Bruno Darzino (Oderzo, 1922 - Treviso, 1984)
Bruno Darzino Caramel, nato a Oderzo (Treviso) nel 1922, era nipote del pittore Giacomo Caramel, che dopo la formazione veneziana e la partecipazione alla prima guerra mondiale era attivo in quegli anni a Milano e vicino al nascente movimento artistico di Novecento(1). Dallo zio Giacomo, Bruno poté ricevere le prime lezioni, studiando il disegno geometrico e la prospettiva e disegnando dal vero(2). Iniziata l'Accademia di Belle Arti a Venezia agì sul giovane anche l'ammirazione nutrita per il maestro romano Virgilio Guidi, chiamato a insegnare pittura dal 1927, e autore di quel quadro "La Giudecca" del 1928, presentato alla Biennale, che rimarrà una pietra miliare del suo periodo veneziano «in cui la luce meridiana ferma la sua immagine in una spazialità assoluta»(3).
Il suo talento emerse quando ventenne, nel 1942, si presentò con tre dipinti e tre acqueforti all'undicesima Mostra d'Arte Trevigiana allestita a Palazzo dei Trecento. Faceva parte di quella generazione che dovette attraversare il ventennio fascista nella fase della propria formazione morale e culturale e debuttare alla ribaltà della scena sociale e artistica nel tempo dell'epilogo tragico della guerrra e del regime. Richiamato alle armi, prese parte, fino all'otto settembre del 1943, alla Campagna dei Balcani. Nel frattempo si era meritata una segnalazione alla Mostra dell'Arte Triveneta di Venezia del 1943. Nell'anno successivo per la sua prima personale alla Piccola Galleria di Venezia, ottenne la presentazione di Virgilio Guidi. Il recensore vi trova in Darzino la qualità più pregevole nella «distesa chiarità solare segno di un'autentica e fresca meraviglia con la quale il pittore guarda alle cose e specialmente i paesaggi della sua terra trevigiana» e preannuncia - certo comparando il timbro del giovane alla «realtà tonale» della propria arte - che quella pittura giovanile, ora tendente «alle estreme risorse del colore», «acquisterà valore tonale e costruttivo» via via che questo colore «un po' meglio aderirà alla forma».
A guerra finita, fu subito dentro il fervore della rinascita culturale post-bellica con sodalizi e progetti che si proponevano di rifondare soggetti e luoghi dell'arte. Partecipò attivamente alla creazione dei gruppi culturali giovanili di Treviso, "La Rossignona" e "La Torre", promotori di mostre, incontri, conferenze e dibattiti. Di grande significato furono la prima rassegna del gruppo indipendente di giovani artisti, presentata da Giovanni Comisso, inaugurata in una sede privata, Palazzo Calzavara, nel mese di aprile 1946, e la successiva mostra del 1947, presentata da Berardino Basso(4).
Nel 1948 terminò l'Accademia, interrotta per la guerra, sotto la guida di Saetti e Cesetti, ed espose alla Biennale di Venezia, facendo altrettanto in quella del 1950. È sempre nel 1948 che s'inserisce il viaggio africano, in Eritrea, ad Asmara(5), uno spartiacque per l'evoluzione della sua pittura. A più riprese vi tornerà fino al 1951 anno del definitivo rientro in Italia. Due mostre ad Asmara (1949, Mostra d'Arte presso il Circolo Culturale Italiano; 1950, Aula Magna del Liceo "Martini") e una a Khartoum (1951) nel vicino Sudan, offrirono non solo la summa dei quadri realizzati in Africa, ma «alcuni tra i capi d'opera» dell'intera produzione dell'autore(6), «il meglio della sua ricerca»(7). Nell'intervallo dei soggiorni africani, tornato in Italia con un fascio di dipinti soprattutto di paesaggio, poté apprestare nel 1949 una personale alla Galleria Sandri di Venezia che poi fu trasferita alla Galerie St. Placide di Parigi. Nello stesso autunno si segnalò al Premio Favretto e un suo "Paesaggio di Keren"(8) ebbe il primo riconoscimento al Premio Conegliano nel 1950.
Al ritorno in Italia, non va perduta l'esperienza della diversa natura e antropizzazione africana, esibizione di una persistenza e durata mai più mutate, da lui rappresentata con solenne e sofferto lirismo pur senza rinuncia alla resa quanto più fedele possibile della realtà. Si può pensare che in costante dialettica con tale tensione profonda vadano lette anche - ma non solo per contrasto o indebolimento - i nativi «paesaggi caldi e luminosi, che si rispecchiano in acque limpide» o «la fredda desolazione di campagne sepolte dalla neve in un grigiore spettrale»(9), le presenze e le consuetudini umane nella terra trevigiana, la riflessione sulla fisionomia della città.
L'attività espositiva si svolge lungo gli anni cinquanta e sessanta principalmente nel Veneto, e particolarmente a Treviso, dove vive fino alla morte. Rendono pubblica la sua produzione e ne conservano l'accoglienza presso gli estimatori esposizioni come la personale del 1954 alla Galleria del Libraio di Treviso, la Mostra provinciale d'Arte del 1956 a Palazzo dei Trecento, la partecipazione dello stesso anno al Premio Michetti, la rassegna del 1963 alla Galleria Ghelfi di Verona ... Dalla fine degli anni sessanta resta invece traccia esteriormente di una certa stanchezza creativa, del ritrarsi dal mercato dell'arte scegliendo di esporre sempre meno. Secondo ricordi dei famigliari, s'erano insediati anche motivi ideologici nel concepire l'arte e il ruolo del pittore, che l'avrebbero portato a svalutare la propria pittura perché eccessivamente autocritico e mai veramente convinto delle sue possibilità. Vendeva i suoi quadri a poco prezzo, nella convinzione che la pittura appartenesse al popolo e non dovesse essere mercanteggiata. Chi aveva ricevuto il dono del talento non aveva diritto di usarlo per tornaconto privato.
Una breve malattia, infine, se lo portò via nel 1984.
Un'importante retrospettiva della sua opera, messa insieme nel 1991 ed esposta alla Casa dei Carraresi a Treviso, insieme con il catalogo, entrambi a cura di Marco Goldin, restano ancora il più copioso tributo riservato al pittore e il più ampio studio a lui dedicato.
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- Giacomo Caramel (Fagarè di Piave, 1890 - Venezia, 1988) a ventidue anni si diploma all'Accademia di Belle Arti a Venezia. Nel 1919, dopo anni di guerra in prima linea, si sposa, si trasferisce a Roma e riprende a dipingere. Dal 1921 al 1927 vive a Milano e poi a Monza dove insegna tre anni all'Università delle arti Decorative, poi chiusa dal regime fascista. Forzatamente ritorna nel trevigiano, fonda a Fagarè una Scuola artigiana e tra il 1927 e il 1937 esegue anche grandi tele e affreschi di arte sacra in chiese venete e friulane. Nel 1934 va ad abitare a Treviso e negli anni successivi espone in mostre collettive. Nel 1954 si stabilisce a Venezia, in Campo S. Giacomo dall'Orio; la sua prima personale importante è nel 1956.
Nel 1980 pubblica "Arte come creazione di forme nuove" (ed. Giardini, Pisa ) e nel 1982 "Arte e linguaggio, affinità e differenze" (ed. Panda, Padova). Per la scheda dedicata al pittore in questo sito si veda: Caramel Giacomo. - Il giovane si recava due volte alla settimana a Fagarè dallo zio Giacomo, di cui dirà d'aver sentito «l'amore e la passione con i quali insegnava, sciogliendo la mia umida ansia». L'alunnato dello zio gli schiuse la vocazione della vita come da un bozzolo che la racchiudesse: «Se decisi di fare il pittore è anche perché ho imparato, in quel tempo, a crescere radici nell'anima e a trovare all'esterno cose in me nascoste con un'arte, la sua, che nasceva dal significato della vita».
- Virgilio Guidi (Roma, 1891 - Venezia, 1984) | it.wikipedia.org
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Virgilio Guidi, La Giudecca, 1928, Olio su tela, Collezione privata | Fonte: twitter.com/venezia_56
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- Sono nel gruppo, versati tra lettere ed arti, il poeta Andrea Cason, l'artista e critico Carlo de Roberto, il professore di lettere classiche Ettore Luccini, lo scultore Carlo Conte, che operano a Treviso tra il 1945 e il 1950, Darzino stesso e Barbisan, Giuseppe Basso, Tonion, Renato Nesi, Battacchi, Sandrini, De Giorgis, Biasion, Nardi, Simon Benetton, per ricordare altri tra i vari autori...
- Si tratta non del primo viaggio in Africa - come si afferma in qualche nota biografica - ma di un autonomo ritorno nel dopoguerra sui luoghi in cui ragazzo aveva seguito il padre trasferitosi, insieme con altri famigliari, dopo l'impresa d'Etiopia.
- Bruno Darzino, Catalogo della mostra a cura di Marco Goldin, Casa dei Carraresi, Treviso 1991
- Paola Bonifacio, Bruno Darzino ...
- Keren è un cittadina dell'Eritrea, distante novanta chilometri circa da Asmara. I soldati italiani e gli ascari che li affiancavano furono sconfitti ad opera delle truppe alleate (inglesi, indiane e francesi) nella battaglia dell'aprile 1941 che diede inizio allo sgretolamento dell’Impero Coloniale Italiano annunciato solo cinque anni prima da Mussolini nel famoso discorso tenuto il 9 maggio 1936 in piazza Venezia, a Roma, in cui dichiarava l’annessione all’Italia di tutta l’Abissinia e di parte della Somalia nella cosiddetta “Africa Orientale Italiana” (AOI).
- Così Giambattista Scarpa, ne «Il Gazzettino», recensendo la mostra personale alla Galleria del Libraio di Treviso nel marzo 1954. Nel modo di vedere «l'amato paese veneto» da parte di Darzino, continuava a giocare indubbiamente ancora l'esperienza africana - a giudizio di Andrea Zanzotto -«insufflandovi un'apertura spaziale particolarissima; tuttavia ciò non impedisce al pittore di raccogliere talvolta i suoi componimenti attorno a ritmi più definiti, su motivi d'acque e d'alberi in cui viene sottilmente eluso quanto il richiamo idillico può avere di scontato» (Andrea Zanzotto, presentando una mostra alla Galleria Ghelfi di Verona nel 1963).
Bibliografia
- Biennale 1948, 1950
- Catologo XI Mostra d'Arte Trevigiana, Longo Zoppelli, Treviso 1942
- Artisti trevigiani del Novecento, catalogo della mostra a cura di L. Bortolatto, 1983
- I cinque del '42, catalogo della mostra a cura di L. Bortolatto, Treviso 1984
- Marco Goldin, Incisori trevigiani del Novecento, Treviso 1987
- Ottocento Novecento nelle collezioni della Cassamarca, catalogo della mostra a cura di M. Goldin, Treviso 1988
- Pittura a Treviso tra le due guerre, catalogo della mostra a cura di Marco Goldin, Palazzo Sarcinelli, Conegliano 1990, pp. 362-363
- Bruno Darzino, catalogo della mostra a cura di Marco Goldin, Casa dei Carraresi, Treviso 1991
- L. Ciabatti, (l.c.) B. D. in Marco Goldin, Palazzo Sarcinelli 1988-1998. Una donazione per un nuovo museo, Milano 1998, pp. 262-263
- E. Manzato, Treviso (pp. 169-220), in Pittura nel Veneto 2007, pp. 190, 199 sgg.
- E. Manzato, Il paesaggio nella pittura del '900 a Treviso, catalogo della mostra, Museo del Paesaggio, Torre di Mosto 2009, pp. 25-26.
- Pittori a Treviso e nella Marca tra Otto e Novecento con sguardi a Venezia, Catalogo sommario dell’esposizione permanente di Ca’ Spineda, con annotazioni di Giorgio Fossaluzza, Edizioni Stylus, pp. 388-391 | iris.univr.it | Leggi pdf