«Vulteio opitergino è il primo personaggio storico del trevigiano e uno dei primi dell’intero Nord Est italiano». L’impegnativa affermazione è di Aldo Toffoli, già docente di italiano e latino presso il liceo classico Flaminio di Vittorio Veneto e sindaco della città negli anni Sessanta.
Vulteio fu protagonista, con la coorte di opitergini da lui comandata, di uno straordinario episodio della guerra civile tra Cesare e Pompeo, che ispirò a Lucano una delle pagine più affascinanti del suo poema storico Bellum Civile, conosciuto anche come Pharsalia.
Alimentata da vari scrittori romani, la fama di Vulteio e dei suoi fu molto diffusa nei primi secoli dell’impero. Poi la storia andò pian piano sbiadendo e, anche per effetto di una tradizione confusa, la vicenda assunse contorni sempre più indefiniti. E incertezze connotarono sempre la stessa memoria della terra dei protagonisti.
Il sacrificio di Vulteio e dei suoi è rappresentato secondo la versione leggendaria nel quadro di Gino Borsato (1905-71) esposto nella sala consigliare di Ca’ Diedo e riprodotto in copertina dell’agile libro appena edito da Dario De Bastiani.
«Rievocare la vicenda restituendola, per quanto possibile, alla dignità della storia, e riproponendo la splendida pagina di poesia che essa ha ispirato», puntualizza il prof. Toffoli, «mi sembra un atto di giustizia e un tributo di onore ai protagonisti e alla patria». Poiché quel che resta, in città, dell’eroico opitergino è il suo nome sulla targa di una strada, ai limiti della lottizzazione Brandolini, l’autore ha ritenuto di strappare con questa pubblicazione almeno un poco il velo che oscura i lineamenti agli occhi della gente d‘oggi. E fare in modo che quando si sente citare Vulteio (o Voltejo) Capitone si sappia almeno di chi si sta parlando.
Il fine docente si pone un interrogativo per soli iniziati: perché Dante, che di Lucano era ammiratore e profondo conoscitore, e certo aveva letto e ricordava la bella pagina della Farsaglia in cui si descriveva la vicenda degli opitergini, non parla di questo atto di coraggio nella Divina Commedia? Priveremmo il lettore di un’interessante ipotesi se la spendessimo in questa sede togliendogli il piacere della sorpresa.
E chiudiamo con una curiosità. L’intitolazione ad Amedeo Voltejo Obici, avvenuta nel 1999, dell’Istituto nato dall’unione dell’Istituto professionale ad indirizzo turistico con l’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato rispose all’utilità di dar rilievo a due illustri personaggi: l’eroe opitergino sacrificatosi con la coorte nella guerra civile tra Cesare e Pompeo e l’opitergino fondatore dell’impero industriale caratterizzato da Mister Peanut, la nocciolina americana con tanto di cilindro, monocolo e bastone da passeggio.
Eppure, insiste Aldo Toffoli, qualcosa Oderzo potrebbe ancora fare: un monumento, una stele, una lapide, un’inti- tolazione significativa.
Di sicuro, è la conclusione dell’autore, Oderzo e la sua gente non possono, non devono dimenticare che per merito di Vulteio e della sua coorte gli storici e gli scrittori di Roma accostarono sempre il nome di Opitergium e dei suoi abitanti all’idea dell’eroismo e dell’onore.

Da: Il Dialogo, gennaio 2014, p. 14