La cultura del vino
Emigrazione italiana e viticolture delle Americhe
"Il contributo dell’emigrazione italiana nello sviluppo delle viticolture delle Americhe" è un capitolo del bel libro Nel solco degli emigranti. I vitigni italiani alla conquista del mondo, a cura di Flavia Cristaldi e Delfina Licata, Bruno Mondadori, 2015.
Fra le analisi relative a 19 paesi – dall’Europa all’Africa, dalle Americhe all’Asia e all’Oceania – Flavia Cristaldi riserva particolare attenzione al sud del Brasile "tra vigne e dialetti italiani”, dove affluirono, in percentuale maggiore rispetto ad altri, soprattutto gli emigrati veneti. Agli italiani nel Rio Grande do Sul è dedicata anche un'altra pubblicazione dell'autrice, E andarono per mar a piantar vigneti, Todi, Tau Editrice, 2015. Anch'essi o professionalmente (come imprenditori più o meno grandi e prestigiosi, come tecnici qualificati o, nella più parte dei casi, come lavoratori generici) o anche solo per autoconsumo, si sono dedicati alla vitivinicoltura diffondendo tradizioni e saperi, costruendo paesaggi dei luoghi d’origine.
Fonte: 3.bp.blogspot.com/Corriere-Web
Il processo di diffusione della produzione di vino è messo in relazione al miglioramento delle condizioni economiche locali, alle vicende storiche, alle tradizioni alimentari, alla cultura, nonché alla religione. In effetti, se nelle terre della sponda sud del Mediterraneo la religione musulmana non ha favorito la coltivazione di uva da vino, soprattutto dopo la decolonizzazione, in America Latina la religione cattolica ha favorito, fin dal Cinque-Seicento, la produzione del vino per la celebrazione del sacrifico eucaristico. E, sempre in America, la produzione del vino ricevette un particolare impulso all’epoca delle grandi migrazioni, come alimento popolare fondamentale, assieme al pane, per il nutrimento di milioni di lavoratori arrivati dalla nostra Penisola in cerca di fortuna.
Altri saggi focalizzano, infine, anche il "valore identitario della cultura del vino".
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