JUTI RAVENNA (1897-1972). UN ARTISTA TRA VENEZIA E TREVISO

Museo Bailo - Fino al 4 febbraio 2024 | museicivicitreviso.it/.../juti-ravenna-1897-1972-un-artista-tra-venezia-e-treviso

Juti Ravenna, Autoritratto come Pierrot
Juti Ravenna, Autoritratto come Pierrot, dettaglio
 

La retrospettiva, a cinquantanni dalla scomparsa, dedicata a Juti (Luigi) Ravenna, pittore e critico d’arte annonese - a partire dall'importante nucleo di opere che la Pinacoteca del Museo Bailo conserva - era stata annunciata ufficialmente per la scorsa primavera (da febbraio a maggio).
La mostra contemporaneamente dedicata allo scultore Arturo Martini, da poco conclusa, ne aveva comportato la sospensione e posticipazione, senza però un'adeguata informazione al pubblico, tanto che non pochi - anche non trevigiani - presentatisi al Bailo per vedere Juti Ravenna scoprivano solo una volta arrivati lì che non c'era. Un fatto che ha lasciato molte perplessità.
Ora, tuttavia, è da accogliere con piacere che non si è trattato di un rinvio sine die, e la retrospettiva (composta da 110 opere tra disegni e dipinti) è stata davvero inaugurata sabato 14 ottobre e durerà fino al 4 febbraio 2024.

Accanto alle informazioni che si possono raccogliere in questi giorni sulla stampa e sul sito dei Musei Civici di Treviso, mi sembra giusto riproporre la breve presentazione con cui la collega annonese Ada Toffolon, già sindaca della cittadina, aveva attirato l'attenzione e invitato in primavera alla visita.

* * * * *

[Ada Toffolon] Si è aperta il 3 febbraio scorso al Museo Bailo di Treviso la mostra dedicata al pittore Juti (Luigi) Ravenna. Il titolo "Juti Ravenna (1897-1972) da Annone a Venezia a Treviso" riassume il percorso umano e artistico di questo esponente della pittura veneta del Novecento, che nacque a Spadacenta di Annone Veneto e concluse a Treviso i suoi giorni nel 1972.
Il paese natale dedicò a questo suo figlio illustre una mostra retrospettiva in occasione dei cento anni dalla nascita e l’anno scorso, per i 50 anni dalla morte, lo ha ricordato con un convegno. Nella rassegna allestita nel 1997, a cura di Franco Batacchi, veniva presentato come un «antidivo, mai mondano, schivo e appartato», che, per dirla con le parole di Vittorio Sgarbi, «combatteva il destino di dimenticato in vita».
Rileggendo gli appunti biografici emerge una vita dedicata all’arte: aveva vent’anni quando, soldato nella prima guerra mondiale, tracciava i suoi schizzi raffiguranti scene dal fronte.
Nel 1920 è tra i giovani artisti di Ca’ Pesaro a Venezia e, contemporaneamente, frequenta l’Accademia di Belle Arti. Espone più volte nella città lagunare, dove conosce e frequenta tra gli altri Gino Rossi e Pio Semeghini.

Juti Ravenna nell'atelier di Palazzo Carminati, ABLM, Foto artisti atelier, 1930 circa
Juti Ravenna nell'atelier di Palazzo Carminati | ABLM, Foto artisti atelier, 1930 circa
 

A Venezia vive a Palazzo Carminati, grazie al sostegno che l’Opera Bevilacqua La Masa riservava ai giovani artisti poveri ma meritevoli e, oltre ad ospitarli, organizzava mostre dei loro lavori. Negli anni tra le due guerre espone, oltre che a Venezia, a Firenze, a Padova, a Fiume.
A Venezia per un certo periodo divide l’alloggio con Filippo de Pisis, presentatogli dal poeta Vincenzo Cardarelli, esegue su commissione pale e affreschi per il Duomo di S. Donà di Piave, per la cappella del Collegio Alighieri di Vittorio Veneto, per la residenza privata di Giovanni Comisso, per una villa privata di Castelvecchio.
In questo periodo conosce Giovanni Mesirca, medico e critico d’arte, il suo maggiore amico ed estimatore, «affascinato dal mistero di un uomo che rinuncia al mondo per dedicare la sua vita all’arte» come scrisse Batacchi a proposito di questa amicizia, pure fondamentale per far conoscere agli studiosi la figura di Juti Ravenna.
Nel 1947 si trasferisce a Treviso, forse perchè «lo strutturalista Ravenna, severo difensore del coerente rapporto tra costruzione della forma ed uso del colore in relazione alla superficie» non si ritrova più nel nuovo vento culturale che soffia su Venezia. E trova più congeniale la città del Sile «con la sua forte corrente realista, naturalistica o figurativa». È lo stesso Juti a scrivere che a Treviso «il clima prodigioso e la cordialità della gente furono stimoli risolutivi al mio lavoro sereno e proficuo».
Una stagione feconda che lo vede protagonista di varie mostre tra cui la rassegna di Palazzo Strozzi a Firenze sulla Pittura italiana della prima metà del Novecento; nel 1969 pubblica il volume
Juti Ravenna, una vita per la pittura, curato da Mesirca per le edizioni Rebellato, che raccoglie numerosi contributi critici dell’artista.
Dopo la morte, 1972, la sua opera trova spazio in varie esposizioni, come la retrospettiva del 1992 a Ca’ dei Carraresi con il catalogo curato da Marco Goldin. Mentre lo stesso museo Bailo ospita nella sua pinacoteca un importante nucleo di sue opere.
Nell’omaggio che ancora una volta, ma sono passati anni e generazioni, la sua città di adozione gli dedica, viene giustamente rivalutata la fase iniziale del suo percorso: gli anni in cui giovanissimo apprende il disegno alla Scuola Arti e Mestieri di Motta e comincia a dipingere i volti e i luoghi della sua Spadacenta. L’opera di Juti Ravenna è stata avvicinata al "post impressionismo veneto", che accomuna molti giovani artisti della cerchia veneziana, e si trasferisce nel lirismo pittorico dei paesaggi, nelle luci, nei colori e nelle atmosfere che dalla campagna annonese a Venezia e poi a Treviso ne hanno definito la cifra stilistica.

[ Ada Toffolon, Un Annonese da riscoprire: Juti Ravenna "antidivo, mai mondano, schivo e appartato", «Il Popolo», 19 marzo 2023, p. 24 | Leggi pdf]

* * * * *

Info

Treviso - Museo civico Luigi Bailo - Borgo Cavour, 24
Orari di apertura: Da Martedì a Domenica ore 10.00-18.00 | Lunedì chiuso
  • +39 0422 658951
  • https://www.museicivicitreviso.it/.../le-mostre
  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Confronta sulla stampa e sul web