[a. m.] Il 19 ottobre 1866 a Venezia si compì l'atto di consegna formale della città lagunare e del Veneto da parte dell'Austria al Regno d'Italia, attraverso l'intermediazione della Francia. Il risultato era il frutto dell'alleanza militare stretta con la Prussia.
Come sede per espletare le procedure ufficiali, il generale Edmond Le Boeuf, rappresentante di Napoleone III, ritenne opportuno usare - invece della prevista sala del Maggior Consiglio in Palazzo ducale - Ca' Giustinian sul canal Grande, che all'epoca ospitava l'hotel Europa dove egli alloggiava, e così concentrare tutte le varie consegne in un unico evento e luogo, senza lasciare lunghi intervalli di tempo tra un passaggio di potere e un altro(1). Con Le Boeuf erano riuniti il generale Karl Möring, commissario dell'imperatore d'Austria nel Veneto, il generale italiano Paolo Emilio Thaon di Revel, la municipalità di Venezia, la commissione incaricata di ricevere il Veneto, il console generale di Francia M. de Surville e M. Vicary.
Möring dapprima consegnò a Le Bœuf la piazzaforte di Venezia, che il rappresentante francese rimetteva nelle mani della municipalità cittadina e degli assessori Marcantonio Gaspari, Giovanni Pietro Grimani e Antonio Giustiniani Recanati; a seguire consegnò l'ex Regno Lombardo-Veneto sempre al rappresentante francese che "riconsegnò" il Veneto a Luigi Michiel e Edoardo De Betta, rappresentanti rispettivamente di Venezia e Verona, scelti su suggerimento di Thaon di Revel(2).
La guarnigione austriaca aveva iniziato l'abbandono della città di Venezia già dalla notte del 18 ottobre. I primi reparti si erano imbarcati sui bastimenti del Lloyd triestino di navigazione e il resto della truppa era raccolta, in attesa dell'imbarco, sul Lido. Lo sgombero da Venezia completava la serie di altre consegne ufficiali di fortezze e città da parte dei francesi alle autorità locali, seguite dall'ingresso delle truppe italiane: Borgoforte l'8 ottobre, Peschiera del Garda il 9 ottobre, Mantova e Legnago l'11 ottobre, Palmanova il 12 e Verona il 15.
Firmata la riconsegna di Venezia, Michiel fece issare il tricolore sui pennoni di piazza San Marco, salutato da salve di artiglieria, e con il generale Thaon di Revel e gli assessori accolse alla stazione ferroviaria le truppe italiane, pronte secondo gli accordi ad entrare nella città. Suddividendosi in tre cortei ciascuno preceduto da una banda civica, sfilarono attraverso una città in festa, pavesata di tricolori, e confluirono in piazza San Marco, il primo e il secondo rispettivamente lungo la strada di Cannaregio e dei Tolentini, il terzo navigando su barconi lungo il Canal Grande(3).
Il giorno stesso, 19 ottobre, la Gazzetta Ufficiale pubblicava il decreto per il plebiscito(4) - emanato già dal 7 ottobre, ad insaputa dei Francesi, che stavano iniziando la consegna alle autorità locali delle fortezze e delle città non più assoggettate agli austriaci - che aveva indetto le votazioni per i giorni 21 e 22 ottobre. Dopo lo spoglio delle urne dal 23 al 26 nelle varie circoscrizioni, il 27 il tribunale di appello di Venezia, riunito in seduta pubblica, avrebbe sommato i dati e comunicato i risultati al Ministero della giustizia a Firenze (all'epoca capitale d'Italia) e una deputazione di notabili sarebbe partita per portare i risultati al re.
La breve ma sanguinosa guerra austro-prussiana del 1866 si era conclusa con la sconfitta dell'Austria nella decisiva battaglia di Sadowa (3 luglio 1866) e l'armistizio di Nikolsburg del 26 luglio. La conseguente pace di Praga del 23 agosto già prefigurava come il Regno d'Italia - nonostante non fosse uscito anch'esso vincitore sui campi di battaglia(5) - avrebbe potuto acquisire il Veneto, per la cui liberazione dal dominio asburgico aveva stretto l'alleanza militare con la Prussia nell'aprile dello stesso anno ed era entrato in guerra contro l'Austria.
L'Austria si rifiutava di fare una cessione diretta dei territori residui del Regno Lombardo-Veneto all'inviso rivale, ma si piegava a cederli alla Francia, nell'intesa che Napoleone III li consegnasse a Vittorio Emanuele II dopo una consultazione di conferma della volontà popolare, organizzata in quegli stessi territori. La forma del trattato provocò contrarietà nel re e nel governo italiani, soprattutto per la "provocatoria" clausola restrittiva che subordinava l'annessione del Veneto ad un plebiscito.
Le condizioni della consegna finalmente stabilite nel Trattato di Vienna del 3 ottobre 1866, concluso fra Austria e Italia, non cambiarono però il compromesso formale. Il preambolo ribadiva che l'imperatore d'Austria aveva ceduto il Regno Lombardo-Veneto all'imperatore dei francesi, il quale, a sua volta, si era dichiarato pronto a riconoscere la riunione del «Regno Lombardo Veneto agli Stati di Sua Maestà il Re d'Italia, sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate»(6). L'evacuazione del territorio ceduto dall'Austria sarebbe cominciata immediatamente dopo la sottoscrizione della pace, dal giorno dello scambio delle reciproche ratifiche del trattato. Non mancò neppure un insidioso permesso agli abitanti originari del territorio ceduto, che l'avessero desiderato, di trasferirsi - tempo un anno - con i loro beni negli stati che rimanevano sotto il dominio dell'impero austriaco, conservando quindi il loro stato di sudditi austriaci (articolo 14).
Note
Per saperne di più
Il 21 e 22 ottobre 1866 il Plebiscito di Venezia, delle province venete e di quella di Mantova sancì l'annessione al Regno d'Italia delle terre cedute alla Francia dall'Impero austriaco a conclusione della terza guerra di indipendenza.
Sull'argomento interessa qui non tanto citare la sterminata bibliografia inerente (da cercare od acquistare) e gli svariati contributi presenti nel web, quanto indirizzare ad alcune risorse liberamente consultabili on line, che rappresentano fonti d'epoca o contengono la riflessione-documentazione critica di studiosi che operano nel nostro territorio. La selezione sarà arbitraria ma non farà meno importanti i materiali proposti.
Per una sintesi informativa generale può servire la voce ben controllata Plebiscito del Veneto del 1866 di Wikipedia e alcune voci di treccani.it:
* * *
In ambito venetista e/o indipendentista, il corpus di ricerche che Ettore Beggiato ha pubblicato nel corso dell'ultimo ventennio solleva ad ogni nuovo capitolo "provocazioni" culturali e storiografiche e muove anche studiosi e storici di altro orientamento al confronto critico. Il suo volume del 1999 sul "Plebiscito-truffa" è arrivato ormai alla quinta edizione (Edizioni Venete, Vicenza, 2019). Una galassia di movimenti e siti venetisti divulga inoltre articoli e commenti sulla storia veneziana-veneta e la łéngoa vèneta per contestare la sottomissione del popolo veneto e della sua lingua al potere statale.
Punti di raccolta per conoscere i contributi più strutturati che produce questa galassia è il blog "Veneti", a cura di Davide Guiotto e dello staff di Raixe Venete, presente nell'edizione online del Mattino di Padova (← guiotto-padova.blogautore.repubblica.it/), il blog dalvenetoalmondo (← dalvenetoalmondoblog.blogspot.com/) e lo stesso sito Raixe Venete, nonché - per la storia della lingua veneta - il sito del Consiglio regionale del Veneto Lingua veneta (← linguaveneta.net).
Non mancano le critiche e le confutazioni ai singoli aspetti o ai fondamenti delle nuove analisi e dell'ideologia autonomista-indipendentista:
* * *
© 2024 am+