La giuria scientifica della XII edizione 2025 del Premio nazionale di storia contemporanea Friuli Storia (presieduta da Tommaso Piffer e composta da Elena Aga Rossi, Roberto Chiarini, Ernesto Galli della Loggia, Ilaria Pavan, Paolo Pezzino, Silvio Pons, Andrea Possieri e Andrea Zannini) ha selezionato lo scorso giugno come opere finaliste tre libri: Italia occupata 1917-1918. Friuli e Veneto orientale da Caporetto a Vittorio Veneto (Gaspari, 2024) di Gustavo Corni, Pane quotidiano. L’invisibile mercato mondiale del grano tra XIX e XX secolo di Carlo Fumian (Donzelli, 2024) e Le mani di mio padre. Una storia di famiglia russa (Mimesis, 2024) di Irina Scherbakova, premio Nobel per la pace 2022 e cofondatrice dell'Ong russa "Memorial" (Associazione per i diritti umani e lo studio delle repressioni nell’epoca sovietica), affreschi di storiografia contemporanea, che affrontano temi, aree geografiche di riferimento e approcci molto diversi tra loro – politico-sociale, economico-globale e famigliare-autobiografico – ma tutti caratterizzati da un rilevante livello di qualità.
«Forse mai come quest’anno – spiegava Tommaso Piffer – in finale gareggiano tre volumi così diversi tra di loro, per argomento e anche per approccio storiografico. Ma proprio questo, oltre alla qualità dei lavori, rende la terzina particolarmente interessante: un invito ai lettori ad addentrarsi al di fuori di quelle che sono le proprie letture abituali. Il premio Friuli Storia nasce per creare nuovi lettori di storia, proponendo dei saggi storici a chi non li legge abitualmente, oppure proponendo testi inusuali a chi già ha familiarità con questo genere».
La monografia di Gustavo Corni si concentra su un episodio cruciale e spesso trascurato della storia italiana: l’occupazione austro-tedesca del Friuli e del Veneto orientale dopo Caporetto. Un lavoro rigoroso, basato su fonti archivistiche e diari, che restituisce il volto complesso di un anno di occupazione militare nel cuore dell’Italia in guerra.
Carlo Fumian firma invece un saggio di respiro globale e lungo periodo, che intreccia storia economica, geopolitica e trasformazioni tecnologiche per raccontare come il grano, da bene locale e fragile, sia diventato una merce planetaria. Un'indagine originale che collega campi e borse merci, mulini e contratti finanziari, in una narrazione avvincente sulle origini della globalizzazione. [ilbolive.unipd.it/it/news/societa/mondo-chicco-grano...]
Infine, l'opera ibrida di Scherbakova, che unisce il racconto autobiografico, a partire dai ricordi della bisnonna Etlja Jakubson, alla grande storia russa del Novecento. Attraverso la vicenda della sua famiglia ebrea di origini ucraine ricostruisce le ferite lasciate dalle repressioni sovietiche, dalle guerre e dalle illusioni della rivoluzione, con uno sguardo personale e toccante. Gli Scherbakov «tra il 1924 e il 1945 vissero in due stanze del celebre Hotel Lux, l’albergo del Comintern a pochi passi dal Cremlino. In quelle stanze alloggiavano i segretari dei partiti comunisti di tutto il mondo, riuniti nel nome della rivoluzione mondiale. Le numerose fotografie che accompagnano il racconto aiutano a conoscere da vicino i membri delle diverse generazioni della famiglia, incluso il padre dell’autrice: le sue mani, segnate dalle ferite della guerra, evocano il destino dei tanti invalidi e mutilati che affollavano le città sovietiche nel dopoguerra, prima di essere lentamente rimossi dalla scena pubblica».
Nella terna, lo scorso 8 settembre Irina Scherbakova è stata infine scelta quale vincitrice dalla giuria popolare di 360 lettori (il 55% dei quali risiede in Friuli Venezia Giulia, primo bacino di utenza del premio, e il restante 45% è diffuso in Italia). La cerimonia di premiazione è prevista a Udine, sabato 25 ottobre 2025. (messaggeroveneto.it/cultura-e-spettacoli/il-premio-friuli-storia-a-irina-scherbakova...). È ben comprensibile il favore incontrato nella giuria popolare dall'autrice, per il degno alone che promana dal suo Nobel per la pace e la materia incandescente di un secolo di storia russa, dalla rivoluzione bolscevica guidata da Lenin, alle purghe staliniane, fino alle guerre dell’epoca di Putin.& Lavori di grande interesse sono, comumque, anche quelli di Gustavo Corni e Carlo Flumian, non solo per essersi anch'essi meritati i riflettori del Premio Friuli Storia.
La ricerca di Gustavo Corni, in particolare, porta a compimento la ricostruzione e la riflessione – già intraprese qualche decennio fa – su un segmento della nostra storia nazionale e locale a lungo tempo tra i meno problematizzati e indagati, se non da memorie individuali di superstiti e documenti parziali via via rinvenuti e portati alla luce senza un'inquadratura storiografica generale. Abbiamo perciò ritenuto davvero utile (noi di locusglobus.it, Archivio Parrocchiale di Oderzo, Archivio Storico Cenedese) invitare ad una presentazione del libro di Gustavo Corni in loco, con la presenza dell'autore, del ricercatore Giuliano Casagrande, che modererà l'incontro, di Maria Teresa Tolotto, direttrice dell'Archivio Parrocchiale di Oderzo, e di Bruno Callegher, direttore della rivista Archivio Storico Cenedese.
L'appuntamento è per sabato 18 ottobre prossimo, presso il Cinema Turroni di Oderzo alle ore 17.
Per saperne di più
Per presentare i tre libri finalisti del Premio Friuli Storia, Valerio Marchi ne aveva intervistato gli autori per il Messaggero Veneto
- Valerio Marchi, L’Italia occupata di Gustavo Corni: «Una ricerca avviata negli anni ‘80». Intervista al finalista del Premio Friuli Storia. «Una storia di disperazione, di fame e di malattie per tutti, soldati e civili», «messaggeroveneto.it», 12/8/2025 | messaggeroveneto.it/cultura-e-spettacoli/litalia-occupata-di-gustavo-corni-una-ricerca-avviata-negli-anni-80...
In realtà, ci spiega l’autore, «la ricerca iniziò negli anni ’80, quando nell’ambito di un progetto sulla storia di Vidor, in provincia di Treviso, mi occupai di un capitolo ancora inesplorato: l’occupazione austro-germanica di Vidor e dintorni nell’ultimo anno di guerra».
Così, avvalendosi della sua conoscenza della lingua tedesca, Corni iniziò a lavorare negli archivi austriaci, studiando l’enorme documentazione sui reparti militari austroungarici che furono impegnati nei territori occupati: «E da quella ricerca – ricorda – è nato un interesse che in seguito ho ripreso per chiudere, alla fine della mia carriera, un capitolo che non era stato concluso. Nel frattempo, era inoltre cresciuta la pubblicazione di diari – sono circa duecento quelli che ho potuto consultare, in buona parte opera di sacerdoti, maestri ed esponenti della piccola borghesia rimasti nel territorio –, testimonianze che si sono rivelate essenziali per cogliere il punto di vista di occupanti e occupati, assieme alle pubblicazioni di protagonisti della vita amministrativa in quell’anno terribile e ai materiali austriaci».
Ora, che da parte austriaca e ungherese non vi fosse, quando la ricerca ebbe inizio, una grande attenzione sull’argomento, è comprensibile. Ma perché uno scarso interesse anche dalla parte italiana che, specialmente in epoca fascista, celebrava la Grande Guerra quale riscatto e affermazione nazionale?
Corni, a questo riguardo, individua due ordini di motivi: «Prima di tutto, raccontare l’anno dell’occupazione, soprattutto dal punto di vista della popolazione civile, significava esaltare il ruolo cruciale del clero, nei confronti del quale il regime fascista non è mai stato tenero; in secondo luogo, da parte dei friulani e dei veneti occupati non ci fu alcuna forma di reazione, tanto meno di tipo armato, e quella storia di rassegnazione non combaciava con la narrazione fascista. Peraltro, occorre dire che gli occupati, abbandonati da una larga parte della classe dirigente, erano in maggioranza donne, anziani, bambini e pochi maschi adulti, in genere appartenenti alle classi rurali e in grado, tutt’al più, di trovare un modus vivendi in quella situazione babelica e dolorosissima».
Un modus vivendi che includeva, certo, odio, sopraffazioni e violenze, ma non solo: «In effetti è una storia di disperazione, di fame e di malattie per tutti, soldati e civili, e tutti tentarono in qualche modo di cavarsela: chi con modalità brutali e chi, invece, semplicemente ricercando un rapporto di convivenza, di incontro, talora anche di compassione reciproca».
Un tema importante, dunque, per sviluppare il quale l’autore ha avuto a disposizione fonti diaristiche che sono state inevitabilmente limitate (impossibile dire infatti quante altre testimonianze non siano giunte fino a noi) ma non per questo poco rappresentative.
In effetti, «lo storico deve sapersi muovere a tentoni, abbozzare ipotesi fondate sui dati certi e disponibili ed essere esplicito circa la non completezza delle fonti su cui ha lavorato; ma, al tempo stesso, deve cercare di trarre da quelle fonti gli elementi per una lettura di carattere generale».
- Valerio Marchi, Premio Friuli Storia, tra i finalisti Carlo Fumian con Pane quotidiano, «messaggeroveneto.it», 18/8/2025 | messaggeroveneto.it/cultura-e-spettacoli/premio-friuli-storia-finalisti-carlo-fumian-pane-quotidiano... | facebook.com/100063802035056
- Daniele Mont D'Arpizio, Il mondo in un chicco di grano, 1/7/2025, «ilbolive.unipd.it» | ilbolive.unipd.it/it/news/societa/mondo-chicco-grano...
- Carlo Fumian (professore emerito di Storia Contemporanea presso l’Università degli studi di Padova) | sissco.it/soci/fumian-carlo | unipd.it/.../Fumian
- Irina Scherbakova (de.wikipedia.org/wiki/Irina_Scherbakowa) vive a Berlino ed è nata nel 1949 a Mosca, dove si è laureata in Germanistica e ha insegnato Oral History all’università. Ha tradotto in russo Franz Kafka, Heinrich Böll e Christa Wolf. Dalla fine degli anni Settanta ha condotto interviste con i superstiti dei gulag e, dai primi anni Novanta, ricerche negli archivi del Kgb a Mosca. È tra le fondatrici di Memorial, associazione per i diritti umani e lo studio delle repressioni nell’epoca sovietica, nel 2022 insignita del Premio Nobel per la pace.
- Ouando chiusero Memorial. La mia partenza da Mosca, «Domani», 25/10/2024 | mimesisedizioni.it/.../irina-scherbakova-domani-25-ottobre-2024-quando-chiusero-memorial-su-le-mani-di-mio-padre-di-scherbakova
- Francesca Paci, Scherbakova: i pacifisti strumentalizzati da Putin, «La Stampa»,18/10/2024 | mimesisedizioni.it/.../francesca-paci-la-stampa-18-ottobre-2024-i-pacifisti-strumentalizzati-da-putin-su-le-mani-di-mio-padre-di-scherbakova
- Stafano Vastano, «La guerra è il capitale politico di Putin». Intervista a Irina Ščerbakova. «MicroMega», 14/12/2023 | micromega.net/la-guerra-e-il-capitale-politico-di-putin-intervista-a-irina-scerbakova