La tradizione del panevin

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Panevin anni Sessanta | Fonte della foto: raixevenete.com
 

Ulderico Bernardi, Il panevìn | raixevenete.com
«È un rogo che si accende la vigilia della festa di Epifania: una catasta che era di canne e di sterpi nei tempi della parsimonia, e che ora si accresce delle ormai inutili fascine della potatura. Il culto del fuoco è immemorabile, per il valore spirituale della luce, che disperde la buia angoscia. Il fuoco assume il significato cosmico della divinità, invocata a scacciare le tenebre col suo fulgore, a umiliare il freddo col suo calore, a evocare l’eterno nel momento cruciale dell’anno che si spegne. Nel “Panevin” che raduna le genti al’imbrunire della giornata invernale, c’è tutto questo: celebrazione del Solstizio d’inverno, memoria dell’origine, conferma della continuità. Un rito di speranza, con una liturgia fatta di specchianti riferimenti simbolici: la pira è sovrastata dal fantoccio di una megera, grifagno simulacro della miseria; intorno al fuoco si danza in tondo, mescolando le generazioni, e si sa che il cerchio richiama il cielo, e il fuoco al centro l’origine; mentre la fiamma divampa e le faville prendono il vento, i vecchi strologano sui raccolti a venire, che saranno abbondanti se le monachine vanno a occidente o grami se marciano verso l’aurora. La festa comporta il tripudio, la bevuta, la mangiata, le urla (‘e ucàde), le fucilate dirette alla “vècia”, i salti in aria. [...] Un pane speciale, spartito fra i festanti, ha il compito di dare sostanza di comunione al mangiare insieme. Si tratta della “pinza”, un tempo dolce povero, cotto sotto la cenere calda del focolare, arricchito da modesti ingredienti; uva passa, fichi secchi, mescolati alla farina di mais, quasi una trasfigurazione della polenta quotidiana [...] La tradizione vuole che ciascuno ne consumi di sette qualità diverse: sette pinze in altrettante case amiche» → Leggi tutto

  • [2002] Antonella Pompomio, Il Panevìn. La notte dei fuochi nel Trevigiano e nel Veneziano, Cierre Edizioni, Treviso, 2002 | Reperibilità: amazon.it/8883141369
    Quali sono i fattori che hanno determinato la sopravvivenza nei secoli di questa antica tradizione del Panevìn? Il libro parte dalla narrazione piacevole, colorita, passionale degli informatori e giunge ad esplorare fonti etnografiche, storiche, giornalistiche. Il racconto dell’accensione di fuochi propiziatori va oltre la mera sopravvivenza di credenze popolari ed indaga i risvolti socio-culturali e storico-religiosi del rito pagano, cristiano, familiare ed associazionistico. Pratiche magiche, superstizioni e invocazioni si intrecciano con le virtù del fuoco benedetto, mettendo a confronto diverse interpretazioni del rito. Si vedrà in che modo la festa organizzata in ambito familiare contribuisca a sancire la stratificazione delle classi e la gerarchizzazione dei ruoli, conferendo prestigio a chi organizza un grande Panevìn. Infine il libro si interroga sulle ragioni della sopravvivenza del rito anche dopo il boom economico del secondo dopoguerra e cerca di fornire una risposta indagando sulle motivazioni che spinsero le associazioni ad organizzare il rito in luoghi pubblici quali la piazza, il sagrato della Chiesa e la golena di un fiume.
     
  • [2006] Enrico Dall’Anese, A ciamàr panevìn, Consorzio Pro Loco Quartier del Piave, 2006 | prolocoquartierdelpiave.it
     
  • [2007] Ulderico Bernardi, Parlare al fuoco, Introduzione a Samuele Galeotti, Pirola Parola. Storia e tradizione del panevin de’a Pifania di Noale, Testi di Giacomo Dal Maistro, Dino Libralato, Terra Ferma Edizioni - Pro Loco di Noale, Grafiche Antiga, Cornuda, 2007 | fotologie.it
     
  • [2018] La notte del Panevin, fra tradizione e regole ambientali, Maura Bertanzon intervista il sociologo Ulderico Bernardi, Video TGR Veneto, 6.1.2018 | rainews.it/TGR
     

Panevìn: riuso venetista dei politici e delle Pro Loco?

[a. m.] La lettura del simpatico racconto fatto dai ragazzi di via Roma e del Salacè, ora nonni, autori nel 1958 del primo Panevin della piazza di Oderzo, lascia trasparire con candida evidenza il problema del rapporto fra i "genuini" falò della tradizione contadina e la «rinnovata tradizione» pubblica dei panevìn, su piazze e sopra fiumi, ad opera di amministrazioni e pro loco...

Il primo Panevin sul Salacè («Il Dialogo», 2, Febbraio 2018, p. 12)

«C’era una volta … un gruppo di ragazzi che nel 1958 realizzò il primo Panevin della piazza.
Si avvicinavano le feste natalizie, noi ragazzi di via Roma e di vicolo Salacè eravamo elettrizzati per l’imminente arrivo del Natale e, nel clima di attesa, pensammo a cosa avremmo potuto fare noi per dare più magia a quei giorni. Abbiamo deciso di allestire, per gli abitanti della piazza, il Panevin nel Salacè, che allora era la discarica di Oderzo. Lo abbiamo fatto nel luogo dove ora sorge il monumento.
Al mattino eravamo tutti a scuola e, nel pomeriggio, tutti nei campi e lungo i fossi per raccogliere sterpi e legnetti. Le famiglie Zaghis ci prestarono la carriola e contribuirono regalandoci tralci secchi delle potature delle viti, fascine e “manuini de canne”. Quindi, arrivati alla quantità di materiali necessaria, abbiamo allestito il Panevin.
Intanto la voce si era sparsa, e tutti gli abitanti della piazza erano in attesa dell’evento, anche per ritrovarsi insieme a cantare i classici canti del repertorio popolare e per dedurre, in base alla direzione che avrebbero preso le faville, come sarebbe stato l’anno appena iniziato. La tradizione dice che “se e faive le va a sera, poenta a pien caldiera. Se le va a mattina, ciol su el sac e va a farina”.
Nella prospettiva di una grande affluenza, a noi ragazzi sarebbe piaciuto poter offrire pinza e vin. Ma eravamo senza soldi per poter fare gli acquisti; allora abbiamo chiesto aiuto al signor Arturo Simonetti che ci regalò mille lire per comprare la pinza al panificio Martin. Il problema del vino fu risolto grazie alle donazioni di molte bottiglie, fatte dagli agricoltori di via Masotti e dalla Cantina sociale di Oderzo.
Arrivò la sera dell’Epifania e … il primo Panevin di piazzale Europa fu veramente un successo, così grande che si pensò di ripeterlo. L’anno dopo arrivò anche la Rai, con la nostra grande sorpresa, per effettuare le riprese, ed il sociologo Ulderico Bernardi tenne un bellissimo discorso sulla antichissima tradizione.
L’Amministrazione comunale proseguì l’iniziativa negli anni successivi, allestendo il Panevin sempre nello stesso posto, diventato piazzale Europa.
Nel 2001, con l’amministrazione Covre, l’assessore Francesca Scala diede grande impulso alla rinnovata tradizione, facendo allestire il Panevin sull’acqua del Monticano, facendolo accendere dai sommozzatori del Poseidon club e organizzando anche lo spettacolo pirotecnico. La tradizione continua tuttora, richiamando a Oderzo migliaia di persone. Quest’anno, il nostro Panevin ha compiuto 60 anni e, per la prossima Epifania, sarebbe bello festeggiare l’evento» ...
Con chi? si chiede ansioso il lettore ... «insieme al Presidente Zaia», concludono festosi i ragazzi del 1958, ora nonni.

Un assaggio di attualità

  • Lunga vita alla tradizione: il sindaco Conte toglie i divieti sui panevin. Dopo le polemiche degli scorsi anni indirizzate alla precedente amministrazione, rea di aver limitato oltremodo le pire tradizionali, ecco ora l'ordinanza "riparatrice" | 22.12.2018 | trevisotoday.it
  • A Casale sul Sile finisce un'era: il Comune dice addio al tradizionale Panevin | 30.12.2018 | trevisotoday.it
  • 2020. Panevin a Treviso e provincia | trevisoeventi.com

Un altro punto di vista

  • Panevin? Sì, ma a misura di ambiente e di tradizione, 1.1.2020, XQ - per Quarto, Associazione di promozione sociale | perquarto.it
  • Enrico Zanette, La politica del Panevín, Gennaio 2011, «storiAmestre», Associazione per la storia di Mestre e del territorio | storiamestre.it
  • Marco Toscano, A proposito di panevin. Una lettera a storiAmestre, Gennaio 2011, «storiAmestre», Associazione per la storia di Mestre e del territorio | storiamestre.it
  • Il panevin. Ma perché? | ciaolord.wordpress.com