[a. m.] Il 19 ottobre 1866 a Venezia si compì l'atto di consegna formale della città lagunare e del Veneto da parte dell'Austria al Regno d'Italia, attraverso l'intermediazione della Francia. Il risultato era il frutto dell'alleanza militare stretta con la Prussia.

L'entrata delle truppe italiane a Venezia | upload.wikimedia.org/wikipedia/commons
 

Come sede per espletare le procedure ufficiali, il generale Edmond Le Boeuf, rappresentante di Napoleone III, ritenne opportuno usare - invece della prevista sala del Maggior Consiglio in Palazzo ducale - Ca' Giustinian sul canal Grande, che all'epoca ospitava l'hotel Europa dove egli alloggiava, e così concentrare tutte le varie consegne in un unico evento e luogo, senza lasciare lunghi intervalli di tempo tra un passaggio di potere e un altro(1). Con Le Boeuf erano riuniti il generale Karl Möring, commissario dell'imperatore d'Austria nel Veneto, il generale italiano Paolo Emilio Thaon di Revel, la municipalità di Venezia, la commissione incaricata di ricevere il Veneto, il console generale di Francia M. de Surville e M. Vicary.

Möring dapprima consegnò a Le Bœuf la piazzaforte di Venezia, che il rappresentante francese rimetteva nelle mani della municipalità cittadina e degli assessori Marcantonio Gaspari, Giovanni Pietro Grimani e Antonio Giustiniani Recanati; a seguire consegnò l'ex Regno Lombardo-Veneto sempre al rappresentante francese che "riconsegnò" il Veneto a Luigi Michiel e Edoardo De Betta, rappresentanti rispettivamente di Venezia e Verona, scelti su suggerimento di Thaon di Revel(2).

La guarnigione austriaca aveva iniziato l'abbandono della città di Venezia già dalla notte del 18 ottobre. I primi reparti si erano imbarcati sui bastimenti del Lloyd triestino di navigazione e il resto della truppa era raccolta, in attesa dell'imbarco, sul Lido. Lo sgombero da Venezia completava la serie di altre consegne ufficiali di fortezze e città da parte dei francesi alle autorità locali, seguite dall'ingresso delle truppe italiane: Borgoforte l'8 ottobre, Peschiera del Garda il 9 ottobre, Mantova e Legnago l'11 ottobre, Palmanova il 12 e Verona il 15.

Firmata la riconsegna di Venezia, Michiel fece issare il tricolore sui pennoni di piazza San Marco, salutato da salve di artiglieria, e con il generale Thaon di Revel e gli assessori accolse alla stazione ferroviaria le truppe italiane, pronte secondo gli accordi ad entrare nella città. Suddividendosi in tre cortei ciascuno preceduto da una banda civica, sfilarono attraverso una città in festa, pavesata di tricolori, e confluirono in piazza San Marco, il primo e il secondo rispettivamente lungo la strada di Cannaregio e dei Tolentini, il terzo navigando su barconi lungo il Canal Grande(3).

Il giorno stesso, 19 ottobre, la Gazzetta Ufficiale pubblicava il decreto per il plebiscito(4) - emanato già dal 7 ottobre, ad insaputa dei Francesi, che stavano iniziando la consegna alle autorità locali delle fortezze e delle città non più assoggettate agli austriaci - che aveva indetto le votazioni per i giorni 21 e 22 ottobre. Dopo lo spoglio delle urne dal 23 al 26 nelle varie circoscrizioni, il 27 il tribunale di appello di Venezia, riunito in seduta pubblica, avrebbe sommato i dati e comunicato i risultati al Ministero della giustizia a Firenze (all'epoca capitale d'Italia) e una deputazione di notabili sarebbe partita per portare i risultati al re.

Come si arrivò all'annessione?

La breve ma sanguinosa guerra austro-prussiana del 1866 si era conclusa con la sconfitta dell'Austria nella decisiva battaglia di Sadowa (3 luglio 1866) e l'armistizio di Nikolsburg del 26 luglio. La conseguente pace di Praga del 23 agosto già prefigurava come il Regno d'Italia - nonostante non fosse uscito anch'esso vincitore sui campi di battaglia(5) - avrebbe potuto acquisire il Veneto, per la cui liberazione dal dominio asburgico aveva stretto l'alleanza militare con la Prussia nell'aprile dello stesso anno ed era entrato in guerra contro l'Austria.
L'Austria si rifiutava di fare una cessione diretta dei territori residui del Regno Lombardo-Veneto all'inviso rivale, ma si piegava a cederli alla Francia, nell'intesa che Napoleone III li consegnasse a Vittorio Emanuele II dopo una consultazione di conferma della volontà popolare, organizzata in quegli stessi territori. La forma del trattato provocò contrarietà nel re e nel governo italiani, soprattutto per la "provocatoria" clausola restrittiva che subordinava l'annessione del Veneto ad un plebiscito.

Le condizioni della consegna finalmente stabilite nel Trattato di Vienna del 3 ottobre 1866, concluso fra Austria e Italia, non cambiarono però il compromesso formale. Il preambolo ribadiva che l'imperatore d'Austria aveva ceduto il Regno Lombardo-Veneto all'imperatore dei francesi, il quale, a sua volta, si era dichiarato pronto a riconoscere la riunione del «Regno Lombardo Veneto agli Stati di Sua Maestà il Re d'Italia, sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate»(6). L'evacuazione del territorio ceduto dall'Austria sarebbe cominciata immediatamente dopo la sottoscrizione della pace, dal giorno dello scambio delle reciproche ratifiche del trattato. Non mancò neppure un insidioso permesso agli abitanti originari del territorio ceduto, che l'avessero desiderato, di trasferirsi - tempo un anno - con i loro beni negli stati che rimanevano sotto il dominio dell'impero austriaco, conservando quindi il loro stato di sudditi austriaci (articolo 14).

Note

  1. Armand Dubarry, Deux mois de l'histoire de Venise (1866), E. Dentu Libraire-Editeur, Paris, 1869, p. 160 | books.google.it/bcw5fK307owC | Leggi pdf
  2. La procedura per la cessione del Veneto all'Italia, in Gli archivi dei regi commissari nelle province del Veneto e di Mantova 1866, vol. 1, Prefazione di Claudio Pavone, [Ministero dell'interno - Pubblicazioni degli Archivi di Stato - LXII-LXIII | Direzione generale per gli archivi - Ministero per i beni e le attività culturali], Roma, 1968, pp. 3-9 | archivi.beniculturali.it/dga
  3. Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 288 del 19 Ottobre 1866 | augusto.agid.gov.it/gazzette
  4. Comitato regionale veneto per la storia del risorgimento italiano, L'ultima dominazione austriaca e la liberazione del veneto nel 1866. Memorie di Filippo Nani Mocenigo, Ugo Botti, Carlo Combi, Antonino Di Prampero, Manlio Torquato Dazzi, Giuseppe Solitro, Chioggia, Stab. Tip. Giulio Vianelli italiano, 1916, p. 314 | ia802707.us.archive.org | Leggi pdf
  5. Si ricorderà che, a quattro giorni dalla dichiarazione di guerra, l'esercito italiano comandato dal generale La Marmora era stato battuto a Custoza il 24 giugno, presso Verona, allora nel Regno Lombardo-Veneto, e il 20 luglio la marina italiana al comando dell'ammiraglio Persano aveva subìto la disfatta di Lissa, sul mar Adriatico nelle vicinanze dell'isola omonima al largo di Spalato, pur in una situazione di superiorità numerica in entrambe le situazioni belliche. A queste due sconfitte si erano contrapposti i successi militari di Garibaldi in Trentino, a Bezzecca, e di Cialdini, che giunse fin oltre Palmanova e vinse la battaglia di Ponte di Versa ( ← it.wikipedia.org).
  6. Pace di Vienna (3 ottobre 1866) | it.wikisource.org

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