La denominazione Navolè dovrebbe indicare l'antichissimo accesso ai natanti che risalivano il Livenza a caricare legnami dai boschi vicini ora scomparsi.
La chiesa di San Martino a Navolè
In loco, verso il 1350 si alzava una chiesetta romanica attorniata da un piccolo cimitero, ma la cura d'anime dipendeva dalla Pieve di San Giovanni di Motta e divenne parrocchia, se non prima, all'inizio del sec. XVI.
La chiesa attuale, su disegno dell'ing. Pietro Dall'Ongaro di Ghirano, fu costruita nel 1928 in soli cinque mesi (1 luglio - 30 novembre) e consacrata nel settembre 1929 dal vescovo Eugenio Beccegato (Fossalta, 1862 - Vittorio Veneto, 1943).
La chiesa era ornata dall'originario Trittico di Cima da Conegliano, attualmente conservato presso il Museo d'arte sacra Albino Luciani della Diocesi di Vittorio Veneto, in cui sono raffigurati San Martino e il povero nel pannello centrale (180x90 cm) e nei pannelli laterali (105x38 cm) san Giovanni Battista, a sinistra, e san Pietro con il libro e le chiavi, a destra.
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Il trittico di Navolè di Cima da Conegliano
È interessante prendere in considerazione che i tre dipinti rimasti, allestiti ora nel Museo Diocesano di Vittorio Veneto, potrebbero essere non un trittico completo, ma i superstiti dei cinque di un originario polittico dedicato a san Martino vescovo, il patrono di Navolè. Le posture di san Giovanni Battista e san Pietro apostolo, orientate verso la stessa direzione, inducono a supporre che i due scomparti minori fossero entrambi sullo stesso lato, quello alla nostra sinistra, e non disposti come oggi ai due lati della tavola centrale. Ipotesi resa plausibile, per di più, dalla rappresentazione del paesaggio sullo sfondo, pensato per conferire alle diverse parti del polittico un unico contesto spaziale. La pala d’altare avrebbe perciò incluso almeno altri due santi sul lato opposto, ad oggi purtroppo dispersi.
Quasi nulla si conosce dei committenti dell’opera, che − per un’antica tradizione locale − si vorrebbe donata da una nobile famiglia veneziana, frequentatrice del borgo nei periodi di vacanza, o − secondo un’altra ipotesi − commissionata invece dai frati Camaldolesi che un tempo avevano la giurisdizione della chiesa.
A quell’epoca, se la pala è databile intorno al 1510, l'artista ingaggiato «si era già distinto per la sua capacità di allacciarsi alla grande tradizione della pittura sacra tardo medievale, aggiornandola con il nuovo sguardo umanistico-rinascimentale». Era ancora tardo-medievale la suddivisione in parti indipendenti dei singoli settori attorno alla pala centrale, incentrata sul santo protagonista, ma del tutto innovativo era il contesto in cui i santi sono collocati: «non il consueto fondo oro, bensì un paesaggio armonioso e rasserenante, irradiato da una luce limpida e uniforme, dove in una campagna boschiva scorre quel fiume che era così importante per la vita della comunità locale, e che i santi in primo piano proteggono e nobilitano con la loro tangibile presenza» (← radioromalibera.org/san-martino-povero)