meraviglia! Vicino alla strada vide una giovane di circa dodici anni, seduta a terra e con le mani sopra le ginocchia. Indossava vesti candide e sfavillanti - come ricordò Giovanni - anche il volto era candido e roseo.
Davanti a questa visione Giovanni non si scompose, anzi si avvicinò e salutò la giovane nella nostra lingua: Dio ve dia el bon dì. La misteriosa fanciulla rispose al saluto anch'ella in veneto: Bon dì e Bon Ano, homo da ben.
A quel tempo Motta faceva parte della Repubblica Veneta e l'anno nuovo era iniziato da pochi giorni.
Il colloquio fra i due assunse toni sempre più familiari, fino a quando Giovanni si accorse che era al cospetto della Beata Vergine e, preso da profonda venerazione, si gettò in ginocchio davanti a Lei.
Dopo appena due mesi fu istituito il processo canonico che verificò l'autenticità della visione. In seguito all'episodio, quella fanciulla divenne la Madonna dei Miracoli e sul luogo dell'apparizione fu eretto un santuario, ancor'oggi visitabile.
L'apparizione del 9 marzo 1510 non fu solo un evento di grande importanza da un punto di vista religioso, ma anche una preziosa testimonianza di cultura e identità veneta.
A proposito, fra qualche giorno sarà il 1° Marzo 2012... a tutti "Bon dì e Bon Ano"!
- Davide Guiotto, "Bon dì e Bon Ano": quando la Madonna parlò in lingua veneta, «Il mattino di Padova», 27.2.2012 | guiotto-padova.blogautore.repubblica.it
- Apparizione di Motta di Livenza | mariadinazareth.it