[a. m.] Su ombra, questo curioso modo prettamente veneto di chiamare un “bicchiere di vino”, circolano molte paretimologie, cioè “etimologie popolari”, ossia ricostruzioni fantasiose, anche se spesso attraenti, dell’origine della parola.
Una delle più diffuse e accattivanti chiama in causa le mescite di vino all’aperto nel luogo simbolo di Venezia, Piazza San Marco, secondo più varianti: che i tavoli all’aperto delle osterie venissero spostati seguendo l’ombra del campanile man mano che si spostava il sole; oppure che ad essere spostate fossero le bancarelle che vendevano vino e avevano la necessità di mantenerlo fresco; o ancora che a spostarsi seguendo l’ombra fossero gli avventori. Presto, bere "all’ombra” avrebbe generato “bere un’ombra” e il bicchiere di vino (da un decimo di litro, la quantità che viene servita in osteria) sarebbe rimasto così per sempre l’ombra o - con altra piacevolissima sfumatura - ombretta.
In effetti, diverse stampe e dipinti antichi mostrano che in passato la piazza era gremita di moltissime bancarelle, solitamente disposte attorno alla base del campanile di San Marco: rigattieri, panettieri, spezieri, mescite di vino, ecc., ma di questa specifica usanza dei mescitori non esiste nessuna documentazione, neanche un'ombra ... potremmo dire.
Per spiegare ombra bisogna ricorrere a una base più semplice, magari più banale, scevra di svolazzi aneddotici, come è indicato sinteticamente da Manlio Cortelazzo e Carla Marcato nel Dizionario etimologico dei dialetti italiani, Torino, UTET Libreria, 2005: un’ombra de vin significa “una piccola quantità di vino”, di solito - possiamo aggiungere - quella che sta in un bicchiere da un ottavo o un decimo di litro. Il passaggio semantico è lo stesso che troviamo nelle ricette, quando è scritto «aggiungere un po’ di burro e un’ombra di sale e pepe», oppure «fate asciugare in padella con un’ombra di burro».
- Michele Cortellazzo, L’etimologia del veneto ombra, "bicchiere di vino", 16.5.2016 | cortmic.myblog.it