Quartarezza, Villa Wiel
Quartarezza, Chiesa di San Michele Arcangelo
Quartarezza, Villa Frattina
L'imponente edificio che occupa un lotto centrale del fitto abitato storico di Meduna sul Livenza fu costruito verso la fine del XVI secolo dai patrizi veneti Michiel, che il 22 maggio 1455 erano stati investiti del feudo di Meduna, modificando il loro cognome in Michiel della Meduna. Tali notizie che derivano da una breve nota pubblicata in occasione del recente restauro del complesso smentiscono quanto affermato dal Mazzotti (1954) che descrive "Ca' Loredan" costruita dalla famiglia dei conti Giusti.
A testimoniare l'appartenenza alla nobile famiglia Michiel rimangono due stemmi, di cui uno era appuntato sulla facciata del palazzo, mentre un altro è scolpito sulla fontana ottagonale che arricchisce la corte.
L'edificio, inoltre, avrebbe inglobato le strutture dell'antico castello medievale «sorto attorno all'anno Mille per iniziativa dei Patriarchi di Aquileia» (Palazzo, 1984) e i cui resti erano visibili nel lato sud-orientale dell'attuale edificio (cornice di gronda a dente di sega e una serie di finestre con arco romanico).
Più volte rimaneggiato nei secoli successivi probabilmente in occasione dei numerosi passaggi di proprietà, all'epoca del censimento del Mazzotti l'edifico era utilizzato come "essicatoio di bozzoli"; acquistato dall'amministrazione comunale e restaurato, oggi è sede municipale.
Si tratta di un voluminoso organismo architettonico formato da un lungo corpo di fabbrica parallelo e prospiciente la strada urbana, a cui sono stati aggiunti, in fasi successive, due bracci ortogonali protesi verso est, che vengono a formare una struttura ad "U" con corte interna sul retro dell'edificio. Qui prospetta anche la barchessa «a due piani, con portico a sei arcate sostenute da colonne toscane in pietra d'Istria» (Mazzotti, 1954).
La lunga superficie muraria intonacata, assolutamente priva di dementi in aggetto, che costituisce la facciata principale, presenta un sottotetto illuminato da fori ovali, un alto primo piano caratterizzato da aperture centinate, oggi prive di cornice, ed un piano terra con finestre a profilo architravato, definite da davanzale ed architrave in pietra. Nonostante il notevole sviluppo orizzontale, la facciata presenta uno schema tripartito ma solo in parte simmetrico essendo il settore meridionale doppio rispetto a quello opposto, lasciando il segno irrisolto di ampliamenti e modifiche apportate ad un impianto preesistente.
Il settore centrale è evidenziato dal raggruppamento di tre aperture a formare due trifore sovrapposte: architravata al piano terreno, centinata al primo piano, con l'apertura mediana più ampia, entrambe profilate da elementi lapidei. Sopra l'apertura centrale è appuntato lo stemma della famiglia nobiliare. Un cornicione a fitti dentelli che gira su tutti i lati dell'edificio profila l'ampio volume, concluso da una bassa copertura a padiglione.
La simmetria rigida e un po' scontata del fronte sulla corte testimonia la sua epoca più recente. I due bracci ortogonali riquadrano la facciata del corpo principale al centro della quale, dopo il recente restauro, sono state riaperte al primo piano le tre monofore centinate, distinte e vicine, in asse con il sottostante piccolo portico architravato, scandito da quattro colonne in pietra, che introduce all'interno dell'edificio.
L'intonaco uniforme, privo di qualsiasi elemento decorativo, smorza il contrasto con i pochi elementi in pietra, prevalentemente concentrati attorno ai fori del piano terra, che documentano un assetto più antico.
Parallelo al palazzo e prospiciente la strada pubblica si erge l'oratorio.
[Testo tratto dalla scheda TV 290 Palazzo Michiel - Loredan (Municipio), Irvv 00000333 Ctr 085 SE Iccd A 05.00145055 | irvv.regione.veneto.it]
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La descrizione fornitane da Giuseppe Mazzotti nel suo catalòogo Le ville venete, Libreria editrice Canova, Treviso, 1954, p. 596, era la seguente:
CA' LOREDAN, ora essiccatoio bozzoli, Via Vittorio Emanuele.
Severo edificio costruito allo scorcio del XVI secolo dalla famiglia deì Co. Giusti. Passò parecchie proprietà con conseguenti rimaneggiamenti. lntestate perpendicolarmente alla facciata verso il cortile vi sono due ali, una contemporanea, l'altra di poco posteriore. Il complesso è a due piani e soffitta con fori ovali, privo di intonaco. AI piano terreno della facciata interna s'apre una Ioggia con colonne toscane di pietra e semplice architrave, a cui era sovrappoata una trifora, ora murata. Elegante barchessa a due piani, con portico a sei arcate sostenute da colonne toscane in pietra d'Istrìa. Anche la chiesetta è ora adibita a magazzino. Sul pozzo, in bassorilievo, stemma gentilizio.
Palazzo Loredan, la loggia
La chiesetta di palazzo Loredan
[2014] L’analisi storica del fabbricato e la tipologia architettonica di palazzo Michiel-Saccomani indicano un edificio risalente al sec. XVI-XVII, a cui si sono aggiunti nel tempo volumi di piccole dimensioni. L’edificio, caratterizzato internamente da una vasta sala rettangolare passante in direzione est-ovest lungo l’asse d’accesso, verso cui si aprono lateralmente vani e corpi scala, ha conformazione a pianta quadrata e si sviluppa su tre livelli. Il prospetto principale è riconoscibile per la chiara simmetria delle aperture che rispecchiano la tripartizione interna e per lo stemma dei Michiel raffigurante uno scudo in pietra bianca a forma di concio di chiave d’arco, posto sopra l’ingresso principale. Esternamente, il vano a doppia altezza orientato in direzione est-ovest è leggibile anche dalla distribuzione delle finestre; nella parte centrale del prospetto a piano terra vi è l’accesso principale comprensivo di un sopraluce affiancato da due aperture rettangolari e due finestre quadrate si trovano all’altezza del sottotetto.
Stato di conservazione
Il Palazzo ha mantenuto nel tempo la destinazione residenziale, per quanto a frequenza saltuaria. L’esterno era caratterizzato da intonaci a base di cocciopesto, in più parti distaccati o mancanti; l’interno ha subito nel tempo interventi di manutenzione che hanno comportato la sostituzione di alcuni elementi di finitura. L’unico ambiente rimasto intatto risultava il sottotetto, le cui pareti riportano attualmente una serie di graffiti lasciati dai militari austro-ungarici che durante la prima guerra mondiale hanno preso possesso del palazzo.
[Testo e foto tratti dal Portfolio dello Studio di restauro, architettura e paesaggio "Feiffer & Raimondi": Progetto di conservazione e riuso di Palazzo Michiel-Saccomani ( I lotto 2008-2009 - II Lotto 2014 ) | feiffereraimondi.com/portfolio_page/palazzo-michiel-saccomanni]
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