Vari giornalisti, durante questa quarantena, hanno riscovato e rimpallato ai loro lettori una sorprendente premonizione uscita nel 2017: Asterix e Obelix sconfiggono Coronavirus. Il Covid-19? No ahinoi, non ancora. Il Coronavirus battuto è l’«auriga mascherato» (vero nome Testius Sterone) accompagnato dallo scudiero Bacillus, che capeggia la squadra romana nella corsa di carri “Modica-Neapolis” (la Monza-Napoli), organizzata dal corrotto senatore Lactus Bifidus, col consenso di Cesare a condizione che a trionfare sia un competitor romano.
Accusato di sperperare per le proprie orge (a base di tiramisus, peraltro...) i fondi pubblici destinati alla manutenzione delle strade, con la “Corsa d’Italia” tra tutti i popoli dell’impero voleva dimostrare invece l’eccellenza delle vie da lui amministrate lungo tutto il territorio italico e, per esser sicuro della vittoria, aveva arruolato dunque l’auriga romano più agguerrito e acclamato dalle folle.

Asterix e la corsa d'Italia - Coronavirus

I due rappresentanti dei Galli gli rovineranno i piani. Obelix, iscrittosi alla competizione, perché un’indovina gli aveva pronosticato un futuro di auriga vittorioso, compra a credito una quadriga e si mette in pista con a fianco Asterix e non senza pozione magica.

Asterix e la Corsa d'Italia - Coronavirus

Perché chiamare Coronavirus il “cattivo” della storia? I disegnatori Jean-Yves Ferri e Didier Conrad (che dal 2013 portavano avanti la spassosissima riscrittura della storia romana con le avventure degli ormai mitici personaggi creati da René Goscinny e Albert Uderzo) avranno probabilmente preso spunto dalle cronache del 2002 e del 2012, in cui diventava noto che l’epidemia di Sars, prima, e quella di Mers, poi, erano entrambe causate dalla famiglia dei coronavirus. All’uscita dell’album, evidentemente, la minaccia sembrava ormai abbastanza lontana da poterci scherzare su. Nell’intenzione originale, Coronavirus doveva essere uno dei tanti nomi buffi presenti nell’album.

Anche se l’onomastica del cast del 37° albo della serie scimmiotta il dizionario medico - Testius Sterone, Bacillus, Lactus Bifidus - escludiamo che siano stati guidati dalla preveggenza. Quanto a Coronavirus, il nome latino esce dall’unione di “corona” (quella d’alloro, per antonomasia, che coronava i vincitori) e “virus” (veleno), appellativo adatto a incutere timore reverenziale verso il vincitore e adombrare pericolosa minaccia per l’avversario. Peraltro, Coronavirus, pur noto imbroglione, reclutato dal corrotto senatore, si rivelerà onesto e corretto, almeno nel caso dei fortunati galli, in quanto finirà per ritirarsi quando scoprirà il suo co-pilota Bacillus intento a barare per vincere la gara.

Francesco Prisco (ilsole24ore.com | 2.3.2020) ricorda che «Quando qui da noi uscì con Panini Comics “Asterix e la corsa d’Italia” (Astérix et la Transitalique) nessuno se la filò o quasi, ma quella storia infarcita di stereotipi, come prevede il canovaccio della serie, metteva in fila due o tre cose che, lette con il senno di poi, ci regalano un mirabolante effetto sfera di cristallo».

asterix-corsa-d-italia-coronavirus

L’avventura di Obelix e Asterix ha il finale scontato. La vittoria della gara, ovviamente truccata, tra sabotaggi, incidenti e tranelli di ogni tipo, non dovrebbe che andare al romano Coronavirus, che raccoglie le isteriche ovazioni dei tifosi lungo il percorso. Coronavirus (a cui alla fine si era sostituito in segreto Giulio Cesare stesso in un estremo tentativo di salvare l'onore di Roma) verrà invece battuto per un soffio dai nostri eroi, dalla pozione magica e proprio dalle condizioni disastrate delle italiche strade, piene di buche…

Un'immagine inquietante e straniante resta, tuttavia, preveggenza o non preveggenza: le folle disegnate tre anni fa acclamare urlando «Coronavirus-Coronavirus»...

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  • Asterix e la corsa d'Italia (Astérix et la Transitalique) | it.wikipedia.org
  • Quando Asterix-Obelix battevano il “Grande Coronavirus” con il fedele “Bacillus”. Torna d’attualità il 37° volume della saga con il popolare eroe d’Oltralpe, firmato da Jean-Yves Ferri e Didier Conrad nel 2017, «La Stampa.it», 29.2.2020 | lastampa.it/cultura