Pietro Longhi (Venezia, 1701-1785), cronista della vita veneziana, elegge ad attrazione centrale di alcune scene di genere la polenta, alimento democratico caro al pensiero illuminista del settecento, non meno che esotica trovata gastronomica dei ceti più abbienti, e persino gloria patriottica della Repubblica di Venezia (al mais insieme ai cereali - non si dimentichi - si era ricorsi per sconfiggere la fame dopo la tremenda carestia che aveva colpito Venezia nel 1630).

Pietro Longhi, La polenta, 1740

Pietro Longhi - La polenta
 
«In quest'opera (a Ca' Rezzonico di Venezia) la scena si svolge all'interno di una cucina piuttosto semplice di cui si intravede l'ampio camino. In piedi una fanciulla sorridente tiene il bastone con il quale ha girato la polenta mentre indica la cuoca in atto di rovesciarla dal paiolo sul canovaccio. Sono loro le protagoniste della scena o è la polenta? Il giovane musicista, intento a suonare una romantica serenata, sembrerebbe più interessato alle fanciulle che al loro fumante prodotto mentre l'altro, nel fissare con intensità la polenta, toglie ogni dubbio sulle sue preferenze. Gli atteggiamenti eloquenti dei due giovani ci permettono di osare un'interpretazione più filosofica del dipinto nel quale il giovane musicista potrebbe rappresentare il lato romantico dell'amore mentre quello affamato la passione carnale. Dietro alla metafora dell'elaborazione gastronomica della polenta potrebbe quindi celarsi un riferimento alle arti seduttive femminili di cui le avvenenti cuoche dallo sguardo malizioso sembrano essere esperte e consapevoli utilizzatrici» (da Silvia Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, Electa, Milano, 2006; Silvia Malaguzzi, Arte e Cibo, Dossier, "Art e Dossier", 300, giugno 2013) ← La polenta di Pietro Longhi e l'arte della seduzione, 2015, «ciboetavilanellarte.it» | ciboetavolanellarte.blogspot.com

Altre repliche o derivazioni del dipinto di Pietro Longhi

Pietro Longhi, La polenta (Replica, 1740 ca)

Si tratta di una delle tre repliche conosciute del dipinto conservato a Ca' Rezzonico
 
Longhi, La polenta, 1740
 

Pietro Longhi, La polenta (Derivazione, 1740 ca)

Il dipinto riunisce figure care al repertorio di Pietro Longhi, come l'anziana filatrice, mentre l'impostazione della scena si avvicina alla tela dello stesso soggetto conservata presso il Museo del Settecento Veneziano a Ca' Rezzonico
 
Pietro Longhi, La polenta
 

Pietro Longhi, La polenta (Derivazione, 1740 ca)

Si tratta di un'altra derivazione dal dipinto dello stesso soggetto conservato presso il Museo del Settecento Veneziano a Ca' Rezzonico
 
Longhi - La polenta
 

Polenta gialla e polenta bianca nel banchetto nuziale contadino di Pieter Bruegel il Vecchio?
Forse non era possibile nel 1568...

Pieter Bruegel il Vecchio - Banchetto nuziale
Pieter Bruegel il Vecchio, Banchetto nuziale, 1568 circa, olio su tavola, cm 114 x 164, Kunsthistorisches Museum di Vienna | Fonte: upload.wikimedia.org
 
Un grande edificio, forse un granaio o un pagliaio, è il set del pranzo nuziale di una coppia di contadini. La sposa, davanti al drappo verde appeso alle sue spalle (un elemento che fa da sfondo anche in molte Madonne fiamminghe), indossa la corona nuziale con aria vagamente sognante o imbambolata - per dirla con il grande storico dell’arte Ernst Gombrich che vi vide un «sorriso soddisfatto sul volto idiota» - accanto ai genitori (il padre indossa il mantello foderato di pelliccia ed ha una sedia preminente rispetto alle altre panche); lo sposo secondo la tradizione deve servire ai tavoli ed è forse da identificarsi con l'uomo che sta versando della birra (← montgomerycollege.edu/.../pieter-brugel-grove-bio (probabilmente lambic) in una brocca all'estrema sinistra, o con quello dal berretto rosso che si volta al centro per prendere le scodelle col cibo (forse polenta, data la rigidità che sembra mantenere, specialmente nel piatto che viene servito dal presunto sposo) e passarle ai convitati, portate da sue inservienti su un rudimentale vassoio fatto d'assi.
In primo piano un bambino, che indossa un berrettone con piuma di pavone che gli copre gli occhi, sta leccando un piatto. Lo sguardo dello spettatore è guidato in profondità dalla posizione obliqua della tavola, lungo la quale si allineano i vari ospiti, ciascuno ritratto nella sua singolarità. Un cane spunta da sotto la tavola, vicino a un prelato che sta discutendo con un uomo dalla barba rossa di profilo: qualcuno lo ha indicato come un possibile autoritratto di Bruegel.
Sempre in primo piano sono ben visibili due camerieri che trasportano un grande "vassoio" di legno con dei piatti.
Due suonatori di zampogna stanno in piedi nel medio piano, e quello con la giubba rossa ha momentaneamente smesso di suonare e s'è girato ad osservare, con un'espressione di golosità, i piatti che i camerieri stanno servendo; in lontananza altri personaggi si accalcano alla porta e un bambino, seduto all'estremità del tavolo, si sta succhiando un dito.
La descrizione è arricchita ancora da molti dettagli quotidiani, che fanno dell'opera un prototipo per la pittura di genere.
(Cfr. Pietro Allegretti, Brueghel, Skira, Milano 2003)
 
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