Quadri storico celebrativi

Durante il servizio militare, il venticinquenne Gino Borsato, sottotenente del 55° Reggimento Fanteria "Marche", ebbe l'incarico dai suoi superiori - che ne avevano scoperto e apprezzato le doti di pittore - di eseguire dei quadri storici per celebrare le morti eroiche di due capitani del Reggimento stesso nella Grande Guerra: Il Capitano Edmondo Matter del 55º Rgt. Intr. colpito a morte davanti al fortino triangolare di Oppacchiasella e Il Cap. Cesare Colombo del 55º Rgt. Itr. all'assalto di quota 85 di Monfalcone caduto nello stesso punto di Enrico Toti, all’assalto di quota 85 di Monfalcone.
Dello stesso anno è anche il Ritratto del Colonnello Rossi, suo superiore.
Gino Borsato, Monte Piana - 55° Reggimento Fanteria "Marche" (1930)

Il giorno 16 luglio vennero fatti altri tentativi per avanzare contro le difese austriache senza successo. Il comando italiano decise di ritentare il giorno dopo. All’alba del 17 luglio ancora gli uomini della Brigata Marche e gli alpini, sotto un violento tiro d’artiglieria, uscirono dalle trincee cercando di sfondare la linea nemica per penetrare nella parte nord del pianoro, quello in mano agli austriaci e chiamato Monte Piano; il maggiore Angelo Bosi, comandante di battaglione del 55° fanteria Brigata Marche, che seguiva l’azione in piedi accanto alla Piramide Carducci, improvvisamente si accasciò a terra colpito al cuore da un cecchino austriaco. L’attacco italiano non ebbe successo per la violenta reazione nemica che causò perdite gravi e spezzò l’azione coordinata delle colonne italiane. Il 18 luglio passò per riordinare le truppe e portare in quota viveri e munizioni; azioni di pattuglie furono portate contro le trincee nemiche per saggiarne la reazione e individuare eventuali punti deboli; l’artiglieria con tiro metodico distrusse reticolati e fece saltare campi minati; il generale Montuori, comandante della 10a divisione, insistette per un nuovo assalto al Monte Piano, contro il parere di altri ufficiali che chiedevano un avvicinamento lento e metodico alle posizioni nemiche. Il giorno 19 in previsione di un attacco italiano, gli austriaci fecero salire sul pianoro truppe di rinforzo. All’alba del 20 luglio riprendeva l’attacco italiano; gli alpini riuscirono ad irrompere nella trincea austriaca di prima linea, conquistandone un tratto. Le altre truppe, colto il momento favorevole, balzarono in avanti raggiungendo e superando alcune linee di trincee nemiche sul pianoro. Ma gli austriaci, presa coscienza della minaccia, inviarono truppe di riserva contro gli italiani mentre l’artiglieria prese a tirare con estrema violenza; a metà mattina gli alpini e i soldati della Brigata Marche furono costretti a ripiegare, lasciando però squadre di retroguardia che impedirono a forti nuclei austriaci di inseguirli troppo da vicino. Dopo cinque giorni di battaglia che costarono agli italiani 104 morti e circa 700 tra feriti e dispersi, il grande pianoro risultò diviso in due all’altezza del vallone dei Castrati: il monte Piana italiano, il monte Piano austriaco e così rimase sino ai primi di novembre del 1917 quando, per lo sfondamento di Caporetto, la 4a armata si ritirò al Grappa». | Paolo Antolini
Bibliografia/Sitografia
- Antonio Berti, 1915-1917 Guerra in Ampezzo e Cadore, a cura di Tito e Camillo Berti, Milano, Mursia, 1996 (storiaememoriadibologna.it/.../la-guerra-nelle-dolomiti-attacco-al-monte-piana-15-20-luglio-1915)
- combattentiereduci.it/notizie/per-chi-vuole-approfondire-monte-piana-monte-piano-luoghi-fatti-e-personaggi-1915-1917
- frontedolomitico.it/Luoghi/piana/piana.html | frontedolomitico.it/Luoghi/piana/05_bosi.html
- tuttostoria.net/storia-contemporanea.aspx?code=302
- turismofvg.it/le-battaglie-tra-il-monte-croce-e-il-monte-piana
- blogcamminarenellastoria.wordpress.com/2017/09/19/grande-guerra-il-museo-storico-allaperto-del-monte-piana-di-misurina/
Gino Borsato, Il 55° Fanteria a Oppacchiasella, 1931

Purtroppo i varchi, scoperti dall’avversario, vengono da questi bombardati e tenuti sotto tiro delle mitragliatrici: i rincalzi restano bloccati nella terra di nessuno e le conquiste debbono essere abbandonate. Nei giorni seguenti i tentativi vengono rinnovati, tutti con medesimo scarso risultato: la Brigata perde 1500 uomini. La IX Battaglia dell’Isonzo trova la Marche in linea davanti ad Hudi Log, anche in questo settore l’ostinata resistenza austroungarica non permette che modeste conquiste, pagate col sacrificio di circa 2000 soldati» (cfr. storiaememoriadibologna.it/archivio/.../fanteria-55deg-e-56deg-reggimento-brigata-marche | storiaememoriadibologna.it/.../2024-01/marche.pdf)
Gino Borsato, Ritratto del Colonnello Rossi, 1930

Quadri murali | "Guerra italo-austriaca 1915-1918"
Dei primissimi anni Trenta è anche la serie di 10 quadri murali (50x70) in fotolito a colori su cartoncino ruvido - destinate poi ad esser riprodotti anche in forma di cartoline - che illustrano conquiste e battaglie della "Guerra italo-austriaca 1915-1918": le conquiste del Monte Nero1 e del Sabotino2, la cavalleria eroica di Pozzuolo del Friuli3, le battaglie degli Altipiani4, della Bainsizza5, del Piave6 e di Vittorio Veneto7, la scontro navale di Premuda8, la resa finale degli austro-ungarici.
La conquista del Monte Nero | Battaglia degli Altipiani | |
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La conquista del Sabotino | Cavalleria eroica (Pozzuolo del Friuli) | |
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Battaglia della Bainsizza | Battaglia del Piave | |
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Battaglia del Piave | Battaglia di Vittorio Veneto | |
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Lo scontro navale di Premuda | Bandiera bianca | |
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Note
- [...] Monte Nero
- [...] Sabotino
- [...] Pozzuolo del Friuli
- [...] Altipiani
- [...] Bainsizza
- [...] Piave
- [...] Vittorio Veneto
- Il capitano di corvetta Luigi Rizzo (futuro ammiraglio della Regia Marina Italiana, e decorato con Medaglia d’Oro al Valor Militare) inflisse un colpo mortale alla flotta austro-ungarica. Nelle prime ore dell’alba del 10 giugno 1918, nelle acque dell’Isola di Premuda, alla guida del gruppo d’attacco del MAS 15 e del MAS 21, Rizzo riuscì a silurare e affondare la corazzata Szent István (dislocamento 20000 t, armamento principale 12 pezzi da 305 mm), che uscita dalla base di Pola, insieme alla gemella Admiral Tegetthoff, navigava verso sud in direzione del cosiddetto “Sbarramento di Otranto”. Impossibilitata a proseguire nella sua azione offensiva, in quella che fu la sua ultima uscita, la Admiral Tegetthoff fu costretta a rientrare a Pola. Cfr. ...
Battaglia sul Piave

La gloria dei granatieri sull'Altopiano di Asiago

