Con l'adozione del calendario gregoriano, dal 4 ottobre si passò direttamente al 15 ottobre

adozione del calendario gregoriano
 

Il calendario gregoriano - così denominato in onore di Gregorio XIII, il papa che il 4 ottobre 1582 con la bolla Inter gravissimas lo fece adottare a quella parte di cristianità che era fedele a Roma - prevedeva un nuovo sistema di calcolo per correggere l'errore del previgente calendario giuliano che - basandosi su una durata media dell'anno di 365 giorni e 6 ore (la media di tre anni di 365 giorni e uno bisestile di 366), circa 12 minuti più della durata dell'anno solare medio - aveva accumulato circa un giorno di ritardo ogni 128 anni rispetto al trascorrere delle stagioni.

Tra il 325, anno in cui il Concilio di Nicea stabilì la regola per il calcolo della Pasqua, e il 1582 si era ormai accumulata una differenza di circa 10 giorni. Questo significava, ad esempio, che la primavera, in base alle osservazioni astronomiche, non risultava più cominciare il 21 marzo, ma già l'11 marzo. Quest'incongruenza era molto grave in ambito cattolico, in quanto venivano spesso a cadere nella data sbagliata sia la Pasqua, il cardine dell’anno liturgico, che sarebbe dovuta coincidere con la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, sia i periodi liturgici collegati ad essa, cioè la Quaresima e la Pentecoste.

Per recuperare i dieci giorni perduti si stabilì che il giorno successivo al 4 ottobre 1582 fosse direttamente il 15 ottobre e, per evitare interruzioni nella settimana, si convenne che il 15 ottobre fosse un venerdì, dal momento che il giorno precedente, il 4, era stato un giovedì.

Il calendario gregoriano fu adottato da molti stati cattolici, ma non tutti si uniformarono immediatamente (come gli stati italiani e il Portogallo). Altri si presero un po' di tempo. La Francia lo accettò a fine anno, nel mese dicembre. In date diverse nell'arco dei cinque anni successivi (1583-1587) aderirono i Paesi Bassi cattolici, l’Austria e la Baviera, la Boemia e Moravia e cantoni cattolici della Svizzera, la Polonia, l’Ungheria. Anche i paesi che adottarono il calendario gregoriano successivamente dovettero stabilire un analogo "salto di giorni" per riallinearsi.

A proposito della Repubblica Veneta, si può qui ricordare che l'introduzione del calendario gregoriano non aveva stravolto l'uso ufficiale e il capodanno veneto, fissato il 1º marzo (com'era nel calendario giuliano), rimaneva quindi una festività ufficiale della Serenissima Repubblica. Nelle date dei documenti si ovviava a possibili fraintendimenti affiancando la dicitura latina more veneto, ossia "secondo l'uso veneto". Una data generale come 27 febbraio 1720 corrispondeva al 27 febbraio 1719 more veneto, in quanto l'anno 1720 sarebbe iniziato in Veneto solo a partire dal mese seguente. Il 1° marzo 1720, invece, era tale sia secondo il calendario gregoriano sia more veneto.

I paesi protestanti resistettero inizialmente al nuovo calendario "papista" e vi si adattarono solo in epoche successive: gli stati luterani e calvinisti nel 1700, quelli anglicani nel 1752, quelli ortodossi ancora più tardi. Le Chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme continuano tutt'oggi a seguire il calendario giuliano: ciò spiega il persistere della differenza attuale di 13 giorni tra le festività religiose "fisse" ortodosse e quelle delle altre confessioni cristiane.

Per quanto riguarda i paesi non cristiani, in Giappone fu adottato nel 1873, in Egitto nel 1875, in Cina nel 1912 e in Turchia nel 1924. Interessante perché travagliato fu il processo di introduzione da parte della Svezia (dal 1699 al 1753) e quello nell'Unione Sovietica, che dapprima lo recepì nel 1918, poi lo modificò - sull'individuazione degli anni bisestili - a favore di un proprio Calendario rivoluzionario sovietico (1923), infine abbandò quest'ultimo già nel 1940 per tornare al calendario gregoriano.

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1982 - Poste Vaticane - Emissione per il 4° centenario della riforma del calendario detto gregoriano Fonte: https://i.ebayimg.com/images/g/WAgAAOSwLFRdf6Bj/s-l1600.jpg